Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre 2023

Il metodo socratico è l’innovativo metodo di indagine filosofica messo a punto da Socrate. Il suo pensiero, che si concentra sull’etica e pone definitivamente l’uomo al centro dell’indagine filosofica, ha rappresentato per il pensiero occidentale un punto di svolta.

La centralità dell’uomo

Il primo punto da prendere in esame quando si studia il pensiero socratico è la centralità dell’uomo. In realtà, gli studiosi moderni sottolineano come il passaggio dallo studio della physis all’uomo sia avvenuto già con i sofisti. Socrate tuttavia compie un passo in più. L’uomo è infatti la sua anima, intesa non come un fantasma o un principio che dà vita al corpo, ma come coscienza pensante e operante. L’anima, in altre parole, ha una personalità intellettuale e morale. Per indagare cosa sia l’uomo è inoltre importante ricorrere ai logoi, ai ragionamenti, unico strumento per raggiungere la piena conoscenza di sé.

Il dialogo socratico

Alla base del metodo socratico c’è il dialogo: questo elemento ebbe un’importanza fondamentale e, presso i suoi successori, il dialogo socratico divenne un vero e proprio genere letterario. Diversamente dai sofisti, Socrate credeva infatti che l’uomo potesse raggiungere una verità certa. Perché fosse possibile, però, era necessario praticare a lungo la dialettica e venire instradati nella giusta direzione. Per fare questo Socrate ricorreva alla brachilogia, cioè ai discorsi brevi, contrapposta alla macrologia, cioè i lunghi discorsi retorici tenuti dai sofisti, il cui scopo era unicamente la persuasione. Invece di tenere un unico discorso, Socrate teneva brevi discorsi che terminavano con domande: all’interlocutore veniva chiesto, di volta in volta, se era d’accordo o meno.

In genere Socrate partiva da una domanda che rivolgeva al suo interlocutore, chiedendo di dare una definizione di un determinato concetto. Da qui iniziava il dialogo, in un serrato scambio di domande e risposte. L’aspetto peculiare del metodo socratico consiste proprio nello spezzare l’argomentazione. In questo modo è possibile mettere in discussione i singoli elementi del ragionamento e valutarne gli aspetti positivi e negativi. Alla fine, obiettivo del dialogo è raggiungere l’omologhia, l’accordo razionale sulla definizione trovata.

Il metodo socratico: conosci te stesso

A proposito di Socrate è celebre anche un aneddoto, secondo cui l’oracolo di Delfi lo indicò come il più saggio degli uomini. È lo stesso filosofo a raccontare il fatto nell’Apologia scritta da Platone. Socrate si intratteneva a parlare con chiunque. Tuttavia, interrogando le persone considerate dei sapienti, cioè politici, poeti e artigiani, si rese conto che possedevano un sapere che riguardava esclusivamente aspetti specialistici. Non erano invece capaci di spiegare chi è l’uomo, né quali sono i principi che regolano la sua vita. L’unica via per trovare la verità era dunque interrogare se stesso. Socrate si ricollega così al motto delfico di «conosci te stesso» (gnothi seauton). Il vero sapiente sa di essere ignorante e cerca la verità prendendosi cura della propria anima.

L’ironia nel metodo socratico

Altro elemento tipico è il ricorso all’ironia, che costituiva la prima fase del metodo socratico. L’ironia aveva infatti il compito di demolire, all’interno di un confronto dialettico, le teorie errate e i pregiudizi attraverso la confutazione (elenchos). Alla domanda di Socrate l’interlocutore risponde dando una definizione dell’oggetto dell’indagine. Ben presto, però, nel dialogo il filosofo dimostra, con una buona dose di ironia, gli errori e le contraddizioni in cui cade la definizione proposta. L’ironia quindi è la pars destruens del metodo socratico, a cui segue la pars construens.

Il metodo socratico e la maieutica

Nel corso del dialogo socratico, una volta dimostrato che la prima definizione trovata non porta da nessuna parte, si procede a cercarne un’altra più soddisfacente. Per farlo Socrate ricorreva all’arte della maieutica. In un celeberrimo passo del Teeteto platonico, Socrate si paragona alla madre Fenarete, che svolgeva il mestiere di levatrice. Come Fenarete era in grado di capire se una donna era gravida e sapeva come aiutarla al momento del parto, così Socrate, in una discussione, sapeva distinguere se il suo interlocutore aveva dei ragionamenti corretti e, nel caso, poteva aiutarlo a tirarli fuori. In questo senso, il filosofo è in grado di «far partorire» le anime.

Socrate tuttavia, come si diceva, è ignorante: non insegna nulla ai suoi allievi, ma li aiuta a cercare dentro di sé la verità. Per farlo ricorre alla maieutica, ponendo domande e aspettando risposte, in modo da guidare la ricerca. E come la levatrice era in genere una donna di età avanzata, che non poteva più generare, così Socrate può praticare la maieutica perché, in quanto ignorante, non ha conoscenze preacquisite.

Virtù e sapere

Sullo sfondo di tutta la filosofia e il metodo socratico c’è l’identificazione di virtù e sapere. Quella ricercata da Socrate è infatti una scienza (techne) ben particolare: la scienza della virtù. Per i sofisti la virtù è relativa e variabile. Per Socrate invece la virtù è fondata razionalmente ed è la più elevata forma di conoscenza. Se l’anima è coscienza, la conoscenza della virtù attua la coscienza nel senso più pieno. La virtù inoltre è ciò che, in termini assoluti, è il bene e l’utile per la vita dell’uomo. Da qui consegue che nessuno compie il male volontariamente, ma solo perché ignorante, cioè perché non conosce il bene. Se si è consapevoli che lo scopo della vita è il bene, gli uomini necessariamente si comporteranno secondo giustizia. Quella socratica è infatti in un’etica eudemonistica: un’etica, cioè, in cui la virtù conduce necessariamente alla felicità.

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