Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre 2023

Nella vita di Platone un momento fondamentale fu l’incontro con Socrate: la figura del maestro fu centrale nello sviluppo del suo pensiero e ritorna in varie sue opere. La filosofia platonica è una filosofia non sistematica e non dogmatica, che si fonda sul dialogo come metodo di ricerca del sapere. La sua importanza è tale che influenzerà per i secoli a venire la filosofia occidentale.

La vita di Platone

Giovinezza e formazione

Platone nacque ad Atene durante l’ottantesima Olimpiade (428-425 a.C.), nel settimo giorno del mese di Targellione (maggio-giugno). Il suo vero nome era Aristocle: Platone era un soprannome, affibbiatogli forse dal maestro di ginnastica per la sua robusta costituzione (plàtos significa “ampio”). Aveva inoltre origini aristocratiche. Il padre Aristone vantava di discendere da Codro, il mitico fondatore e primo re di Atene. La madre Perictione, invece, era discendente di Solone e nipote di Crizia, sofista e autorevole membro del governo dei trenta tiranni.

Durante la giovinezza partecipò a tre campagne militari durante la guerra del Peloponneso. Si avvicinò presto alla filosofia e secondo alcune fonti seguì le lezioni dell’eracliteo Cratilo e del parmenideo Ermogene. Conobbe Socrate solo nel 408 a.C., e fu suo allievo per circa otto anni. La vita del filosofo, i suoi insegnamenti e infine il suo processo e la sua morte segnarono profondamente il giovane Platone e la sua riflessione filosofica.

I viaggi e la fondazione dell’Accademia

Subito dopo la morte di Socrate nel 399 a.C., Platone rimase per un certo periodo a Megara, ospite di Euclide. In seguito compì vari viaggi che lo portarono a visitare vari luoghi (tra cui Creta e l’Egitto) e a entrare in contatto con gli ambienti intellettuali del periodo. Nel 388 fu ospite di Dionigi il Vecchio, re di Siracusa, e strinse amicizia con Archita, filosofo pitagorico e tiranno di Taranto. La corruzione della corte siracusana lo indusse però a lasciare la Sicilia, ma a causa di uno stratagemma di Dionigi finì, secondo una testimonianza oggi discussa, per essere venduto come schiavo a Egina (che all’epoca era in guerra con Atene). Qui fu salvato da un tale Anniceride di Cirene, che lo riscattò e lo liberò.

Di nuovo ad Atene, nel 387 acquistò un  parco dedicato all’eroe Academo, dove pose la sede della sua scuola filosofica, l’Accademia, che fu consacrata ad Apollo e alle Muse. A questo periodo risalgono anche i primi dialoghi, che scrisse a partire dal 395.

Gli ultimi viaggi in Sicilia e le ultime opere

Nel 367 a.C. Dionigi il Vecchio morì e gli succedette il figlio Dionigi II. Platone fu quindi invitato da Dione, zio del nuovo re, a tornare a Siracusa: la speranza era di poter educare il giovane sovrano alla filosofia e di mettere in pratica i progetti politici che aveva sviluppato. Tuttavia le cose andarono diversamente. Sorsero contrasti tra Dione e Dionigi II, che portarono all’esilio di Dione e allo scoppio di una guerra (365 a.C.). Platone dovette quindi tornare ad Atene, dove iniziò a scrivere i suoi dialoghi dialettici (Parmenide, Teeteto, Sofista).

Un terzo viaggio a Siracusa si svolse nel 361, quando Dionigi II invitò nuovamente Platone alla sua corte. Tuttavia, l’amicizia di Platone con Dione finì per inasprire Dionigi II, che tenne il filosofo come prigioniero e forse progettò di ucciderlo. Solo l’intervento di Archita riuscì a farlo partire da Siracusa.

Nel 360 Platone tornò così ad Atene, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. A questo periodo risalgono i suoi ultimi dialoghi (Politico, Filebo, Timeo, Crizia, Leggi) e la Lettera VII, che scrisse ai siracusani dopo l’uccisione di Dione, e in cui ripercorre i suoi viaggi a Siracusa e i suoi tentativi di creare, nella città siciliana, uno stato retto da principi filosofici. Platone morì ad Atene nel 438-437 a.C., all’età di circa ottant’anni.

Platone e il genere del dialogo

Nella sua vita Platone, per i suoi scritti filosofici, ricorse al genere letterario del dialogo. Si tratta di una scelta stilistica particolarmente importante, su cui gli studiosi hanno a lungo dibattuto. Sappiamo dalla testimonianza di Aristotele che all’inizio del IV secolo a.C. il dialogo socratico era un genere molto diffuso, soprattutto nella cerchia degli allievi di Socrate. L’obiettivo era quello di difendere il maestro dalle accuse che continuavano a circolare dopo la sua morte, a causa di un libello diffamatorio (390 a.C.) scritto da Policrate. E anche Platone iniziò a scrivere i suoi dialoghi con questo intento.

Tuttavia ci sono alcuni elementi da tenere presenti. Anzitutto, Platone non sembra preoccuparsi della veridicità storica delle sue opere (talvolta mette in scena dialoghi tra personaggi che difficilmente si sarebbero potuti incontrare). Inoltre, Platone non compare mai come personaggio nei dialoghi, ma sembra lasciare a Socrate il ruolo di portavoce del suo pensiero. Tuttavia, sarebbe ingenuo identificare le affermazioni di Socrate nei dialoghi con il pensiero platonico.

In continuità con il metodo socratico, Platone riteneva che il miglior strumento per la ricerca filosofica fosse il dialogo orale: da qui l’esigenza di ricorrere, anche nella forma scritta, al genere letterario del dialogo. Questo rivela un aspetto importante del pensiero platonico: la sua a-sistematicità. La filosofia è ricerca del sapere, che come una fiamma si accende nell’anima di ciascuno. È però una ricerca infinita, che si dipana attraverso il confronto e l’analisi di posizioni diverse, e che è sempre aperta a revisioni e approfondimenti.

I dialoghi platonici

La suddivisione per tetralogie

Con Platone ci troviamo di fronte a una situazione privilegiata: a differenza di quanto accadde per la maggioranza dei scrittori antichi, del filosofo ateniese ci sono pervenute tutte le opere. L’elenco completo comprende 36 scritti, di cui 34 dialoghi, un monologo (Apologia di Socrate) e una raccolta di 13 lettere. Nel I secolo d.C. il grammatico alessandrino Trasillo organizzò il corpus platonico in tetralogie, cioè in gruppi di quattro opere. In totale, le tetralogie sono nove:

  1. Eutifrone, Apologia di Socrate, Critone, Fedone
  2. Cratilo, Teeteto, Sofista, Politico
  3. Parmenide, Filebo, Simposio, Fedro
  4. Alcibiade primo, Alcibiade secondo, Ipparco, Amanti
  5. Teage, Carmide, Lachete, Liside
  6. Eutidemo, Protagora, Gorgia, Menone
  7. Ippia maggiore, Ippia minore, Ione, Menesseno
  8. Clitofonte, La Repubblica, Timeo, Crizia
  9. Minosse, Leggi, Epinomide, Lettere

A Platone erano poi attribuiti anche altri dialoghi che già gli antichi consideravano spuri, cioè apocrifi. Di alcuni abbiamo anche il testo completo: Sulla giustizia, Sulla virtù, Demodoco, Sisifo, Erissia, Assioco.

Cronologia dei dialoghi platonici

La suddivisione per tetralogie di Trasillo segue vagamente un’organizzazione tematica, cioè i dialoghi di una stessa tetralogia in genere trattano lo stesso argomento o argomenti affini. Questa organizzazione però non ci fornisce nessuna informazione sulle fasi in cui Platone nella sua vita scrisse i dialoghi. Oltre a ciò, sono sorti dubbi sull’effettiva paternità di alcuni scritti, tanto che alcuni, che nell’antichità erano considerati autentici, oggi sono ritenuti certamente apocrifi (per esempio Alcibiade secondo, Amanti, Minosse, Epinomide).

Per rispondere a queste domande, i filologi sono partiti dal presupposto che il giovane Platone sia stato fortemente influenzato dal maestro. I dialoghi in cui è più evidente l’impronta socratica risaliranno quindi a una prima fase della sua produzione letteraria, mentre in quelli più tardi l’autore si allontanerà dal maestro. Durante il Novecento sono poi stati fatti studi stilometrici che, anche mediante il ricorso all’informatica, hanno analizzato la ricorrenza di determinate strutture sintattiche per definire l’evoluzione dello stile di Platone.

Tirando le somme, i dialoghi platonici si possono suddividere in tre gruppi:

  1. Dialoghi aporetici o giovanili: Apologia di Socrate, Critone, Ione, Eutifrone, Carmide, Lachete, Liside, Ippia maggiore, Ippia minore, Protagora, Gorgia, Menesseno
  2. Dialoghi centrali o della maturità: Clitofonte, Menone, Fedone, Eutidemo, Simposio, Repubblica, Cratilo, Fedro
  3. Dialoghi dialettici o della vecchiaia: Parmenide, Teeteto, Sofista, Politico, Timeo, Crizia, Filebo, Leggi

L’evoluzione del pensiero platonico

Nei dialoghi del primo gruppo è forte la presenza di Socrate. Scritti come l’Apologia e il Critone, per esempio, sono direttamente legati al processo subito dal filosofo. Molti sono inoltre dialoghi di carattere aporetico: Socrate pone una domanda senza però riuscire a trovare una definizione, evidenziando solo le contraddizioni in cui incappano i suoi interlocutori. Chiudono questa fase dialoghi come il Protagora o il Gorgia, che anticipano i temi delle grandi opere della maturità.

Al secondo gruppo appartengono infatti i dialoghi in cui Platone raggiunge la maturità filosofica. Vengono affrontati temi centrali come la scienza del bene, la dottrina delle idee, il problema della conoscenza, l’organizzazione della città ideale, l’anima, il linguaggio, l’eros.

Con l’avanzare dell’età, Socrate perde la sua centralità e in alcuni dialoghi lascia il ruolo di guida della discussione ad altri personaggi (Parmenide nel dialogo omonimo, lo Straniero di Elea nel Sofista e nel Politico). Nell’ultimo dialogo, Le leggi, Socrate non è nemmeno citato. A prevalere in queste ultime opere è la dialettica. Platone rielabora inoltre le sue dottrine politiche.

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