Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre 2023

Riassunto de La roba di Giovanni Verga. La novella, pubblicata per la prima volta nel 1880 su «La Rassegna settimanale», fu poi compresa nella raccolta Novelle rusticane, del 1883. Per la sua tematica, la storia di un contadino che con il lavoro e l’intelligenza acquisisce grandi ricchezze, anticipa il romanzo Mastro-don Gesualdo (1889).

La roba, riassunto della trama

La novella La roba si apre con un elenco delle proprietà di Mazzarò, il protagonista, un contadino che con il duro lavoro e l’intelligenza fa fortuna e diventa ricchissimo.

Pareva che fosse di Mazzarò perfino il sole che tramontava, e le cicale che ronzavano, e gli uccelli che andavano a rannicchiarsi col volo breve dietro le zolle, e il sibilo dell’assiolo nel bosco.

Giovanni Verga, La roba (1880)

La sua è la storia del passaggio dalla povertà a una sconfinata ricchezza. Inizia a lavorare per un ricco barone, di cui però poco alla volta riesce ad acquisire tutte le proprietà, compresa la casa padronale. Il barone, alla fine, lascia la residenza portandosi via solo il suo blasone, l’unica cosa che gli sia rimasta («Questo solo, di tutta la mia roba, non fa per te.»).

Consapevole della fatica che serve per guadagnare qualcosa, Mazzarò dedica ogni istante della propria esistenza ad arricchirsi, rivelandosi anche avaro. Dagli errori del barone apprende come evitare di essere imbrogliato dai suoi salariati, mettendo a frutto la propria intelligenza. Più che al denaro, Mazzarò è inoltre interessato ad accumulare terreni (“la roba”),

perché voleva arrivare ad avere della terra quanta ne ha il re, ed essere meglio del re, ché il re non può né venderla, né dire ch’è sua.

Giovanni Verga, La roba (1880)

Ma alla fine, anche Mazzarò invecchia e sente avvicinarsi la morte. La novella termina con l’anziano proprietario che vaga per il cortile uccidendo i polli e strillando: «Roba mia, vientene con me!»

Analisi de La roba di Verga

La roba di Verga ricorre al discorso indiretto libero per mostrare l’interiorità del protagonista, i suoi pensieri e la sua prospettiva sulla realtà. Il narratore è impersonale, come teorizzato dalla poetica verista, quindi racconta i fatti senza aggiungere nessun commento. Emerge così la logica dell’accumulazione che caratterizza Mazzarò: il sentimento di acquisire “roba” l’unico sentimento che sembra provare. Non ha infatti nessun legame affettivo con altri personaggi, non mostra pietà per chi gli chiede aiuto. Persino la madre è come un costo:

Di donne non aveva mai avuto sulle spalle che sua madre, la quale gli era costata anche 12 tarì, quando aveva dovuto farla portare al camposanto.

Giovanni Verga, La roba (1880)

Questa logica dell’accumulo viene mostrata attraverso una serie di macrosequenze. Il narratore mostra dapprima i terreni, i pascoli, i granai e tutti beni acquistati da Mazzarò. Ci viene quindi raccontata la storia di come sia arrivato a possedere tanta roba. Scopriamo così le sue povere origini e di come, con il lavoro e l’intelligenza, sia riuscito a subentrare al suo padrone. Ma scopriamo anche la sua avarizia e la sua tensione ad acquisire sempre più “roba”. Alla fine, però, tutto ciò si rivela insensato: anche Mazzarò, ormai anziano, dovrà morire e lasciare i suoi beni.

La roba di Verga: significato

Come è intuibile dal riassunto, la roba che dà il titolo alla novella è il complesso di proprietà terriere che Mazzarò raccoglie durante la sua vita. Il protagonista ne è schiavo, al punto da non dedicarsi ad altro e da non conoscere altra soddisfazione che quella derivata dal possesso. La sua è però una vita dura, segnata da rischi, problemi, pensieri. Mazzarò vive in solitudine, diffidando di chiunque e allontanando le persone che gli si avvicinano solo per chiedergli prestiti.

Nella figura di Mazzarò, Verga rappresenta il contadino arricchito, simbolo delle trasformazioni di un epoca in cui le proprietà terriere passavano dall’aristocrazia alla nascente borghesia. Ma a questa trasformazione economica non corrisponde una trasformazione delle dinamiche sociali. Con il suo sguardo pessimista, Verga mostra come la legge della sopraffazione continui a rimanere valida. Mazzarò infatti sfrutta i suoi lavoratori, presta denaro a tassi di usura e si dimostra avaro verso i più poveri.

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