Il pensiero e la poetica di Foscolo sono rappresentativi della sensibilità del periodo, segnata dal fallimento delle rivoluzioni e dall’attenzione per le sensazioni e i sentimenti.

La vita e il pensiero nell’opera di Foscolo

Ugo Foscolo è uno di quegli autori in cui pensiero, opera ed esperienza biografica sono strettamente collegati. Nella sua esistenza, il poeta ha vissuto in prima persona i principali eventi accaduti nell’Italia settentrionale durante l’età napoleonica. Dapprima condivise con molti intellettuali l’entusiasmo per l’impresa di Napoleone, nella speranza che instaurasse una monarchia illuminata. Speranze destinate a entrare in crisi a causa del dispotismo di Napoleone e dall’emergere di nuove tendenze verso l’indipendenza e l’unità nazionale.

Foscolo è l’intellettuale di un periodo storico particolare, tra Settecento e Ottocento, che comprende l’età delle rivoluzioni, l’epopea napoleonica e la Restaurazione. Alle sue spalle ha il sensismo inglese settecentesco, da cui eredita il riconoscimento delle passioni e delle sensazioni. Da Parini invece proviene l’aspirazione a una poesia civile, mentre da Alfieri il furore libertario. Ma è anche influenzato dal preromanticismo e dalla poetica di Ossian. Da tutto ciò deriva il particolare profilo culturale di Foscolo, segnato da contrasti e contraddizione non sempre risolte.

L’Ortis e il pensiero politico di Foscolo

Il pensiero politico di Foscolo trova espressione in una delle sue opere più celebri, Le ultime lettere di Jacopo Ortis (1802). Il poeta lavorò all’opera nell’arco di un ventennio, rivedendola e ampliandola. In essa troviamo quindi, uno accanto all’altro, molti temi foscoliani: qui in particolare la delusione amorosa si accompagna alla delusione per la caduta di Venezia. Proprio la fuga del protagonista da Venezia apre il romanzo: «Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto». Ortis, già sconvolto per la disfatta di Venezia, incontrerà una nuova delusione nell’amore per Teresa. Ma è un’anima che ha già perso il gusto per la vita, perché ha perso la patria e non sente di far parte di un tessuto politico e sociale. La posizione di Ortis/Foscolo è quella di un individuo che, caratterizzato da un assoluto libertarismo, non avendo altra prospettiva decide per il suicidio.

Il neoclassicismo romantico

Altra caratteristiche del pensiero di Foscolo è il neoclassicismo. Non è però il neoclassicismo esteriore tipico dei letterati dell’epoca, come per esempio Monti. Foscolo infatti non imita i classici ma opera come i poeti greci, rifacendosi a una bellezza ideale e cercando di percorrere la via del bello universale. Conscio che la civiltà greca appartiene a un passato che non potrà tornare, Foscolo la rievoca con nostalgia e malinconia. Ma la sua è anche una poesia intrisa di tematiche legate alla contemporaneità e ai problemi del tempo: il ricordo dell’antichità è uno strumento su cui trasferire la passione in un mondo sereno e caratterizzato dall’armonia. La passione, in altre parole, si rasserena ricorrendo a moduli attinti dalla tradizione classica.

Questo è osservabile sia nei sonetti sia nelle odi: si pensi per esempio alle due donne, Luigia Pallavicini e Antonietta Fagnani Arese, che vengono trasfigurate in divinità greche, simboli di passione d’amore. La poesia nasce da un riferimento alla realtà, che però viene riletta dal poeta attraverso una certa forma ideale. I fatti reali, in altre parole, sono trasfigurati in vicende mitiche e così spostate in un mondo ideale e armonioso.

Realtà e illusione

Nei Sepolcri torna poi un altro tema tipicamente foscoliano, che si trova già anche nell’Ortis: l’illusione. Nel carme, in particolare, l’illusione è posta al centro di un sistema che la vede come fondamentale per la vita dell’uomo. È infatti un’illusione la tomba, ma un’illusione benefica, che risponde alle esigenze profonde dell’uomo, ai suoi bisogni affettivi. Foscolo traccia una storia dell’umanità, che si è elevata dalla natura ferina verso la civiltà anche attraverso il culto dei morti.

La tomba serba il ricordo del morto, e dà quindi ai vivi la consolazione che non saranno dimenticati dopo la morte, ma continueranno in qualche modo a vivere. Allo stesso tempo, la tomba consolerà anche chi rimane in vita, che può instaurare un dialogo con il defunto. La tomba, infine, ha anche una valenza pubblica: le tombe dei grandi ispirano, con l’esempio di ciò che erano in vita, i viventi a compiere azioni grandi.

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