Il De vulgari eloquentia ha significato una pietra miliare nell’evoluzione della lingua italiana.

De vulgari eloquentia, significato e temi

L’opera, contemporanea del Convivio, approfondisce tematiche linguistiche e filosofiche già affrontate da Dante. Ma qual è il significato del De vulgari eloquentia e della sua ricerca linguistica? È un trattato scritto in latino, che nelle intenzioni dell’autore doveva essere composto da quattro libri. A noi però sono giunti solo il primo e 14 capitoli del secondo. Nel primo si parla delle origini del linguaggio e della frammentazione delle lingua ai tempi della torre di Babele. Segue la distinzione tra le lingue romanze, contrapposte al latino, la cui grammatica è rigidamente codificata. Dante ne individua tre: la lingua d’oc, la lingua d’oïl e la lingua del sì (cioè il volgare italiano).

Caratteristiche del volgare

L’attenzione di Dante si sofferma sulla lingua del sì. Il significato del De vulgari eloquentia è infatti analizzare il volgare italiano, del quale individua quattordici dialetti, così suddivisi: sette a est dell’Appennino e sette a ovest. Nessuno di essi, però, può vantare di raggiungere il rango di lingua letteraria. Questa sarà una lingua adatta alla poesia alta, diffusa su tutta la penisola. La frammentazione politica dell’Italia dell’epoca, d’altra parte, non aiutava la formazione di un’unica lingua nazionale.

Secondo Dante, la nuova lingua letteraria poteva nascere solo se gli intellettuali di tutte le parti d’Italia avessero rielaborato in modo artistico il volgare. Bisognava, in particolare, partire dal latino, base di tutti i dialetti italiani, per forgiare una lingua con un lessico prezioso, capace di adattarsi ai temi più alti. Dante definisce anche le caratteristiche di questa lingua, che doveva essere

  • illustre, perché nobilita chi la parla;
  • cardinale, perché è il cardine attorno a cui ruotano gli altri dialetti;
  • aulica, perché se l’Italia diventasse un regno sarebbe parlata nella reggia (aula);
  • curiale, perché deve essere una lingua elegante, che poteva essere usata nelle corti eccellentissime.

Il volgare tragico

Il secondo libro del De vulgari eloquentia è dedicato ai temi per i quali usare il volgare tragico. Se nella Vita nuova Dante aveva riservato il volgare solo alle tematiche amorose, ora la sua visione si amplia agli argomenti morali ed epici, come le armi e la virtù. Lo stile tragico, inoltre, ricorre al genere letterario della canzone, un genere con una lunga tradizione. Basti pensare, che, dai provenzali, il genere era stato utilizzato anche dagli stilnovisti e dallo stesso Dante nel Convivio.

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