Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre 2021

Come Goldoni rinnovò la commedia, così Vittorio Alfieri tentò di riformare la tragedia. Personalità austera e scostante, Alfieri visse un’esistenza intensa: viaggiò a lungo per l’Europa, fu a Parigi durante la rivoluzione francese e sviluppò una forte avversione per ogni forma di tirannide. Nelle sue tragedie, così come nelle sue opere principali (la Vita, le Rime) diede voce al suo temperamento conflittuale.

Vita

L’infanzia, l’Accademia e i viaggi

Vittorio Amedeo Alfieri nacque ad Asti il 16 gennaio 1749. La sua era una ricca famiglia della nobiltà terriera, e l’agiatezza economica gli consentì di dedicarsi esclusivamente alla letteratura. Come molti altri giovani della nobiltà piemontese, frequentò la Reale Accademia di Torino. In seguito criticò l’educazione che ricevette, giudicandola retrograda e datata (parlò di «otto anni di ineducazione»).

Nel 1766 lasciò l’Accademia prima di terminare gli studi e si arruolò nell’esercito, dove prestò servizio fino al 1774. In questi anni compì anche vari viaggi per l’Europa, durante i quali visitò Milano, Napoli, Firenze, Roma, Parigi, Londra, L’Aia, Vienna, Berlino. Giunse anche in Svezia, Finlandia e Russia, per poi tornare al sud, di nuovo in Francia e poi in Spagna e Portogallo. Da questi itinerari trasse un profondo odio per il dispotismo e lo sprone a intraprendere la carriera letteraria.

La formazione letteraria e le prime opere

Tornato a Torino nel 1773, si dedicò esclusivamente alla letteratura. Creò insieme agli amici una società letteraria, la Societé des Sansguignon, nella quale si discuteva di vari argomenti. Iniziò a scrivere anche le prime prove letterarie. Tra il 1774 e il 1775, mentre assisteva un’amica malata, compose la tragedia Antonio e Cleopatra, che fu rappresentata con successo. Perfezionò inoltre la sua conoscenza dell’italiano (la nobiltà piemontese si esprimeva principalmente in francese).

Nella seconda metà degli anni settanta compì alcuni viaggi in Toscana e iniziò a scrivere opere di argomento politico. Tuttavia, nel 1777 fu coinvolto in uno scandalo quando fu rivelata la sua relazione con Luisa di Stolberg-Gedern, contessa d’Albany, moglie di Carlo Edoardo Stuart. Il nobile inglese, alcolizzato, finì per aggredire fisicamente la moglie.

La maturità

Alla fine degli anni settanta Alfieri cercò di «disvassallarsi», cioè di liberarsi dai rapporti che lo legavano alla corona dei Savoia. Per farlo donò i suoi possedimenti alla sorella, riservandosi una rendita vitalizia. Rinunciò inoltre alla cittadinanza piemontese e diventò apolide. Dopodiché, insieme alla contessa d’Albany, si stabilì a Roma. Nel 1783 Alfieri fu accolto nell’Accademia dell’Arcadia con il nome di Filacrio Eratrastico.

Nel 1784 la contessa d’Albany ottenne dal re di Svezia il divorzio. Dapprima raggiunse Alfieri a Colmar; in seguito il poeta prese casa a Pisa e la contessa a Bologna. La coppia nel 1786 si trasferì a Parigi, dove fu testimone della rivoluzione scoppiata nel 1789. Dopo un iniziale entusiasmo, Alfieri sviluppò avversione per la rivoluzione, a cui diede voce nel suo Misogallo.

La coppia lasciò la Francia nel 1792, durante il Terrore. A Firenze, tra il 1792 e il 1796, Alfieri si dedicò principalmente allo studio dei classici greci. All’arrivo dei francesi in Italia, Alfieri si ritirò per un certo tempo in una villa presso Montughi. Morì a Firenze l’8 ottobre 1803.

Opere

Tragedie

Alfieri scrisse la sua prima tragedia nel 1774, quando portò sulle scene Antonio e Cleopatra. Seguirono altri drammi come Antigone, Filippo, Oreste, Saul, Maria Stuarda, Bruto primo e Bruto secondo, Mirra. Tutte le tragedie seguono il medesimo modello, sono cioè composte da cinque atti in endecasillabi sciolti. Vengono inoltre rispettate le unità aristoteliche di tempo, spazio e azione. I soggetti provengono dalla mitologia e dalla letteratura classica, dalla storia antica e da quella moderna.

La tragedia rappresenta il punto d’arrivo dell’aspirazione alfieriana, segnata dalla conflittualità tra la propria coscienza e la realtà. Anche nelle sue tragedia è presente questo conflitto: un’individualità o un ideale si scontrano con vari fattori a loro avversi. La passione che gli eroi e le eroine dimostrano, li porta inesorabilmente verso la disfatta.

Scritti politici

A partire dalla sua giovinezza, Alfieri sviluppò una fiera opposizione alla tirannide. Questo è ben visibile nelle sue tragedie, nella sua Vita e in vari scritti politici, tra cui il trattato Della tirannide (1777). Per il poeta tirannide è qualunque potere privo di controllo. In queste definizione ricadevano anche le monarchie europee a lui contemporanee, che nascondevano il loro autoritarismo sotto una maschera di mitezza. Solo chi ha in cuore l’amore per la libertà può opporsi alla tirannide.

La Vita

Nell’ultima fase della sua vita, Alfieri scrisse un’opera autobiografica, la Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso. Il poeta iniziò a lavorarvi prima del 1790, quindi approntò una seconda revisione tra il 1790 e il 1792, e infine scrisse una terza stesura nel 1803. L’opera è inoltre divisa in quattro parti, che corrispondono ad altrettanti periodi: Puerizia, Adolescenza, Giovinezza, Virilità.

Alfieri ripercorre così la sua vita, a cominciare dai primi anni della giovinezza, dedita ai viaggi e ad amori passionali e passeggeri. Matura però in lui, lentamente, la vocazione letteraria: da qui la necessità di imparare l’italiano, avendo studiato solo il francese. Il poeta descrive quindi i suoi studi, la decisione di comporre tragedie, ma anche l’avversione per la tirannide (un tema che, come abbiamo visto, è centrale nella sua opera).

Le Rime

Per quanto riguarda la produzione lirica di Alfieri, la maggior parte dei suoi componimenti ruota attorno alle passioni dell’autore. La prima edizione delle Rime risale al 1789. In generale la poesia di Alfieri si differenzia rispetto alla lirica dell’epoca (per esempio a Parini). Da un lato dimostra una minore conoscenza delle tecniche stilistiche, riscontrabile nell’andamento difficoltoso delle sue poesia. Dall’altro è però lontano dalle civetterie tipiche della lirica sua contemporanea. Piuttosto, è una poesia votata a esprimere in modo autentico i sentimenti dell’autore.

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