Ultimo aggiornamento: 9 Marzo 2023

Dei sepolcri: analisi e significato del celebre carme di Ugo Foscolo, riflessione sul tema della morte e sul valore eternante dell’arte.

Il contesto storico

L’occasione per la composizione del carme fu l’approvazione, nel 1804, del decreto di Saint-Cloud. Il governo napoleonico ordinava che, per motivi igienici, i cimiteri fossero spostati fuori dalle mura cittadine e che i morti fossero sepolti in fosse comuni. L’argomento divenne oggetto di dibattito. Di ritorno dalle Fiandre, Foscolo ne discusse con l’amica Isabella Teotochi Albrizzi e Ippolito Pindemonte. Quest’ultimo, in particolare, sosteneva l’importanza del culto cristiano dei morti e a questo scopo stava componendo un poemetto intitolato I cimiteri.

In risposta a Pindemonte, Foscolo scrisse Dei sepolcri. Non sappiamo con esattezza quali furono le fasi di elaborazione del carme. È però probabile che il poeta vi abbia lavorato a varie riprese tra l’agosto 1806 e il gennaio 1807, anno in cui fu pubblicato per la prima volta a Brescia.

Dei sepolcri: analisi del carme

Struttura

Iniziamo dunque a scoprire il significato e i contenuti del carme Dei sepolcri: analisi che partirà dalla paragrafazione della composizione. L’opera è composta da 295 endecasillabi sciolti e presenta una struttura rigorosa e armonica. Nel presentare i suoi argomenti Foscolo però si rifiuta di ricorrere al sillogismo logico, preferendo la fantasia. Il poeta passa così, tramite ellissi, da un’immagine all’altra, donando all’opera un afflato poetico. Allo stesso tempo, però, ciò rende il carme particolarmente difficile da leggere. Ma è lo stesso Foscolo a venirci incontro: nel 1807, in una lettera in cui rispondeva alle critiche mossegli dall’abate francese Aimé Guillon, delineò schematicamente la struttura dei Sepolcri. L’opera, in particolare, si può dividere nelle quattro parti che seguono.

Prima parte (vv. 1-90)

In apertura il poeta espone le proprie tesi sulla morte: seguendo una posizione materialista, la morte è un momento del ciclo naturale, con la quale l’individuo cessa di vivere e la materia di cui è composto si disgrega per poi formare nuovi individui. Esclusa ogni forma di vita dopo la morte, per il defunto è indifferente dove viene sepolto, poiché non sente nulla. Il tempo, inoltre, cancella ogni traccia del suo passaggio, compreso il ricordo. Ma se la ragione filosofica ha escluso la sopravvivenza dopo la morte, questa è resa possibile dall’illusione. Grazie a essa l’uomo può illudersi di continuare a vivere grazie alla tomba, che conserva il suo ricordo presso i familiari.

Seconda parte (vv. 91-150)

La sepoltura dei morti è uno degli elementi che hanno fondato la civiltà. Essa infatti distingue gli uomini dalle fiere, e proprio dal trattamento destinato ai defunti si può capire il grado di civiltà di un popolo. Foscolo critica il Medioevo cattolico, età cupa e oscura, per la sua pratica di seppellire i defunti nelle chiese. Elogia invece l’antichità classica, che guardava con serenità alla vita e alla morte. Anche i cimiteri inglesi moderni, con i loro giardini, sono una dimostrazione del senso di pietà che i vivi portano verso i morti, quindi simbolo di valori civili. Non così in Italia, dove dilaga il servilismo e le tombe servono solo a sfoggiare il lusso. Il poeta invece, figura eroica, guarda alla tomba come un porto di pace.

Terza parte (vv. 151-212)

La terza parte è dedicata alle tombe dei grandi d’Italia, e in particolare quelle presenti nella cattedrale di Santa Croce a Firenze. Parlare dei grandi d’Italia sposta però il discorso su temi politici. La tomba è infatti portatrice di un messaggio che attraversa le generazioni e le tombe dei grandi, di coloro che hanno compiuto grandi azioni, spingono i viventi a fare altrettanto. Tuttavia all’Italia non restano che le glorie del passato. Foscolo supera la delusione per il fallimento dei suoi ideali rivoluzionari grazie alla letteratura. Alla poesia riconosce un ruolo di ammaestramento politico e civile.

Quarta parte (vv. 213-295)

Come le tombe, anche la poesia ha lo scopo di conservare il ricordo. Tuttavia, mentre le tombe con il tempo finiscono per rovinarsi e distruggersi, la parola poetica supera i secoli, conservando il ricordo in eterno. Il poeta si rivolge quindi alle generazioni future, preservando il ricordo delle gesta eroiche e stimolando a grandi azioni. Chiude il carme l’immagine di Omero, che interroga le tombe degli eroi antichi per cantare la caduta di Troia e la vittoria Acheo, preservando così il ricordo delle gesta di entrambi.

Dei sepolcri: significato

Abbiamo visto brevemente temi e struttura del carme Dei sepolcri: analisi che ci ha mostrato come l’opera risenta del clima culturale dell’epoca, dominata da neoclassicismo e preromanticismo. In particolare si ricollega alla poesia cimiteriale inglese, e in particolare a opere come le Notti di Edward Young e l’Elegy Written in a Country Churchyard di Thomas Gray. Anche in Francia, all’epoca del direttorio, si era diffusa una letteratura che aveva per argomento i sepolcri. Nel carme di Foscolo, però, la poesia assume anche un intento civile e la tomba diventa occasione per riflessioni politiche e filosofiche, esposte attraverso miti e immagini.

Come abbiamo visto nell’analisi dei Sepolcri, Foscolo ribadisce il suo punto di vista materialista: la morte è un nulla eterno, e non c’è nessuna vita ultraterrena. Va però oltre il nichilismo in cui era sprofondato dopo la crisi degli ideali rivoluzionari, e a cui aveva dato voce nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis. Il poeta ora si rifugia nell’illusione che la tomba possa garantire una sopravvivenza dopo la morte, conservando il ricordo dei defunto. La tomba assume una duplice funzione: è centro degli affetti familiari ma assolve anche a funzioni civili, trasmettendo il ricordo delle gesta del passato. L’illusione dà al poeta la possibile di intervenire direttamente nella storia e nella politica del tempo. Per l’Italia si prospetta così una possibilità di riscatto dalla condizione in cui versa, traendo ispirazione dalla sua grande storia e dalle imprese del passato.

Lingua e stile

La lingua di Foscolo nei Sepolcri è aulica e sublime, secondo lo stile tipico della poesia neoclassica. Principali modelli sono Parini e Alfieri. A seconda delle esigenze espressive la parola poetica cambia, caricandosi di suggestioni e immagini. Anche la sintassi varia, passando da momenti in cui è più concisa e lapidaria, ad altri in cui i periodi sono più ampi e complessi. Estrema libertà si ritrova anche nell’uso dell’endecasillabo sciolto, grazie all’impiego di espedienti come gli enjambements e di pause interne.

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