Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre 2021

Gli anni trenta e quaranta in Italia sono gli anni dell’ermetismo. All’interno di questa corrente si formano alcuni dei principali autori della poesia italiana del Novecento, molti dei quali nel dopoguerra seguiranno strade differenti. Si vedranno dell’ermetismo le caratteristiche e i principali esponenti.

Ermetismo: caratteristiche, origini ed evoluzione

Il termine “ermetismo” riprende la figura mitica di Ermete Trismegisto, che nella letteratura greca di età imperale veniva indicato come autore di una serie di trattati esoterici (il Corpus hermeticum). Il primo a utilizzarlo fu Francesco Flora nel saggio La poesia ermetica (1936), che parlò, con toni polemici, dell’affermazione in Italia di una poesia oscura, ispirata a Mallarmé e Valery. Il manifesto dell’ermetismo è però considerato il saggio Letteratura come vita (1938) del critico Carlo Bo, pubblicato sul «Frontespizio». La poetica ermetica si sviluppò grazie anche agli apporti di critici letterari come Macrì, De Robertis, Solmi, Anceschi, Contini e altri.

I primi segni si possono trovare nelle opere di Arturo Onofri e Dino Campana, ma raggiunge la maturità con Ungaretti, Montale e Quasimodo. Negli anni trenta e quaranta avviene la definitiva affermazione grazie a vari poeti, tra cui Alfonso Gatto, Mario Luzi, Giorgio Caproni, Vittorio Sereni, Sandro Penna. Sede privilegiata di dibattito per i poeti ermetici furono le riviste letterarie «Il frontespizio», «Campo di Marte», «Corrente», «Solaria», «Letteratura», «Primato».

Le influenze

L’ermetismo risentiva dell’influenza di diverse correnti, non solo italiane, a testimonianza del fatto che fu un fenomeno che affondava le sue radici nella cultura europea. Tra queste si devono ricordare:

  • i simbolisti francese, in particolare Mallarmé e Valery;
  • la poetica di Giovanni Pascoli;
  • la «Voce» e i vociani, che anticipano alcuni temi dell’ermetismo;
  • lo spiritualismo cattolico;
  • l’esistenzialismo di filosofi come Kierkagaard, Jaspers, Heidegger;
  • il surrealismo;
  • l’opera di poeti come Federico García Lorca, Rainer Maria Rilke, Thomas Sterns Eliot.

Ermetismo: caratteristiche generali

Alla base della poesia ermetica c’è la ricerca di una parola pura, che fosse svincolata dal quotidiano, dalla storia e quindi anche dalla politica. Alla ricerca dell’essenzialità, gli ermetici non usavano la parola per comunicare, ma piuttosto per alludere ed evocare immagini. È un linguaggio antiretorico, contrapposto a quello dannunziano, e che si ripiega sull’interiorità, esplorando aspetti segreti e intimi. La storia entra nella poesia solo nella misura in cui ha una parte nel vissuto personale del poeta. I poeti ermetici sono inoltre accomunati da una forte aspirazione metafisica, che alcuni casi diventa aspirazione religiosa. Chiudendosi in una dimensione interiore e lontano dalla realtà concreta, infatti, ogni aspetto diventa assoluto.

Questa ricerca della purezza portò a un atteggiamento di disimpegno politico, che nel dopoguerra fu al centro di un dibattito e che diede origini a interpretazioni contrapposte. Da un lato, i critici lo videro come una fuga dalla realtà e dalle proprie responsabilità di fronte alla politica. Dall’altro lato, però, questo atteggiamento è stato promosso esempio di assoluta libertà, contro la tronfia retorica del regime fascista.

Ermetismo: eredità

Che ne è dell’ermetismo dopo la seconda guerra mondiale? Molti autori riconducibili a questa corrente proseguiranno la loro attività, sviluppando un proprio personale percorso poetico. È questo il caso, per esempio, di Mario Luzi, Sandro Penna, Giorgio Caproni, Vittorio Sereni. Emblematico il caso di Salvatore Quasimodo, che a partire dalla seconda metà abbraccerà l’impegno politico. Peraltro, va ricordato che all’epoca erano attivi anche altri poeti, che non parteciparono all’ermetismo. Tra questi non si possono non ricordare Umberto Saba e Cesare Pavese.

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