Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre 2021

Nell’opera di Ungaretti, poetica e pensiero e pensiero presero le mosse dal simbolismo francese, per poi attraversare l’esperienza delle avanguardie e giungere a una poesia fortemente autobiografica.

Significato della poesia per Ungaretti

Nell’esperienza poetica di Ungaretti è possibile riconoscere diverse influenze. Anzitutto, la sua poesia si muove nel solco del simbolismo francese, da lui approfondito durante un soggiorno a Parigi. Ben presto però il giovane poeta entrò in contatto con le avanguardie del Primo Novecento, e in particolare con l’espressionismo e il futurismo. A queste si aggiunse, negli anni della prima guerra mondiale, l’esigenza di esplorare il proprio vissuto e le proprie esperienze biografiche.

Nella poetica e nel pensiero di Ungaretti, la poesia è una testimonianza assoluta e reca tracce concrete delle esperienze vissute dall’uomo. Non è quindi un caso che la raccolta completa delle sue opere si intitoli Vita d’un uomo: la poesia è di per se stessa l’immagine della vita e in quanto tale ha in sé un senso di sacralità ed è capace di restituire le violenze della storia. Se da un lato sarebbe sbagliato leggere la poesia di Ungaretti come una poesia esclusivamente autobiografica, dall’altro è possibile interpretarla solo a partire dal suo fondamento esistenziale.

Dalle avanguardie Ungaretti conserva l’idea che la parola poetica debba essere essenziale. In questo modo, porta la parola fuori da uno «stato di crisi» (così si esprime in un saggio del 1949) e la rimette al centro dell’ispirazione poetica. È però una parola dimessa, quotidiana, usata per interpretare e dare valore al mondo. In questo modo, Ungaretti anticipa le soluzione dell’ermetismo, che vede nell’arte un’esperienza unica, assoluta e irripetibile.

Ungaretti e la poetica dell’analogia

Alla base della poetica ungarettiana c’è il procedimento dell’analogia. La struttura delle sue poesie si fonda su una rete di associazioni e rimandi soggettivi. In una prima fase, che corrisponde agli anni dieci e ai componimenti dell’Allegria, il poeta si concentra principalmente sulla parola. I versi sono spesso spezzati e brevissimi, come nella celebre Mattino, composta da due soli versi («M’illumino / d’immenso»). La parola, talvolta isolata in un verso, si colloca così nella sua assolutezza e autonomia, al di là di ogni rapporto con la realtà.

A partire dagli anni venti (con Sentimento del tempo), Ungaretti adotta versi più ampi e recupera forme preziose dalla tradizione letteraria precedente. È una poesia barocca, che ha per modelli Petrarca e Leopardi. Anche la parola si fa meno essenziale: gli intrecci di parole sono più complessi, che evocano qualcosa di assente, di sacro e di misterioso, che non è possibile nominare direttamente. Il poeta indaga i segreti rapporti tra le parole, che alludono a una realtà che non è possibile raggiungere.

Ungaretti: poetica e metafisica

La poesia di Ungaretti ha infatti un valore metafisico e puramente religioso. Attraverso l’analogia viene distrutta la distanza che separa dall’assoluto. Il poeta del Novecento, nelle parole di Ungaretti, è in grado di vedere l’invisibile nel visibile: «la poesia è testimonianza d’Iddio, anche quando è una bestemmia». Si vede in ciò la differenza con Montale, che invece esclude ogni forma di trascendenza dalla sua opera. Nel solco segnato da Mallarmé, la poesia ungarettiana si colloca nell’oscura zona di confine tra ciò che è conoscibile e ciò che non lo è, tra ciò che si può esprimere e ciò che sfugge all’espressione.

In alcune poesie degli anni 1914-15 e in quelle raccolte nel Porto sepolto si ritrova l’oscillazione tra ciò che si vede e ciò che è invisibile, tra essere e nulla, presenza e assenza, gesto e immobilità. Lo stesso titolo, Porto sepolto, rimanda a qualcosa di nascosto, sprofondato in un abisso nel quale il poeta si deve immergere. Altrettanto significativo è, per altro, il titolo Allegria di naufragi: è l’allegria momentanea che scaturisce di essere di fronte alla morte e di doverla scongiurare. Il “naufragio”, inoltre, richiama ancora una volta l’immagine dell’abisso e quella del viaggio, inteso come simbolo della morte che rimane sempre nascosta.

La guerra

Celeberrime sono le poesie composte da Ungaretti negli anni del fronte. La prima guerra mondiale offre al poeta lo spunto per una serie di riflessioni, ma anche per alcune delle sue poesie più intense, spoglie di ogni retorica. Attraverso la guerra ristabilisce anzitutto un rapporto con la propria gente e riscopre la propria identità, ritrovando un legame tra il passato e il presente. Ma la guerra lo porta anche a riflettere sulla fragilità dell’esistenza e sul rapporto tra vita e morte.

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