Come Empedocle, anche il pensiero di Anassagora tenta di coniugare il monismo eleatico con la necessità di «salvare i fenomeni». Ritiene infatti che alla base della realtà ci sia una pluralità di principi, che chiama semi. Con lui, inoltre, la filosofia raggiunse Atene, dove mise radici e si sviluppò. A lui vengono associati i nomi di alcuni dei più importanti personaggi dell’Atene democratica dell’epoca, da Pericle a Euripide e Socrate.

Vita e opere di Anassagora

Rispetto agli altri presocratici, le fonti antiche ci hanno trasmesso molte informazioni sulla vita di Anassagora. Tuttavia si tratta di notizie spesso in contraddizione tra loro, che quindi rendono difficile ricostruire, in maniera attendibile, la sua biografia. Sappiamo comunque che nacque nel 500-499 a.C. a Clazòmene, sulla costa ionica della penisola anatolica. Apparteneva quindi alla generazione successiva a Parmenide ma precedente a Socrate. Le fonti narrano inoltre che compì un viaggio ad Atene, dove rimase per una trentina d’anni. Non è chiaro però se si stabilì nella polis senza mai spostarsi, oppure se vi si fermò nel corso di diversi viaggi. Gli studiosi inoltre non sono riusciti a stabilire neanche gli anni di inizio e di fine del suo soggiorno ateniese.

Le testimonianze descrivono Anassagora come un maestro di filosofia molto quotato. Fu consigliere di Pericle, che all’epoca era all’apice della sua carriera politica (461-429 a.C.), e ad Atene compose il suo trattato, che ebbe particolare fortuna. Nel Fedone platonico anche Socrate ricorda che la lettura del libro di Anassagora aveva avuto un ruolo nella sua formazione filosofica. Più difficile è stabilire i rapporti con altre influenti personalità, indicate talvolta come sue allievi (come per esempio Euripide). Tuttavia dovette lasciare la città perché accusato di negare il carattere divino degli astri. Gli studiosi, però, non escludono che il suo esilio avesse delle implicazioni politiche, visto il suo stretto rapporto con Pericle. Anassagora riparò così a Làmpsaco, dove morì pochi anni dopo, nel 428-427 a.C. L’iscrizione sulla sua tomba recitava

Qui giace Anassagora che moltissimo s’accostò
al limite della verità intorno al mondo celeste.

Diels-Kranz 59 fr. A1

Il pensiero di Anassagora e la dottrina dei semi

Secondo la dottrina di Anassagora, in origine «tutte le cose erano insieme» (Diels-Kranz 59 fr. A1), cioè riunite in un tutto omogeneo. Il riferimento al “tutto omogeneo” richiama la filosofia eleatica, ma con la precisazione che in quel tutto c’erano tutte le cose. Vi era quindi una pluralità di elementi, anche se non erano distinguibili gli uni dagli altri; in seguito, questo tutto uniforme di separò nelle diverse cose. Diversamente da Parmenide, Anassagora non sostiene quindi che la realtà attuale sia omogenea, ma accetta il concetto che nulla possa generarsi dal nulla. In questo senso, il filosofo afferma che non si può parlare di “nascita” e “morte”, ma piuttosto di “mescolanza” e “divisione”.

Secondo la più celebre delle dottrine di Anassagora, infatti, la realtà è composta da una molteplicità di principi, che aggregandosi e separandosi creano l’impressione del divenire fisico. Questi principi ultimi vengono chiamati semi (spérmata); Aristotele, invece, fa riferimento a essi con il termine omeomerie, cioè “parti simili”. A differenza di Empedocle, che riconduceva tutto a solo quattro radici fondamentali, i semi sono in numero infinito, tanti quante sono le caratteristiche che si possono osservare nelle cose. Il filosofo di Clazomene afferma infatti che sono innumerevoli e delle sostanze più varie: per esempio terra, aria, acqua, fuoco, carne, denso, luminoso e altri. In alcuni frammenti parla anche di coppie di opposti, come umido/secco, caldo/freddo, luminoso/oscuro, e più in generale di semi illimitati per numero. Nella dottrina di Anassagora, infatti, i semi possono essere divisi all’infinito.

«Tutto è in tutto»

Una delle teorie più importanti di Anassagora afferma che «tutto è in tutto». Cosa significa? Il filosofo parte dal presupposto ciascun elemento deve generarsi dallo stesso elemento. Nel caso della crescita e della nutrizione, però, osserviamo che un organismo assume del cibo, ma poi questo alimento diventa ossa, unghie, capelli: come è possibile, visto che nessuno mangia ossa, unghie o capelli? Secondo Anassagora la risposta è che in tutte le cose ci sono semi di tutti i tipi. Anche nei corpi composti, infatti, si replica la situazione iniziale di mescolanza, con la differenza che i corpi manifestano caratteristiche che, nel tutto iniziale, non erano distinguibili.

In sintesi, i diversi semi erano mescolati nella situazione iniziale, quando tutte le cose erano nel tutto. Dopo la suddivisione, tutte le cose continuano a essere presenti, contemporaneamente, in ciò che è composto. Nessuna cosa può esistere in sé, separata completamente dalle altre. Ogni corpo è allora composto da tutti i semi, ma in proporzioni diverse: in questo senso tutto è in tutto.

Il nous nel pensiero di Anassagora

Oltre ai semi, Anassagora introduce un altro principio, che viene chiamato nous, cioè “intelletto”, e che aveva il ruolo di causa ordinatrice della realtà. Non è chiaro come questo sia da intendersi. Talvolta se ne parla come di un principio separato dalla realtà e a esso superiore, altre volte sembra che abbia caratteristiche materiali. Ma qual è il suo ruolo?

In alcuni frammenti Anassagora afferma che la massa uniforme originaria si è frammentata in seguito all’azione del nous, che le ha impresso una rotazione. A causa di questa forza, gli opposti si sono via via separati (anche se la separazione, come abbiamo visto, non è completa). Non spiega mai, però, se nel fare ciò il nous abbia agito deliberatamente o se risponda a una necessità.

A differenza dei semi, inoltre, il nous non è presente in tutto, ma una parte di nous è presente solo in alcuni composti. In base ai frammenti che ci sono giunti, sembra poi che abbia rapporti con l’anima e con la vita. Non è invece chiaro se sia presente nelle cose come gli altri semi o in altro modo. La questione è destinata a restare aperta: da un lato l’intelletto anassagoreo sembra escluso dalla mescolanza, ma dall’altro viene descritto qualcosa di «purissimo» e «sottilissimo», quasi fosse un corpo particolare.

Il nous quindi imprime movimento alla realtà, ed è anche dotato di conoscenza e intelligenza. Ci si aspetterebbe che organizzi la realtà in modo razionale, orientandola al meglio. Così però non è: nel Fedone Platone critica la mancanza di una causa finale, mentre Aristotele accusa Anassagora di fare confusione.

Il pensiero di Anassagora su percezione e conoscenza

Scarse sono le informazioni riguardo alla teoria della conoscenza in Anassagora. Stando a quanto riportato da Teofrasto, un allievo di Aristotele, per il filosofo la percezione sarebbe possibile solo tra diversi e sarebbe sempre accompagnata da dolore. Un esempio è la mano calda che percepisce il freddo, ma non il calore. Sembra inoltre che percezione e conoscenza non siano identificabili. I sensi consentono di entrare in contatto con i composti che si trovano nella realtà, ma è il nous in noi che permette di comprendere la realtà e di affermare che i composti sono il risultato della mescolanza dei semi.

Gli interessi naturalistici

Anassagora coltivò svariati interessi in ambito naturalistico, soprattutto per quanto riguardava l’astronomia. Per esempio il fr. A42 riporta:

Il sole, la luna e tutte le stelle sono pietre infocate, mosse insieme in circolo dalla rotazione dell’etere. […] La luna non ha luce propria, ma la riceve dal sole. La rivoluzione delle stelle avviene sotto la terra. Si hanno eclissi di luna quando le si oppone la terra o talvolta anche i corpi più bassi della luna; di sole, invece, durante il novilunio, quando gli si oppone la luna.

Diels-Kranz 59 fr. A42

Pensava inoltre che la Terra fosse piatta e fosse sorretta dall’aria. Il mare era ciò che rimaneva della grande distesa di acqua che copriva la Terra, fatta evaporare dal Sole. I fiumi invece nascevano dalle piogge e dalle acque che si trovano nel sottosuolo. Si occupò anche di meteorologia e di biologia:

I venti si producono quando l’aria è rarefatta dal sole e la parte infiammata si spinge verso il polo e ne è respinta. I tuoni e i fulmini sono prodotti dal calore che irrompe nelle nuvole. […]

Dapprima i viventi nacquero nell’umido, in seguito l’uno dall’altro: e vengono maschi quando lo sperma emesso dalla parte destra si deposita nella parte destra dell’utero della donna, in caso contrario femmine.

Diels-Kranz 59 fr. A42

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