Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio 2024

Tra le opere talvolta considerate “minori” di Dante, le Rime raccolgono poesie scritte durante tutto l’arco della vita dell’autore. Vi troviamo quindi testi che risalgono all’apprendistato poetico di Dante, ma anche componimenti di epoche successive. All’inizio Dante si avvicinò alla lirica d’amore di Guittone d’Arezzo, per poi orientarsi allo stilnovo, e in particolare a Guido Cavalcanti. Dopo la morte Beatrice, Dante poi sperimento nuove forme, guardando anche alla poesia comica. Infine, si avvicinò anche i modi della poesia trobadorica, in particolare al modello di Arnaut Daniel.

Le rime giovanili di Dante

In gioventù Dante compose varie poesie, alcune delle quali confluirono nella Vita nuova, altre invece nella raccolta delle Rime. Qui, come già accennato, è possibile osservare diverse fasi. Inizialmente si orienta alla lirica d’amore cortese, con un linguaggio astruso e temi che riprendono il modello di Guittone d’Arezzo. A un secondo momento risale la fase di quello che lo stesso Dante definisce «dolce stilnovo». La svolta si deve all’incontro con Guido Cavalcanti: gli artifici più eccessivi vengono evitati, lo stile diventa più leggiadro la sintassi più scorrevole e il ritmo più dolce. Lo stilnovo è, prima che una corrente letteraria, un gruppo di anime elevate e affini. In Guido i’ vorrei che tu e Lapo ed io, Dante immagina di fuggire in compagnia di Cavalcanti, Lapo Gianni de’ Ricevuti e alle loro tre amate.

A questa prima fase risale anche la tenzone con Forese Donati: sei sonetti, di cui tre scritti da Dante e tre da Donati. La composizione riprende il modello della tenzone, proprio della poesia comica mediale, con uno scambio di accuse tra i due amici. Anche il linguaggio è più basso e anticipa quello che sarà usato nell’Inferno per descrivere gli aspetti più degradati della realtà.

Dante e le “rime petrose”

Al 1296 risalgono invece le cosiddette “rime petrose”, che comprendono:

  • due canzoni (Io son venuto al punto della rota e Così nel mio parlar voglio esser aspro)
  • e due sestine (Al poco giorni e al gran cerchio d’ombra e Amor tu vedi ben che questa donna).

Sono dedicate a una donna chiamata Pietra, per la sua durezza e l’insensibilità nei confronti dell’amore provato dal poeta. Non è tuttavia chiaro se si riferisca a una donna realmente esistita o se sia piuttosto una personificazione della filosofia. Qui Dante è ben distante dallo stile «dolce» dello stilnovo. Al contrario, usa termini molto duri e che risentono del trobar clus di Arnaut Daniel. Vi riversa inoltre una passione sensuale, che però viene espressa con modi intellettualistici e ricercati.

Le rime “sottili” e “magnanime”

C’è poi il gruppo delle cosiddetta rime “sottili”. Dante qui parla, in versi, di argomenti complessi ripresi dalla filosofia, dalla teologia e dalla dottrina cristiana. Allo stesso tempo, condanna gravemente l’epoca in cui vive, e in particolare la corruzione diffusa, a cui contrappone i valori del passato. Un tema che tornerà anche in altre sue opere.

Vengono definite invece “magnanime” le rime di Dante scritte durante l’esilio. Ai suoi avversari, vittoriosi, il poeta oppone la propria purezza e integrità morale. La canzone Tre donne intorno al cor mi son venute, per esempio, è dedicata alla figura dell’esule che non merita la condanna. Sulla realtà ha una visione sempre più pessimista, mentre si fa strada un desiderio di giustizia e di pace. Altro tema che si ritroverà, per esempio, nella Commedia.

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