Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio 2023

Sigmund Freud: riassunto del pensiero del padre fondatore della psicoanalisi, le cui teorie influenzarono la cultura del Novecento.

Che cos’è la psicoanalisi

Il nostro riassunto delle teorie di Sigmund Freud non può che partire dalla definizione di psicoanalisi. Freud inizia a usare il termine a partire dal 1896, quando compare per la prima volta in L’eredità e l’eziologia della nevrosi. La psicoanalisi può essere intesa nella triplice accezione di

  • metodo di indagine dei processi mentali,
  • metodo terapeutico,
  • insieme di teorie ricavate dall’indagine e dall’attività di terapia.

Freud, che si era formato come neurologo, si occupò di pazienti con isterie e nevrosi. Dapprima provò a trattarli con i metodi in uso all’epoca, quindi, a partire dagli anni Ottanta, con l’ipnosi. Da qui partì per sviluppare le proprie teorie, che si articolarono in un sistema complesso da cui scaturì una nuova concezione antropologica generale. Grazie a questo lavoro ambizioso, la psicoanalisi uscì dall’ambito strettamente medico e si rivelò particolarmente influente per tutta la cultura europea del Novecento.

Il modello fisiologico dell’apparato psichico

Nel 1895 Freud giunge a una teoria sul funzionamento dell’apparato psichico. I processi psichici si basano sul sistema neurale, un apparato fisico, attraverso il quale scorrono cariche di energia a seconda degli stimoli ricevuti dal soggetto. L’apparato nervoso tende a una scarica, cioè ad annullare la propria energia. A impedire che ciò succeda è l’Io, inteso come un aggregato di rappresentazioni stabili, che mantiene l’energia a un livello costante, in modo che sia adatta alle funzioni vitali dell’organismo.

Solo una parte dell’Io, quella legata al rapporto con la realtà, è conscia. Il processo di scarica dell’energia è invece inconscio.

La libido

Fino al 1900 Freud aveva ricondotto le nevrosi alla rimozione di ricordi legati a eventi dolorosi. Faceva poi risalire questi ricordi all’infanzia: in genere avevano un carattere sessuale e potevano essere superati attraverso l’abreazione, la liberazione delle emozioni associate al trauma. Tuttavia, non sempre nel passato dei pazienti si poteva rintracciare un evento traumatico che potesse spiegare la nevrosi. Da qui la conclusione che le nevrosi fossero frutto di desideri inconsci.

In ogni individuo ci sono due pulsioni:

  • la pulsione all’autoconservazione
  • e la libido, cioè la pulsione sessuale alla procreazione.

Freud intende la pulsione sessuale in un senso molto ampio: non è solo il desiderio di avere rapporti sessuali, ma è associata a una vasta gamma di sensazioni piacevoli. Queste pulsioni sono presenti nell’individuo fin dalla nascita, e l’energia libidica è associata non solo ai genitali, ma anche alla bocca e all’ano. Negli adulti, inoltre, la libido è sublimata in vari canali.

Inizialmente nel bambino la libido è associata alla bocca: mangiare e succhiare dalla mammella sono surrogati che consentono di sfogare energie libidiche. In seguito la bocca rimane centrale nella libido, con gesti come baciare, bere, mangiare e certe pratiche pre-sessuali. Fino a sei mesi, nel bambino il piacere orale è passivo, ma allo spuntare dei denti diventa più aggressivo e si rivolge all’esterno.

Fino al 1910 Freud riterrà che le nevrosi sono il risultato di una rimozione delle energie libidiche, con la regressione alla sessualità infantile.

Riassunto delle tre fasi secondo Sigmund Freud

Tre sono le fasi dello sviluppo psicosessuale indicate da Freud, che troviamo in questo riassunto:

  1. Fase orale. Il bambino inizia a essere consapevole del fatto che esistano anche altre persone e inizia ad avere rapporti con la madre.
  2. Fase anale. Attorno ai due anni l’ano diventa il centro degli sfoghi libidici del bambino. Imparando a controllare le feci, il bambino apprende a rinunciare alla soddisfazione immediata per risultare gradito alla società e alle sue regole. In questo modo, verrà accettato dagli altri e otterrà dei favori non immediati. Si sviluppano così rapporti di fiducia e sottomissione, che si basano sul dare per avere.
  3. Fase fallica. Verso i quattro o cinque anni gli impulsi libidici si concentrano sui genitali.

Nella fase fallica i bambini sviluppano quello che Freud chiama complesso di Edipo, cioè provano attrazione sessuale per la madre e gelosia per il padre. Da qui una serie di sensi di colpe e paure, perché il padre è amato e potente. Il bambino che non risolve questi conflitti reprime la propria sessualità e teme di perdere la virilità (paura della castrazione).

Anche le bambine attraversano una fase simile, il complesso di Elettra. La soddisfazione libidica si concentra sul clitoride, ma l’inferiorità di quest’ultimo porta le bambine a desiderare di essere maschi (invidia del pene). Secondo Freud, accettando il proprio ruolo di femmine si supera questa fase, che di solito termina con la pubertà.

Eros e Thanatos

A partire dal 1910 Freud modifica le proprie teorie, grazie soprattutto alle osservazioni di Alfred Adler. In particolare, accoglie l’ipotesi che le nevrosi potessero scatenarsi anche a causa di fattori non sessuali. Convinto che le proprie teorie precedenti non fossero in grado di spiegare tutti i fatti, si orienta ora allo studio della personalità globale. I risultati delle sue ricerche sono pubblicati in opere celeberrime come Al di là del principio di piacere (1920) e L’Io e l’Es (1922).

Anzitutto, Freud distingue due istinti vitali:

  • Eros, l’istinto vitale, l’impulso di autoconservazione e riproduzione;
  • Thanatos, l’istinto di morte, l’impulso di aggressione e distruzione.

Il secondo impulso deve essere limitato, così da non portare l’organismo alla morte. Freud studia a questo proposito la personalità dei pazienti che si autoinfliggono ferite e le perversioni sessuali come il sadismo e il masochismo.

Io, Super-io, Es

Freud si sposta poi sullo studio dell’Io e riformula la teoria delle istanze. In particolare distingue tre istanze:

  • Io, è una parte dell’inconscio che si è modificata dall’incontro con la realtà esterna;
  • Es, serbatoio delle pulsioni, è inconscio e pertiene all’incontro tra il lato psichico e quello somatico (cioè il corpo);
  • Super-io, è il deposito delle figure parentali, ha la funzione di proibire, ma allo stesso tempo è il modello verso cui il soggetto tende.

La personalità si stabilisce a partire da questi tre elementi. L’Io si oppone alle pulsioni dell’Es e mira all’autoconservazione. Il Super-io, invece, si sviluppa a partire dai sei anni, quando il bambino inizia a adottare i codici comportamentali dei genitori. In altre parole, introietta i valori in base ai quali i genitori distinguono tra bene e male, cioè si identifica con essi. Al Super-io Freud collega il complesso di Edipo e il conseguente senso di colpa e la paura di una punizione. Io, Es e Super-io possono scontrarsi tra di loro: in questo caso daranno origine a tensioni che affioreranno nel corso dello sviluppo.

La teoria dell’angoscia in Sigmund Freud: riassunto

L’Es è però anche la fonte dell’angoscia: le pulsioni dell’Es infatti minacciano il sé razionale, dando origine all’angoscia. Contro queste minacce l’Io sviluppa dei meccanismi di difesa, per esempio impedendo di riconoscere le proprie pulsioni e le proprie aspettative, e ignorando le proprie esperienze. Ma l’Io può difendersi anche attraverso la proiezione, cioè attribuendo ad altri soggetti i propri atteggiamenti inconsci. Oppure può inibire le pulsioni aggressive nei confronti di qualcuno, adottando al contrario degli atteggiamenti opposti.

L’influenza della psicoanalisi freudiana

Le teorie di Freud cominciarono a diffondersi a partire dagli anni Venti, quando i medici si ritrovarono a dover curare pazienti nevrotici come conseguenza della guerra. Tuttavia, l’influsso della psicoanalisi sulla psicologia fu limitato. Nelle accademie, la maggioranza degli psicologi era di indirizzo fisiologico e sperimentale, e riteneva i metodi di ricerca freudiani non scientifici e quindi poco affidabili. Gli scismi del movimento psicoanalitico, inoltre, generarono diverse tendenze, mentre il gruppo dei freudiani ortodossi rimase sostanzialmente isolato, seppure autorevole.

Al di là dell’ambito medico e psicologico, la psicoanalisi ha però influenzato la cultura europea del Novecento. Lo si può osservare per esempio nelle arti e in un movimento come il surrealismo, che prestava attenzione a temi come il sogno, l’inconscio e la nevrosi. In letteratura è possibile riconoscere l’influsso delle teorie di Freud e dei suoi allievi (in particolare Jung) in autori come Joyce, Svevo, Pirandello e Saba.

Sul web

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