La lirica provenzale si sviluppò contemporaneamente alla chanson de geste, ma con caratteristiche differenti. Sviluppò il tema dell’amor cortese e generò modi e generi che influenzarono la letteratura successiva.

La lirica provenzale: caratteristiche e storia

La lirica provenzale è una produzione poetica in lingua d’oc (occitano) che nacque nella Provenza e nella Francia meridionale negli stessi decenni in cui, in lingua d’oïl, si sviluppava la chanson de geste. È una poesia estremamente colta, che lega parola e musica, e che propone una visione della realtà e del mondo separata dalla sfera religiosa.

Trovatori (troubadours, dal verbo trobar, “comporre, inventare”) è il nome con cui sono chiamati gli autori della lirica provenzale. Provenienti da diversi strati della società, scrivevano sia il testo sia la musica. Una delle caratteristiche centrali della lirica provenzale è il riferimento all’amore cortese. Il poeta canta la sua propria gioia per l’amore perfetto (fin’amors) per la sua donna-signora, di cui tesse le lodi. Verso la donna il poeta ha un rapporto da vassallo ed è disposto a sottoporsi al suo servizio. La donna è una principessa o una nobildonna, moglie di un signore. Ha una bellezza e un potere che la rendono inaccessibile.

Il poeta canta la sua amata ricorrendo a luoghi letterari codificati (topoi). Canta in particolare la distanza che lo separa dalla donna e il desiderio di raggiungerla per stabilire un dialogo. La domanda viene ripetuta, a significare la potenza dell’Amore. La richiesta tuttavia è destinata a non essere inesaudita: nell’esperienza amorosa si trovano insieme gioia e sofferenza. A minacciare l’amore e l’onore della donna ci sono però le maldicenze, che rischiano di allontanare il poeta dalla sua amata. Per questo, il nome della donna non è mai indicato, ma l’amata è indicata attraverso un nome fittizio (senhal).

I principali trovatori della lirica provenzale

In origine la lirica provenzale nacque in forma orale e solo a partire dal XIII secolo si cominciò a mettere per iscritto le poesie. In particolare, furono raccolte in canzonieri che contenevano una vidas (biografia romanzata dell’autore) e alcuni commenti di carattere retorico e stilistico (razos). A oggi ci sono giunte 2542 poesie. Sappiamo inoltre i nomi 460 trovatori.

Il primo, stando alla tradizione, fu il duca Guglielmo IX di Aquitania (1071-1127). Signore di un vasto territorio che andava dalla Loira ai Pirenei, fu un guerriero ma anche un amante dei piaceri. Scrisse opere su vari argomenti, canzoni d’amore in stile cortese, ma anche componimenti erotici e licenziosi.

Tra gli altri trovatori spicca il nome di Arnauld Daniel, è il principale esponente del cosiddetto trobar clus (poetare chiuso), uno stile molto elaborato, artificioso e oscuro. Al versante opposto si ha il trobar leu (poetare dolce) di Bernart de Ventadorn, più limpido e aggraziato.

Caratteristiche metriche della lirica provenzale

Molto varie sono le forme metriche adottate nella lirica provenzale. Alcune provengono dalla poesia religiosa latina e dalla lirica andalusa in arabo ed ebraico. È forse da quest’ultima che proviene la centralità del tema amoroso.

Principale genere è però la canzone d’amore (canso), che può prevedere dalle 5 alle 7 strofe di 6 o 12 versi ciascuna, che possono essere legate oppure no dalla stessa rima. Altre forme sono la sestina (sei versi per strofa in cui tornano in rima sempre le stesse parole), il sirventes (lungo componimento di argomento politico), il compianto (solitamente per la morte di un personaggio importante), la tenzone (discussione in versi tra due poeti), la pastorella (un cavaliere tenta di spiegare l’amore a una ragazza di campagna), l’alba (lamento dell’amante che al sorgere del sole deve lasciare l’amata), il plazer (elenco di cose piacevoli) e l’enueg (elenco di cose noiose).

La fine della lirica provenzale

All’inizio del XIII secolo, con la crociata contro gli albigesi indetta da papa Innocenzo III, la civiltà cortese tramontò. Ma mentre le corti feudali occitane finirono sotto il controllo della corona francese e la lingua d’oc perdeva la propria importanza letteraria (il francese, derivato dalla lingua d’oïl, diventò lingua nazionale), i modelli della lirica provenzale continuarono a diffondersi.

Nel nord della Francia si sviluppò infatti una lirica in lingua d’oïl a opera dei trovieri (trouvaires), affine per temi e caratteristiche alla lirica provenzale. I trovato invece si spostarono in varie località, non solo al nord, ma anche al sud, in Spagna e Italia. All’inizio del Duecento nell’Italia settentrionale molti autori scrivono componimenti secondo lo stile della Provenza, utilizzando la lingua d’oc, considerata lingua letteraria per eccellenza. In seguito, l’influenza dei provenzali si poté osservare nei componimenti della nascente letteratura in volgare italiano. In particolare, dalla scuola siciliana, questa influenza continuò fino a Petrarca e ai rimatori del Trecento.

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