Ultimo aggiornamento: 5 Novembre 2022

Distaccatosi dalle teorie di Freud, Carl Gustav Jung sviluppa un proprio pensiero originale che lo colloca in una posizione unica all’interno del movimento psicoanalitico. Come il maestro anche Jung ebbe notevole influenza sulla cultura europea tra le due guerre e nella seconda metà del Novecento.

L’incontro tra Freud e Jung

Nato a Kesswill, in Svizzera, il 26 luglio 1875, Carl Gustav Jung si laureò in medicina nel 1900 e iniziò a lavorare come psichiatra a Zurigo. Frequentò le lezioni di Pierre Janet a Parigi, e dal 1905 al 1913 fu libero docente di psichiatria all’università di Zurigo. L’incontro con Sigmund Freud avvenne nel 1907. Prima gli inviò una copia del suo Studio diagnostico delle associazioni, quindi gli fece visita a Vienna. Ne nacque una duratura collaborazione, testimoniata dalla fitta corrispondenza tra i due studiosi.

Jung fondò la Società Sigmund Freud di Zurigo e la prima rivista di psicoanalisi, gli «Annali di ricerche psicanalitiche e psicopatologiche». Freud considerava Jung come un suo possibile erede alla guida del movimento psicoanalitico. Jung, tuttavia, stava definendo il proprio pensiero e sviluppando nuove teorie. Da lì a breve si consumò la rottura con il maestro, che fu definitiva nel 1913.

Il pensiero di Jung e la psicologia analitica

La rottura con Freud avvenne quando Jung rifiutò l’idea secondo cui il comportamento psichico ha come suo centro la libido (istinto sessuale). Secondo lo studioso svizzero, invece, l’uomo è influenzato nel suo comportamento anche dal suo passato, dal suo presente, dal futuro (inteso come eventualità), dalle sue aspirazioni e dal fatto di appartenere alla razza umana. La libido viene ora intesa come energia psichica, aspirazione e desiderio che si inseriscono nel processo vitale. Alcuni processi inconsci rientrano in quello che Freud definiva come l’Es; altre, però, sono alla base di attività positive e creative, e sono necessarie per la crescita dell’individuo e la maturazione della sua personalità.

Il periodo più prolifico della sua attività di studioso fu quello compreso tra il 1914 e il 1944. Nel 1916 Jung fondò un club psicologico a Zurigo, ponendo le basi di quella che sarebbe stata la scuola psicoanalitica junghiana. A lui si deve lo sviluppo della psicologia analitica, che si propone di liberare il soggetto dai disturbi psicologici per riportarlo alla realtà.

Inconscio personale e collettivo nel pensiero di Jung

Nel pensiero di Jung la personalità è formata da diverse istanze. Anzitutto c’è l’Io, cioè la parte cosciente, che raccoglie informazioni e registra decisioni. Ma un ruolo fondamentale è attribuito ai processi inconsci, che possono essere ricondotti a due diversi sistemi.

  • Inconscio personale. Formato da esperienze del passato (alcune traumatiche) e desideri rimossi, varia da individuo a individuo. Questi contenuti possono affiorare sotto forma di sogni, oppure durante una seduta psicoanalitica, oppure ancora in forma di complesso. Per Jung, però, il complesso è un’idea a cui vengono associate delle emozioni, e può organizzare il comportamento dell’individuo.
  • Inconscio collettivo. Il cervello umano, in seguito all’evoluzione, è determinato a rispondere agli stimoli basandosi sull’esperienza delle generazioni precedenti. L’inconscio collettivo è una concezione prettamente junghiana, negata invece da Freud.

Gli archetipi nel pensiero di Jung

A proposito dell’inconscio collettivo, Jung introduce il concetto di archetipi, cioè forme, figure e simboli la cui origine risale a tempi antichissimi e che contraddistinguono i sogni degli uomini, indifferentemente dall’epoca in cui vivono e dalla loro cultura. Sorti in epoca primitiva, gli archetipi riguardano i momenti fondamentali della vita umana, come la nascita, la morte, la sessualità e la riproduzione, il pericolo, il ciclo delle stagioni, il nutrirsi e così via. Affiorano durante una crisi, quando ci si trova in situazioni di pericolo o di conflitto. La loro origine risale forse a residui di antichi timori o di speranze. Li ritroviamo nei sogni, ma anche nei simboli della mitologia e del folklore di tutte le popolazioni.

Il comportamento: atteggiamenti e funzioni

Nel pensiero di Jung, i comportamenti consci degli individui possono essere ricondotti a due atteggiamenti fondamentali. Da un lato c’è l’estroversione, che si caratterizza per un atteggiamento di apertura verso l’esterno. Le personalità estrovertite sono socievoli, sono portate a coltivare relazioni interpersonali e a esercitare ruoli di guida. Dall’altro lato c’è l’introversione, che invece si ritira in sé. Le personalità introvertite sono timidi, poco socievoli, e preferiscono la riflessione all’azione. Oltre a questi due, Jung individua anche un terzo atteggiamento, misto e intermedio tra gli altri due.

Jung classifica inoltre il comportamento in base ad alcune funzioni fondamentali, che a seconda degli individui possono essere più o meno sviluppate:

  • funzione sensoriale-percettiva,
  • pensiero,
  • sentimento (emozione),
  • intuizione.

L’adattamento della persona all’ambiente, in conclusione, varia a seconda dell’atteggiamento (estroversione o introversione) e della funzione dominante.

Persona e ombra

Tuttavia, la società e l’educazione impongono di rimuovere alcuni tratti della personalità, al fine di conformarsi. Questi tratti non spariscono, ma si mantengono attivi al livello dell’inconscio. Jung chiama persona la parte esteriore che l’individuo manifesta nella società, un termine ripreso dal gergo teatrale (dramatis personae erano le maschere con cui gli attori antichi si coprivano il volto durante le rappresentazioni). La persona è quindi l’insieme dei ruoli che un individuo ricopre nel suo nucleo familiare e nel contesto sociale in cui vive.

Ma, come già detto, i tratti rimossi continuano a costituire un aspetto della personalità globale dell’individuo. Spesso anzi si tratta di pulsioni opposte a quelle manifestate dalla persona. Jung a questo proposito parla di ombra e la considera un contrappeso indispensabile ai tratti artificiosi imposti dalla persona. Quando l’ombra non è sublimata e integrata con la persona, l’individuo può presentare nevrosi o psicosi. Anche per quanto riguarda i sessi, l’ombra comprende tratti del sesso opposto: gli uomini hanno quindi tratti femminili (l’anima) e le donne tratti maschili (l’animus).

Il Sé e lo sviluppo

Jung intende il come un centro all’interno della personalità che tende all’organizzazione e alla maturità, alla ricerca dell’armonia tra attività consce e inconsce. Tuttavia, raramente il Sé è in equilibrio, e la sua instabilità si manifesta nei simboli onirici. Qui risiede un’altra differenza rispetto a Freud. La terapia junghiana infatti mira allo sviluppo della personalità. Oltre a neutralizzare i conflitti psichici, la psicoterapia deve facilitare il raggiungimento di una personalità padrona di sé, capace di utilizzare le risorse non ancora sfruttate. Deve quindi limitare le emozioni controproducenti, ma allo stesso tempo fare affiorare le possibilità di uno sviluppo sano. Alcune frustrazioni che danno origine a nevrosi, inoltre, possono nascere da altri tipi di bisogno, anche molto complessi, e possono trovare soluzione in una vita religiosa.

Oltre la psicologia: mistica, alchimia, letteratura

Jung descrisse la sua teoria psicoanalitica in varie opere, come L’analisi dei sogni (1909), L’inconscio (1914-17), L’Io e l’Inconscio (1928), Gli archetipi dell’inconscio collettivo (1934-54) e altre ancora. Lo studio dell’inconscio collettivo è strettamente collegato all’interesse di Jung per il folklore, la storia delle religioni, la mistica e l’alchimia. Lo studioso si occupò, nelle sue ricerche, anche delle religioni indiane, del tema cristiano della Trinità, delle mitologie antiche. Tra le opere da ricordare ci sono Psicologia e alchimia (1944) e i Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia (1941), firmato insieme a Károly Kerényi.

Dopo la sua morte, avvenuta il 6 giugno 1961 a Küsnacht, fu pubblicato postumo nel 2009 il cosiddetto Libro rosso (Liber Novus), una raccolta di note, riflessioni e disegni di Jung, scritti presumibilmente tra il 1913 e il 1930, e che rappresenta una delle sue opere più ricche e affascinanti.

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