Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio 2023

Nell’Italia del primo Novecento, il futurismo dà voce all’esigenza di radicale rinnovamento. Vari sono i campi in cui si esprime il futurismo: letteratura, teatro, scultura, pittura, persino cinema e moda. Per la sua forza innovativa, è una delle prime e più influenti avanguardie della storia europea.

Le origini del futurismo: il Manifesto del 1909

La data di nascita del futurismo è il 20 febbraio 1909, giorno in cui il giornale francese «Le Figaro» pubblicava il Manifesto del futurismo. Scritto da Filippo Tommaso Marinetti, il Manifesto disprezzava la tradizione letteraria, a cui contrapponeva la velocità, la violenza e la tecnologia.

La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.

Manifesto del futurismo, 20 febbraio 1909

In un passo diventato celebre, l’esaltazione della tecnica e della velocità viene rappresentata dall’immagine dell’automobile:

Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo…. un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.

Manifesto del futurismo, 20 febbraio 1909

La velocità è il nuovo simbolo della modernità, e la nuova arte deve rappresentare il movimento. Da qui l’esigenza di un’arte e una letteratura completamente libere dai lacci del passato. I futuristi si scagliano contro qualsiasi autorità, non solo culturale: criticano anche la democrazia, il parlamentarismo e ogni forma di associazione politica o sociale. Di contro, esaltano la guerra e il «gesto distruttore dei libertari», posizioni che porteranno alcuni esponenti a sostenere l’interventismo e a aderire, nel dopoguerra, al fascismo.

Futurismo e letteratura

Sempre a Marinetti si deve il Manifesto tecnico della letteratura futurista, pubblicato nel 1912. La poesia futurista vuole essere dinamica come l’età della macchina che intende cantare. Marinetti propone quindi di distruggere la sintassi, usare i verbi all’infinito, abolire aggettivi, avverbi e punteggiatura. La parola non deve più indicare l’oggetto, ma esser allusiva. Da qui l’invito all’uso dell’analogia, interpretato in un’ottica nuova:

Ogni sostantivo deve avere il suo doppio, cioè il sostantivo deve essere seguito, senza congiunzione, dal sostantivo a cui è legato per analogia. Esempio: uomo-torpediniera, donna-golfo, folla-risacca, piazza-imbuto, porta-rubinetto. […]

L’analogia non è altro che l’amore profondo che collega le cose distanti, apparentemente diverse ed ostili. Solo per mezzo di analogie vastissime uno stile orchestrale, ad un tempo policrono, polifonico, e polimorfo, può abbracciare la vita della materia.

Manifesto tecnico della letteratura futurista, maggio 1912

La poesia futurista segue il principio delle parole in libertà, citate anche nel saggio martinettiano L’immaginazione senza fili e le parole in libertà (1913). L’io viene negato, i verbi devono comparire solo all’infinito, le parole devono comunicare immediatamente le qualità della cosa.

Futurismo, letteratura e scrittori

Il più famoso rappresentante del futurismo fu senza dubbio il fondatore, Filippo Tommaso Marinetti, autore di Zang tumb tumb. Adrianopoli ottobre 1912 (1914) e del romanzo Mafarka il futurista (pubblicato in francese nel 1909). Marinetti fu inoltre fondatore e animatore della rivista «Poesia», nata nel 1905, che insieme a «Lacerba» fu uno degli organi di diffusione del movimento. Altri poeti, come Corrado Govoni e Aldo Palazzeschi, aderirono al futurismo dopo avere pubblicato alcune raccolte ispirate al crepuscolarismo. Non bisogna però dimenticare anche l’apporto di pittori e scultori, come Umberto Boccioni (autore di vari scritti teorici) e Ardengo Soffici, che lavorò a una fusione tra futurismo e cubismo.

Fuori dall’Italia: il futurismo nella letteratura russa

Con un occhio all’Europa, ma seguendo anche una propria originalità, molte avanguardie artistiche si svilupparono in Russia all’inizio del Novecento. Tra queste il futurismo, che era ben conosciuto il Russia e che aveva come suo principale esponente Vladimir Majakovskij. Il futurismo russo affondava però le sue radici in movimenti d’avanguardia preesistenti, una situazione che generò contrasto con Marinetti, accusato da alcuni di essere ridicolo, superficiale e superato. Del poeta italiano venivano criticati in particolare il tono paternalistico, le idee politiche, il bellicismo. Il futurismo russo era, invece, influenzato da poetiche primitiviste e si proponevano di esplorare le possibilità espressive e simboliche di ciascuna parola, di ciascun suono. Per Marinetti, viceversa, i russi erano troppo filosofici e troppo contemplativi, troppo legati al passato e distanti dalla vita moderna. In pratica non erano dei veri futuristi. Queste diatribe impedirono la formazione di un fronte futurista unico.

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