La letteratura francescana che sorge in Umbria nel XIII secolo è una delle prime espressioni della letteratura in volgare italiano. Il Cantico di Frate Sole o Cantico delle creature (1225 circa) di Francesco d’Assisi, in particolare, è una delle prime opere letterarie della letteratura italiana.

Francesco d’Assisi e il Cantico di Frate Sole

La vita del santo di Assisi ci è nota attraverso una ricca letteratura. Francesco, il cui vero nome era Giovanni, nacque ad Assisi nel 1182, figlio di un ricco mercante, Pietro Bernardone. Condusse una vita spensierata finché, nel 1204, ebbe una crisi religiosa dopo essere caduto prigioniero nella guerra tra Assisi e Perugia. Una volta a casa, cominciò a spendere denaro in favore di poveri, malati ed emarginati, entrando in contrasto con il padre. Da qui la decisione di spogliarsi pubblicamente dei propri abiti, come segno della rinuncia ai beni e alle ricchezze terrene.

Iniziò così la sua attività di apostolato e attorno a lui si riunirono vari confratelli. Nel 1210 la Regola della sua comunità ricevette una prima approvazione dal papa Innocenzo III. Ben presto si aggiunse anche un ramo femminile, fondato da Chiara d’Assisi. L’approvazione definitiva della Regola arrivò però 1223 dal papa Onorio III. Francesco morì ad Assisi poco tempo dopo, nel 1226.

L’opera più conosciuta di Francesco è il Cantico di Frate Sole, o Cantico delle creature, composto forse nell’ultima fase della sua vita. Si tratta di un preghiera di 33 versetti senza un metro preciso. È un’esaltazione di Dio e del creato, che mostra la bellezza e la bontà del sole, degli astri, dei quattro elementi, ma anche della sofferenza umana e della morte. Sono però evidenti anche le influenze della letteratura cortese, che Francesco doveva conoscere. Utilizza infatti termini cortesi per descrivere il suo rapporto con la povertà (definita come sua «amante»). Sappiamo inoltre che definiva sé e i suoi compagni come «giullari del Signore» (ioculatores Domini).

La letteratura francescana dopo Francesco

Fin dagli anni successivi alla morte di Francesco si sviluppò una fiorente letteratura francescana, la cui diffusione proseguì nel Trecento. Il genere più sfruttato erano le biografie del santo, scritte in latino ma poi tradotte in volgare. Tra le più importanti ci sono la Legenda prima e la Legenda secunda di Tommaso da Celano: la Legenda prima, in particolare, fu scritta nel 1229 dietro commissione di Gregorio IX. Una successiva biografia si deve a Bonaventura da Bagnoregio, che su incarico dell’Ordine dei Frati Minori scrisse la Legenda maior.

La Legenda trium sociorum, di mano anonima, raccoglie episodi eccezioni compiuto da Francesco e da tre suo compagni (Leone, Rufino e Angelo). A mano anonima si deve anche lo Speculum perfectionis. Fra Duecento e Trecento frate Ugolino di Monte Santa Maria scrisse invece Actus beati Francisci et sociorum eius.

Le mistiche nozze di San Francesco con Madonna Povertà

Alla letteratura francescana si può ricondurre anche un’opera allegorica del 1227, il Sacrum commercium sancti Francisci cum domina Paupertate (Le mistiche nozze di San Francesco con Madonna Povertà). Scritto da un anonimo, forse identificabile con Giovanni Parenti, influenzò non solo le successive biografie di Francesco, ma anche artisti come Giotto e Dante. Le nozze del santo con la Povertà, per esempio, sono evocate nel canto XI del Paradiso.

I Fioretti di san Francesco

Anche i Fioretti raccontano la vita di Francesco e dei suoi discepoli. Attribuita a frate Giovanni dei Marignoli (sebbene su questo ci siano dubbi), l’opera è forse un volgarizzamento trecentesco Actus beati Francisci et sociorum eius. Nella descrizione di Francesco e dei suoi gesti si fa costante riferimento ai Vangeli, presentando il santo di Assisi come fosse un secondo Cristo. Troviamo qui alcuni dei passi più celebri della letteratura francescana, come la predica agli uccelli o il lupo di Gubbio.

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