Ultimo aggiornamento: 9 Marzo 2023

Dopo avere iniziato a comporre in tenera età (per lo più esercizi letterari), nel 1803 Foscolo diede alle stampe la raccolta Poesia, che conteneva due odi e dodici sonetti. Odi e sonetti di Foscolo sono tra i vertici della lirica neoclassica italiana, capolavori di equilibrio e armonia.

Odi

Le due Odi di Foscolo sono contemporanee alle Ultime lettere di Jacopo Ortis. La prima, A Luigia Pallavicini caduta da cavallo è stata scritta nel 1800, mentre la seconda, All’amica risanata, è del 1802. Entrambe esaltano la figura femminile, trasfigurandola attraverso immagini riprese dalla mitologia classica.

Luigia Pallavicini, a cui è dedicata la prima ode, era una giovane nobildonna che, a causa di una caduta da cavallo, aveva riportato una grave ferita al volto. Foscolo, che all’epoca era capitano dell’esercito napoleonico e si trovava a Genova, scrisse un’augurale consolatoria per la marchesa, la cui bellezza era stata deturpata dall’incidente. L’ode esclude il dramma e sposta la scena in un mondo altro, nel quale le donne si trasformano in dee. I riferimenti ai miti di Adone e Artemide richiamano alla caducità della bellezza. In generale, la bellezza esaltata da Foscolo è l’espressione di un mondo armonioso, in cui è possibile ritirarsi.

La seconda ode, All’amica risanata, fu scritta in occasione della guarigione di Antonietta Fagnani Arese, ripresasi da una malattia. Oltre al tema della salute ritrovata, torna anche qui il tema della bellezza e della caducità. La bellezza ha un alto valore consolatorio, ma allo stesso tempo è sempre minacciata. Anche in questo caso, Foscolo canta una bellezza assoluta, la cui contemplazione aiuta ad elevarsi verso la pura idealità. Trova spazio inoltre un altro tema, centrale nella poesia foscoliana: il valore eternante della poesia.

Sonetti

Per quanto riguarda i Sonetti di Foscolo, otto di essi uscirono nel 1802 sul «Nuovo Giornale dei letterati» di Pisa. I sonetti erano:

  • Non son chi fui, perì di noi gran parte,
  • Che stai?,
  • Te nutrice alle Muse,
  • E tu ne’ carmi avrai perenne vita,
  • Perché taccia il rumor di mia catena,
  • Così gl’interi giorni in luogo incerto,
  • Meritamente, però ch’io potei,
  • Solcata ho fronte.

L’anno seguente a Milano pubblicò poi, in una nuova raccolta, gli stessi otto sonetti insieme ad altri quattro nuovi:

  • Alla sera,
  • A Zacinto,
  • Alla Musa,
  • In morte del fratello Giovanni.

Sono componimenti che riprendono tematiche autobiografiche e che hanno quindi un forte impulso soggettivo. Come modelli, si rifanno ad Alfieri, a Petrarca e alla poesia latina. Foscolo rivede in forme originali il sonetto, un genere poetico tipico della tradizione italiana, rivisitandone la struttura metrica e la sintassi. Come in altre opere, Foscolo esprime qui il proprio nichilismo ma anche la propria ricerca di valori positivi.

I due sonetti più celebri sono probabilmente Alla sera, A Zacinto e In morte del fratello Giovanni, che sono anche tra le poesie più famose della letteratura italiana. Vi troviamo temi come la “sepoltura illacrimata” e il rapporto con la Grecia (e la natia isola di Zante). Il poeta presenta se stesso come un eroe perseguitato dalla sventura: l’esilio viene descritto come una situazione esistenziale, mentre la morte consente di uscire da una situazione negativa. Trovare un terreno solido su cui sostare, riposarsi nel tepore di una famiglia, è impossibile.

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