Un riassunto dell’Accademia platonica e dei suoi sviluppi dopo la morte di Platone.

Origini dell’Accademia platonica: riassunto

Un riassunto della storia dell’Accademia platonica deve iniziare nel 387 a.C., quando Platone acquistò un terreno dove fondò la sua scuola. Il terreno era dedicato a un eroe, Academo, da cui deriva il nome Accademia. Un dettaglio importante è che Platone fece riconoscere la sua scuola come una comunità di studio consacrata al culto delle Muse. Bisogna infatti ricordare che l’Accademia non era una scuola in senso moderno, ma una confraternita al cui mantenimento collaboravano tutti i membri. A regolarne la vita era poi l’autorità dello scolarca, cioè il capo della scuola. L’Accademia richiamò studenti da ogni parte della Grecia, che si interessavano di diverse discipline, dalla matematica all’astronomia. Scopo dichiarato era coltivare la scienza a fini etici e politici.

Dopo la morte di Platone, tuttavia, i suoi successori portarono avanti solo alcuni aspetti del suo pensiero. Per esempio, la politica fu abbandonata (anche come conseguenza della situazione politica durante l’Ellenismo). Diminuì anche l’interesse per la matematica e le scienze naturali, mentre restò centrale la riflessione sull’etica. La metafisica, infine, degenerò e la speculazione mistico-religiosa andò in direzioni diverse.

Speusippo

Il primo successore di Platone come scolarca fu Speusippo (Atene, 393 a.C. circa – 339 a.C.), che fu allievo e nipote del filosofo. Fu a capo dell’Accademia per otto anni, ma non possediamo sue opere complete. I suoi scritti, infatti, si persero in un incendio durante l’assedio di Atene da parte di Silla.

Dalle testimonianze, e in particolare da Aristotele, pare che Speusippo negò l’esistenza delle idee. Sostenne, invece, che nel mondo intelligibile ci fossero solo degli enti numerici e geometrici. Questi erano nettamente separati dagli oggetti sensibili e avevano la caratteristica di essere eterni, immutabili e potevano essere colti solo con il pensiero. Il primo essere erano i numeri, che avevano come principio l’unità: un’unità prima e indeterminata, che si sviluppa nel numero uno e, progressivamente, nei numeri successivi.

Dopo i numeri, Speusippo pone entità più complesse, come le grandezze (il cui principio è il punto, cioè l’estensione spaziale pura) e le anime. Sembra inoltre che suddividesse l’anima in quattro parti: intelletto, dianoia (conoscenza discorsiva), doxa (opinione) e sensazione. Stando sempre alla testimonianza di Aristotele, poi, secondo Speusippo gli assiomi primi della matematica si rivelano da sé all’anima. Da qui si parte poi con la conoscenza delle verità matematiche. Non è poi escluso che sostenesse anche il realismo matematico (gli enti matematici esisterebbero in una realtà eterna, da cui deriva la verità dei teoremi matematici).

In etica, Speusippo adottò posizioni anti-edonistiche: il piacere è male perché non è capace di raggiungere un’unità stabile. Un altro male, antitetico al piacere, è il dolore. Tra questi si pone il bene, inteso come assenza di dolore e mancanza di turbamento. Uno stato neutro quindi in cui si dovrebbe trovare l’uomo.

Eudosso di Cnido

Eudosso di Cnido (Cnido, 408 a.C. – 355 a.C.), considerato uno dei maggiori scienziati dell’antichità, ebbe complessi rapporti con l’Accademia. Vi entrò quando era poco più che ventenne, quindi studiò matematica, medicina e astronomia in Egitto e in Magna Grecia, dove conobbe i pitagorici. Nel 378 a.C. fondò una scuola a Cizico e in seguito, ad Atene, ebbe vari discepoli, anche tra gli accademici.

Eudosso ritenne che le idee fossero causa delle cose per mescolanza. Identificò inoltre il bene con il piacere (entrando in polemica con Speusippo). Ogni essere infatti tende al piacere, e poiché ognuno tende a ciò che è meglio, ne deduceva che il piacere corrisponde al bene sommo. A differenza di quanto generalmente accettato dai platonici, Eudosso parlava dell’uomo riferendosi alla sola natura fisica e tralasciando gli aspetti spirituali.

Nell’antichità, il nome di Eudosso era legato però ai suoi studi matematici in matematica e astronomia. Fece ricerche sulla duplicazione del cubo e sulla teoria delle proporzioni, e molte sue scoperte furono riprese da Euclide nei suoi Elementi. Formulò anche un modello cosmologico che poneva la Terra al centro dell’universo, mentre gli altri corpi celesti era sulle superfici di sfere ideali concentriche, le quali ruotavano di moto uniforme attorno ai loro poli. La Luna, il Sole e i pianeti ruotavano ciascuno su una propria sfera indipendente, mentre un’ultima sfera ospitava le stelle fisse. Per spiegare i complessi movimenti che si possono osservare negli astri, però, assegnare a ciascun corpo una serie di sfere, tutte concentriche, che si muovono ruotando su un unico punto di moto uniforme, avendo però ciascuna un periodo diverso.

Eraclide Pontico

Eraclide Pontico (Eraclea Pontica, 385 a.C. – 322 a.C. o 310 a.C.) sostituì Platone come capo dell’Accademia, nel periodo in cui era a Siracusa durante il suo ultimo viaggio in Sicilia. Alla morte di Speusippo, fu candidato alla carica di scolarca, per la quale alla fine si scelse Senocrate. Eraclide abbandonò quindi l’Accademia per tornare in patria, dove rimase fino alla morte.

Secondo le testimonianze, Eraclide non si interessò mai alla dottrine delle idee. A lui si deve invece una dottrina atomistica, nella quale tutte le cose sono composte da atomi che si combinano tra di loro in modo meccanico. Escludendo quindi il ruolo delle idee, ma ammetteva che ci fosse un dio a combinare tra loro gli atomi. Infine, riteneva che l’anima fosse composta da materia siderea e luminosa, la stessa di cui sono fatte le stelle.

Molto importanti furono le sue ricerche astronomiche. Nel suo modello cosmologico, ricordato per la sua originalità, Mercurio e Venere ruotano attorno al Sole, il quale a sua volta ruota attorno alla Terra. Era arrivato a questa deduzione osservando, probabilmente, i cambiamenti di luminosità dei corpi celesti. Aristarco di Samo (Samo, 310 a.C. circa – 230 a.C. circa), in seguito, riprese e rielaborò la sua teoria per formulare il primo modello eliocentrico che si conosca.

Senocrate

Il successore di Speusippo, morto nel 339 a.C., fu Senocrate (Calcedonia, 396 a.C. – Atene, 314 a.C.). Dalle poche informazioni che abbiamo, pare che fosse un meteco di povere origini, fedele allievo di Platone. Sembra inoltre che lo abbia accompagnato nel corso dei suoi viaggi in Sicilia. Politicamente era su posizioni anti-macedoni e si oppose ad Antipatro, che governò la Macedonia dopo la morte di Alessandro Magno.

A Senocrate si deve la tripartizione della filosofia in tre parti: fisica, etica e dialettica. Una scelta che influenzerà le successive filosofie ellenistiche (in particolare stoici ed epicurei). Riprese inoltre la dottrina della conoscenza platonica, dividendo il reale in tre piani:

  1. ciò che sta fuori dal cielo, la realtà intelligibile, a cui corrisponde la conoscenza noetica;
  2. ciò che sta nel cielo, dove c’è mescolanza di sensibile e intelligibile, a cui corrisponde la rappresentazione doxastica;
  3. ciò che sta dentro la sfera del cielo, il sensibile, a cui corrisponde la percezione sensoriale.

La prima, la conoscenza noetica, è l’unica vera conoscenza perché si rivolge all’intelligibile. Viceversa, la percezione sensoriale è vera ma solo empiricamente. La doxa, infine, può essere vera o falsa: la mescolanza di sensibile e intelligibile può infatti dare origine a errori. Nel mondo intelligibile, numeri e idee hanno poi la stessa natura. L’Uno e la Diade indefinita sono i due principi da cui si generano i numeri ideali. Da questi, poi, derivano linee, piani, solidi e tutti gli oggetti sensibili.

Riassunto delle ultime fasi dell’Accademia platonica antica

A Senocrate succedette Polemone (IV-III secolo a. C.), un giovane convertito alla filosofia dopo una vita dissoluta, e che si dedicò esclusivamente all’etica. La physis, cioè la natura, era vista come il fondamento della morale. Distingueva inoltre tra i beni dello spirito (la virtù) e i beni del corpo (inferiori ai primi ma necessari per raggiungere la felicità perfetta).

Contemporaneo di Polemone fu Crantore (Soli, metà IV secolo a.C. – 276 a.C.). Autore prolifico, scrisse un commentario dal Timeo di Platone e, per quanto riguarda l’etica, rivalutò il piacere. Stabilì infatti una tavola dei valori che vedeva al primo posto la virtù, seconda la salute, terzo il piacere e quarta la ricchezza. Entrò infine in polemica con gli stoici, di cui criticò la dottrina dell’apatia, alla quale contrappose la moderazione delle passioni.

Il nostro riassunto dell’Accademia platonica antica termina con Cratete di Atene, successore di Polemone nel 270 a.C. circa, che fu l’ultimo scolarca dell’Accademia antica. Nel 268-264 a.C. gli subentrò infatti Arcesilao, che portò l’Accademia verso lo scetticismo. Il pensiero dei platonici antichi trovò scarso interesse in epoca ellenistica. Solo in età imperiale, con il medioplatonismo e il neoplatonismo, si tornò a prendere in esame il pensiero di Platone.

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