Un riassunto dell’Impero romano richiede una certa sintesi: si tratta infatti di un’istituzione che ha attraversato circa cinque secoli di storia. I secoli tra la nascita del principato di Augusto (27 a.C.) e la chiusura della scuola neoplatonica di Atene (529 d.C.) sono indicati anche come età greco-romana. In questo periodo la Grecia e i territori degli ex regni ellenistici furono sotto il controllo di Roma. Conservarono tuttavia la loro cultura e il ricordo del loro passato.

L’ascesa dell’Impero romano: riassunto

Dopo la vittoria nella battaglia di Azio nel 31 a.C., Ottaviano, nipote di Giulio Cesare, divenne Augusto (27 a.C.) e assunse il titolo di princeps (primo cittadino), dando inizio al principato. Augusto mantenne l’apparenza di una repubblica, ma deteneva un potere straordinario. Il principato vide l’instaurazione di un periodo di stabilità e prosperità conosciuto come pax romana. Le guerre civili lasciarono il posto a un periodo di pace relativa, permettendo la crescita economica e culturale.

Furono costruite strade, ponti e acquedotti. Città come Roma, Alessandria, Efeso e Cartagine divennero centri importanti di commercio, cultura e potere. Augusto riformò l’amministrazione dell’impero, dividendo il territorio in province governate da governatori nominati dall’imperatore. Furono stabilite leggi che definivano i diritti e i doveri dei cittadini, contribuendo a stabilizzare la società.

Dopo Augusto, diversi imperatori salirono al potere, ciascuno con il suo stile di governo. Durante il principato, l’impero si espanse notevolmente e sotto Traiano (98-117 d.C.) l’impero conobbe la sua massima estensione. Nei primi due secoli d.C. diverse religioni misteriche guadagnarono popolarità, incluse la venerazione di Iside e Mitra. Inoltre, nel I secolo sorse il cristianesimo, inizialmente visto come una setta all’interno dell’ebraismo e oggetto anche di persecuzioni.

La crisi del III secolo e la riforma di Diocleziano

Tra la fine del II secolo e l’inizio del III secolo, l’Impero romano affrontò crisi economiche, usurpazioni di potere, le prime invasioni barbariche e disordini sociali. In questo periodo numerosi imperatori salirono al trono per essere velocemente rovesciati da rivolte o assassinati. Ad alimentare la crisi economica furono inflazione, aumento delle tasse e declino della produzione agricola. Questi fattori contribuirono all’indebolimento delle finanze imperiali.

L’Impero romano fu minacciato anche dalle invasioni di tribù barbariche come i Goti, i Franchi e gli Alamanni, che saccheggiarono e depredarono le province imperiali. La qualità delle legioni romane declinò, e spesso i comandanti militari cercarono il proprio tornaconto usurpando il potere o conducendo campagne militari distruttive all’interno dell’Impero.

L’imperatore Diocleziano, che salì al potere nel 284 d.C., cercò di affrontare la crisi attraverso un insieme di riforme. Anzitutto introdusse la tetrarchia (293 d.C.): divise l’impero in quattro parti, ciascuna governata da un Augusto (Diocleziano stesso e Massimiano) o da un Cesare (Galerio e Costanzo Cloro). Questo sistema doveva garantire una transizione stabile di potere e fornire una leadership più efficiente.

Introdusse poi riforme economiche per affrontare l’inflazione e la crisi finanziaria, stabilizzando le monete e fissando i prezzi. Migliorò l’organizzazione fiscale. Rafforzò le frontiere imperiali, costruendo nuove fortificazioni e implementando una strategia di difesa più efficace contro le invasioni barbariche. Al regno di Diocleziano risale anche l’ultima persecuzione contro i cristiani.

Costantino e l’ascesa del cristianesimo

Nonostante le sue riforme, Diocleziano non riuscì a risolvere la crisi. La sua eredità contribuì a preparare il terreno per l’ascesa di Costantino, che avrebbe continuato le riforme e portato significativi cambiamenti all’impero romano.

Costantino iniziò la sua carriera militare sotto l’imperatore Diocleziano e, successivamente, sotto Galerio. Nel 306 d.C., dopo la morte del padre Costanzo Cloro, fu acclamato imperatore dalle truppe britanniche. Questo fu l’inizio di una serie di conflitti che portarono Costantino a diventare il padrone delle province occidentali dopo la vittoria su Massenzio nella battaglia del Ponte Milvio (312 d.C.). Nel 324 d.C., Costantino sconfisse poi Licinio, l’ultimo co-imperatore rimasto, consolidando il potere nelle sue mani e riunificando l’impero.

Costantino ebbe un ruolo fondamentale nell’affermazione del cristianesimo. Nel 313 d.C. l’editto di Milano, emanato da Costantino insieme al co-imperatore Licinio, garantiva la libertà di culto a tutti gli abitanti dell’impero, ponendo fine alle persecuzioni contro i cristiani. L’imperatore convocò poi il concilio ecumenico di Nicea nel 325 d.C. per affrontare le controversie teologiche all’interno della Chiesa cristiana, in particolare la questione della natura di Cristo. Il concilio portò alla formulazione del Credo di Nicea, che definiva la dottrina della Trinità e stabiliva una base teologica comune per la cristianità.

Teodosio e la fine dell’unità dell’impero romano: riassunto

Il cristianesimo divenne gradualmente la religione dominante, influenzando le istituzioni e la cultura dell’impero.

Nel 379 d.C. salì al trono Teodosio, durante un periodo di gravi minacce all’Impero romano. La sua guida si dimostrò cruciale per affrontare le sfide interne ed esterne. Consolidò il cristianesimo come religione di stato attraverso l’editto di Tessalonica nel 380: il cristianesimo, e in particolare la versione trinitaria ortodossa, erano l’unica fede legittima e favorita dell’Impero. Convocato nel 381, il concilio di Costantinopoli contribuì poi a definire la fede cristiana ortodossa, affrontando nuove questioni teologiche e rafforzando il Credo niceno-costantinopolitano.

Teodosio fu l’ultimo imperatore a governare sull’Impero romano unito. Dopo la sua morte nel 395, l’impero fu diviso tra i suoi due figli, Arcadio (che governava l’Impero d’Oriente) e Onorio (che governava l’Impero d’Occidente). L’Impero romano d’Occidente affrontò una serie di difficoltà, tra cui invasioni barbariche e instabilità politica. Nel 476 Odoacre, un capo germanico, detronizzò Romolo Augusto segnando la fine dell’Impero romano d’Occidente. Questo evento è spesso considerato una data simbolica che segna la fine dell’antichità classica e l’inizio del periodo medioevale in Europa.

L’Impero romano d’Oriente, invece, sopravvisse per quasi un millennio, fino al 1453, quando Costantinopoli cadde sotto il controllo dei turchi. Decisiva fu però la data del 529: Giustiniano, difensore dell’ortodossia cristiana, fece chiudere tutti le istituzioni legate al paganesimo. A chiudere fu quindi la scuola neoplatonica di Atene, lontana erede dell’antica Accademia. Con questo evento, per convenzione, termina la filosofia antica.

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