Il barocco caratterizza la letteratura europea a partire dalla fine del XVI secolo e per tutto il XVII secolo. Il manierismo aveva diffuso modelli e norme linguistiche stringenti. La Controriforma, inoltre, aveva affermato l’idea che ogni azione dovesse rifarsi a princìpi superiori, evitando ogni forma di trasgressione. Con il barocco, però, si diffuse una nuova tendenza a superare le norme troppo rigide, esaltando l’ingegno e l’inventiva dell’artista.

Il barocco: il periodo storico

Il periodo compreso tra la fine del Cinquecento e la seconda metà del Seicento è noto come periodo barocco. L’inizio della crisi viene posto attorno al 1660, quando cominciarono ad affermarsi i modelli classici e razionali che caratterizzeranno la letteratura e l’arte del Settecento.

Sebbene venga dopo il manierismo, bisogna ricordare che tra i due movimenti non c’è soluzione di continuità. Alcuni elementi tipici del barocco, infatti, sono già visibili nell’arte e nella letteratura del manierismo. Il barocco è un periodo spesso bistrattato dalla critica, considerato come un’età da inutili orpelli. In realtà, come alcuni studiosi hanno fatto notare, il barocco presenta alcuni punti di vicinanza con la sensibilità contemporanea. Una sua rivalutazione è avvenuta a partire dall’Ottocento.

Caratteristiche del barocco

Il barocco esalta l’ingegno e l’inventiva, opponendosi a regole e modelli troppo rigidi che vincolano la libertà d’espressione dell’artista. Di conseguenza il barocco prende le distanze dal classicismo e molti intellettuali iniziano a sostenere la superiorità dei moderni sugli antichi (in Francia scoppiò la querelle des anciens et des modernes). Scopo dell’arte barocca è la meraviglia: nelle arti visive così come negli spettacoli si fa quindi uso di trovate sceniche eccezionali per stupire lo spettatore. Nella poesia, invece, la meraviglia è cercata attraverso un linguaggio raffinato, ricercato e sensuale.

Questo però risponde anche a esigenze legate allo spirito della Controriforma. Il ricorso a soluzioni d’impatto aveva anche lo scopo di piegare lo spettatore al potere costituito e ad accettare i princìpi della religione. La diffusione della stampa aveva infatti creato un pubblico molto più variegato rispetto al passato. Si trattava di lettori provenienti dalla piccola aristocrazia, impegnata nella burocrazia cittadina, con una cultura limitata e spesso incapaci di riconoscere messaggi troppo elaborati.

Caratteristiche del barocco in letteratura

La fine dell’equilibrio

Con il barocco la letteratura abbandona definitivamente l’equilibrio e l’armonia rinascimentali, già messi in crisi dal manierismo. A questa si oppone la ricerca del meraviglioso, del fantastico e della libera invenzione. E l’esplorazione del fantastico avviene attraverso la mitologia, le forme pastorali: il fantastico è, in altre parole, uno specchio della realtà, la quale risulta sempre più sfuggente e imprecisa. Le scoperte scientifiche e geografiche, d’altra parte, avevano modificato la visione del mondo e del cosmo, alterando il rapporto tra uomo e universo. Da qui deriva il senso di precarietà che traspare dalla letteratura barocca.

Il concettismo

Alla base della letteratura barocca c’è il concettismo, cioè il ricorrere a concetti (intesi in senso generale e vago) per impreziosire il linguaggio poetico. Principale teorico del concettismo fu Emanuele Tesauro (1592-1675), autore de Il cannocchiale aristotelico (1654). La retorica infatti, svuotata delle sue finalità civili, rimane come repertorio di strumenti per elaborare figure e generare meraviglia. La letteratura che ne risulta finisce però per esasperare l’artificiosità della parola poetica, poiché lo scopo principale è sorprendere il lettore.

Per ottenere questo scopo il poeta barocca ricorre a facoltà come ingegno, acutezza, arguzia e spirito. Sono termini (come agudeza in spagnolo, esprit in francese, wit in inglese e Witz in tedesco) che rimandano all’idea di trasportare le cosa da un contesto a un altro, in modo da illuminarle in modo nuovo. L’acutezza diventò allora un metodo universale di comunicazione: arguta è la natura che trasforma le cose e arguto è Dio quando comunica con l’uomo. Principale strumento dell’arguzia è la metafora, che mostra gli oggetti in prospettiva, rivela con poche parole il non-detto e genera meraviglia.

La poesia nella letteratura del barocco

Nell’Europa del barocco, la lirica ha i suoi principali rappresentati negli spagnoli Luis de Góngora y Argote (1561-1627) e Francisco de Quevedo Villegas (1580-1645), e nell’inglese John Donne (1572-1631). Quest’ultimo, in particolare, rielaborò temi e tecniche della letteratura manierista e barocca, introducendoli nella letteratura inglese. È poi da ricordare il romanzo Eufue di John Lyly (1553-1606), che diffuse il gusto per il gioco formale e per i termini ricercati propri del concettismo. In Francia ha particolare importanza il preziosismo di Vincent Voiture (1597-1648).

In Italia è possibile individuare due distinte correnti: il concettismo marinista e il classicismo. Maggior rappresentante della prima corrente è (ovviamente) Giovan Battista Marino (1569-1625). In polemica con lui si sviluppa la corrente classicista, che ha come principale rappresentante Gabriello Chiabrera (1552-1638). Tuttavia, in entrambi i casi si tratta di questioni di gusto letterario. Per i marinisti i classici rappresentano un repertorio di forme e temi. Per i classicisti, invece, i classici sono un modello di moderazione e di norme. Nella seconda metà del Seicento sarà questa corrente ad avere la meglio, mentre il marinismo declinerà.

Il poema narrativo

Tra i generi, uno dei più sfruttati (soprattutto nella letteratura italiana) fu il poema narrativo. Se nella seconda metà del Cinquecento l’opera più rappresentativa fu la Gerusalemme liberata di Tasso. Dopo di allora il poema eroico continuò a essere centrale: basti pensare all’Adone (1630) di Giovan Battista Marino e La secchia rapita (1622) di Alessandro Tassoni. Opere che però si allontanano dal modello codificato da Tasso, per quanto riguarda temi e organizzazione interna.

Posa politica e storiografia nella letteratura del barocco

Se la poesia barocca trasfigurava la quotidianità in immagini preziose e ricercate, la prosa barocca nella letteratura europea si proponeva di essere aderente agli eventi del tempo e gli aspetti concreti della vita. I generi principali sono la storiografia e la prosa politica: due generi strettamente collegati tra di loro.

Nel Seicento, nei paesi sottoposti al controllo dell’Inquisizione, il dibattito pubblico si concentrava sul tema del principe e se sia sottoposto al magistero della Chiesa. Questo è l’assunto ideologico difeso da Giovanni Botero (1544-1617) nel trattato Della ragion di stato (1589). Sul tema del rapporto tra esigenze della religione e ragion di Stato intervenne anche Ludovico Zuccolo (1568-1630) con il suo saggio Della ragion di stato (1624).

Strettamente collegata al dibattito politico è la storiografia di epoca barocca, che si ricollega alla trattatistica di Machiavelli e Guicciardini. Tra i maggiori storici del periodo c’è Arrigo Caterino Davila (1576-1631), autore dell’Historia delle guerre civili in Francia. Alla storia ecclesiastica sono legati la Historia del Concilio di Trento (1644) del cardinale Pietro Sforza Pallavicino (1607-1667) e la Istoria della Compagnia di Gesù (1650-1673) di Daniello Bartoli (1608-1685).

La nascita del romanzo: caratteristiche

Il romanzo moderno in prosa rappresenta una delle principali novità introdotte dalla letteratura barocca. Si tratta di un genere di consumo, che si risvolge a un pubblico molto vasto e variegato. Vi ritroviamo elementi ripresi dal romanzo ellenistico, dal poema cavalleresco, dalla letteratura galante e dalla novellistici cinquecentesca. La sua diffusione iniziò a partire dai primi decenni del Seicento, grazie in particolare all’opera di vari editori. Erano opere scritte in tempi stretti, per venire incontro alle crescenti richieste dei lettori.

L’argomento più sfruttato (perché più gradito dal pubblico) era il tema amoroso. Erano per lo più storie di giovani che vivevano le loro storie amorose sullo sfondo di ambientazioni pastorali, riprese dal romanzo ellenistico, oppure in luoghi fantastici. La narrazione poteva però anche affrontare tematiche morali e diventare uno strumento per il dibattito politico ed esprimere giudizi sulla storia.

Gli scrittori di romanzi secenteschi usavano inoltre le tecniche narrative messe a punto dai novellieri per creare complesse architettura narrative, ricchi di colpi di scena e l’immancabile lieto fine. Anche in questo caso, gli autori riprendevano topoi dalla tradizione precedenti oppure facevano riferimento a fatti contemporanei al lettore.

I primi autori di romanzo

Altra grande novità è che il romanzo moderno si presentò, da subito, come un genere letterario internazionale, che si diffuse in tutta Europa. Per trovare i primi esempi importanti bisogna guardare alle letterature francese e spagnola: nel 1532 uscì la prima edizione del Gargantua e Pantagruel del francese François Rabelais, mentre tra il 1605 e il 1615 uscirono i due volumi del Don Chisciotte di Miguel de Cervantes. Da ricordare, in particolare, il romanzo picaresco spagnolo, nato dallo sviluppo di temi cavallereschi. In Italia invece il romanzo giunse tra gli anni Venti e Settanta del Seicento, grazie ad autori come Giovanni Ambrogio Marini (1596-1668), Girolamo Brusoni (1614-dopo il 1686), Francesco Fulvio Frugoni (1620 circa-dopo il 1684).

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