Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre 2023

Nel Decameron di Boccaccio troviamo tantissimi temi, ambienti, personaggi e toni. Temi centrali sono però la fortuna, l’ingegno, la cortesia e l’amore.

I temi del Decameron: la donna e l’amore

Boccaccio definisce i destinatari e lo scopo del Decameron fin nel proemio dell’opera. Lo scopo è dare sollievo a chi soffre pene d’amore, e si rivolge in particolare alle donne «che amano». Le donne infatti, a differenza degli uomini, dalla fortuna hanno ricevuto meno possibilità di svago. La letteratura di Boccaccio mira al divertimento del lettore: il suo pubblico è molto vasto, ma allo stesso tempo colto e raffinato.

L’amore è uno dei temi centrali di molte novelle del Decameron. È ancora un amore cortese, quindi un sentimento nobile ed elevato, che però assume anche forme licenziose, tali da generare scandalo nel pubblico. Allo stesso tempo, la letteratura di Boccaccio si propone di affrontare la realtà in tutti i suoi aspetti, senza costrizioni moralistiche. Si tratta di un concetto centrale, che viene affermato anche nell’introduzione alla IV giornata, così come nelle ultime pagine dell’opera. È inoltre una letteratura laica e mondana, che si differenzia in questo modo dall’afflato religioso che aveva caratterizzato gran parte della letteratura medievale.

I temi del Decameron: la realtà borghese mercantile

Tra i temi principali del Decameron c’è la realtà borghese mercantile, che prese piede all’epoca in cui Boccaccio viveva e scriveva. Nel mestiere del mercante, quelle che importano sono le capacità personali e non la posizione sociale di partenza. I personaggi del Decameron sono capaci, grazie alla loro intelligenza e alle loro abilità, di rovesciare la sfortuna e affermarsi. Tipico di Boccaccio è la beffa, una storia falsa architettata per raggiungere un’utilità pratica. Presta attenzione agli aspetti concreti della vita: gli affari, la ricchezza, la prudenza negli investimenti, la capacità di guadagnare. Guarda alla realtà senza moralismo, ma interessato all’intraprendenza umana.

A questi si associano altri temi nel Decameron, come il viaggio, l’avventura, ma anche la denuncia della corruzione e dell’ipocrisia del clero. Si sottolinea, in particolare, come la spiritualità e la fede fossero in realtà oscure da superstizione, idolatria e pratiche truffaldine, come falsi miracoli. Molto rara è invece l’ambientazione fiabesca. La maggior parte delle novelle invece sono ambientate nella contemporaneità dell’autore, o in epoche storiche precise.

Altre sono poi le virtù celebrate da Boccaccio: la generosità, passione per la bella vita signorile e altri valori cavallereschi. Si tratta spesso di valori borghesi rivisti attraverso l’ottica della letteratura cortese. E così, ecco che la nostalgia per il passato cortese con porta a una contrapposizione tra passato e presente. Vagheggia piuttosto una fusione tra il mondo mercantile trecentesco e le cortesie del precedente mondo medievale.

Valori borghesi e mondo cortese

Boccaccio celebra una serie di valori borghesi, che vengono corretti da virtù riprese dal mondo cortese. Ecco quindi che accanto all’industriosità e alla capacità di iniziativa trovano spazio anche la generosità, la passione per la bella vita signorile e altri valori cavallereschi. La nostalgia per il passato cortese non porta però a una contrapposizione tra passato e presente. Viene piuttosto vagheggiata una possibile fusione tra i due mondi, come se la realtà mercantile del Trecento potesse conservare le cortesie del vecchio sistema sociale medievale.

D’altra parte non bisogna dimenticare che Boccaccio fu cantore e interprete della grande borghesia fiorentina: banchieri e ricchi mercanti sentivano del fascino per le raffinatezze dell’età cortese e cercavano di imitarlo. Anche la nobiltà si era integrata in questo nuovo ordine sociale e la borghesia, una volta raggiunto il livello dell’aristocrazia, impediva l’ascesa delle classi subalterne. Una situazione raccontata anche nel Decameron: uomini delle classi inferiori dimostrano di possedere virtù cortesi, ma è completamente esclusa la mescolanza tra i ceti.

Lingua e stile

Nel Decameron, Boccaccio adotta uno stile puramente oggettivo, che evita i riferimenti biografici tipici invece di altre sue opere. L’autore infatti fa sentire la sua voce solo in tre punti dell’opera: nel proemio, nell’introduzione alla IV giornata e nella conclusione. Come lingua usa il volgare fiorentino, ma non mancano espressioni in altri dialetti italiani. Il registro è molto vario, anche se, con maggiore frequenza, usa il tono comico e quello realistico.

Come Dante e Brunetto Latini, anche Boccaccio prende a modello la prosa latina. Ma mentre i primi due avevano scelto la strada del rigore, Boccaccio cerca anche di essere aderente alle situazioni. I periodi sono molto ampi e descrivono i diversi aspetti della realtà con precisione. Nelle descrizioni, tuttavia, mantiene sempre un certo distacco. Spazia inoltre tra tutti i livelli linguistici, dal più alto e sublime al più basso e concreto.

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