Ultimo aggiornamento: 19 Agosto 2022

Una delle forme più significative della narrativa postmoderna è l’iperromanzo. In questa scheda ne daremo una definizione e vedremo alcuni esempi.

Che cos’è un iperromanzo

In Italia il primo a utilizzare la parola «iper-romanzo» fu Italo Calvino nella raccolta di racconti Ti con zero (1967). Lo scrittore ritornò su questo argomento nelle sue Lezioni americane (1985), il ciclo di conferenze che avrebbe dovuto tenere all’università di Harvard. Questo particolare tipo di romanzi ha una struttura basata su una rete di storie e personaggi che si intersecano. Calvino sviluppa la sua riflessione a partire da un racconto di Borges, Il giardino dei sentieri che si biforcano (in Finzioni, 1956), il quale

si presenta come un racconto di spionaggio, che include un racconto logico-metafisico, che include a sua volta la descrizione d’uno sterminato romanzo cinese, il tutto concentrato in una dozzina di pagine.

I. Calvino, Molteplicità in Lezioni americane

Il racconto si basa su una rete di universi in cui tutte le possibilità si realizzano e rendono possibile al protagonista di portare a termine la sua missione di spionaggio. Qui risiede la caratteristica principale dell’iperromanzo per Calvino: la molteplicità, che può riguardare diversi aspetti (molteplicità delle storie, dei personaggi, delle decisioni ecc.). Qualche esempio aiuterà a capire meglio di cosa si tratta.

Alcuni esempi di iperromanzo

Vladimir Nabokov, Fuoco pallido

Il primo esempio che proponiamo è Fuoco pallido (Pale fire, 1962) di Vladimir Nabokov. Il romanzo è composto da un poema del poeta fittizio John Shade, corredato da una introduzione e da un apparato di note scritte dal collega Charles Kinbote. Il poema è autobiografico: racconta alcuni episodi della vita di Shade, che lo ha scritto nell’arco di 21 giorni ed è morto assassinato poco dopo averlo ultimato. Kinbote, “curatore” dell’opera postuma, era però convinto che il poema parlasse di Zembla, il paese del Nord Europa da cui proveniva, ed esprime il suo disappunto nella prefazione. Nelle note, invece, Kinbote approfitta per raccontare la storia di Zembla e del suo ultimo re (che si scoprirà essere lo stesso Kinbote), ma anche le storie dell’assassino di Shade e di altri personaggi. Come in un ipertesto, il lettore è quindi costretto a spostarsi da una pagina all’altra, in una rete di storie che si intrecciano.

Julio Cortázar, Il gioco del mondo

Un altro esempio è Il gioco del mondo (Rayuela, 1966), l’opera più famosa dello scrittore argentino Julio Cortázar. Il protagonista è Horacio Oliveira, un argentino che nella prima parte del romanzo vive a Parigi, mentre nella seconda ritorna a Buenos Aires. Una terza parte contiene dei capitoli aggiuntivi. Cortázar proponeva due approcci al proprio libro. Il primo prevede di leggere tutti i capitoli delle prime due parti, nell’ordine in cui si trovano. Il secondo, invece, prevede di partire dal capitolo 73, per poi seguire l’ordine stabilito dall’autore, saltando da un capitolo all’altro e comprendendo anche quelli della terza parte. Nel libro convivono quindi due romanzi differenti che, seppur avendo la stessa trama, forniscono diverse interpretazioni sui fatti e sui personaggi.

George Perec, La vita istruzioni per l’uso

La vita istruzioni per l’uso (La vie mode d’emploi, 1978) del francese Georges Perec viene citato come esempio anche da Calvino nelle Lezioni americane. Il romanzo (che ha per sottotitolo Romanzi) racconta la vita degli abitanti di un condominio parigino. L’autore immagina di togliere il muro sulla facciata del palazzo, trovandosi di fronte a un quadrato composto da cento caselle, ognuna delle quali corrisponde a un ambiente dello stabile. Perec si sposta da una casella all’altra disegnando una L tra le caselle, secondo la mossa del cavallo negli scacchi. Il romanzo si sviluppa dunque attraverso diverse storie che si collegano tra di loro sul modello delle tessere di un puzzle.

Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore

Il più illustre esempio di iperromanzo della letteratura italiana è Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979) di Calvino, un romanzo fatto da inizi senza fine. Un lettore e una lettrice sono alla ricerca di un nuovo libro, di cui possiedono solo le prime pagine e di cui vorrebbero leggere i capitoli successivi. Ogni volta però finiscono per trovare nuovi libri, sempre incompleti. Il romanzo si compone quindi di dieci inizi di dieci romanzi diversi, ciascuno dei quali corrisponde a un diverso tipo di narrazione. Se una notte d’inverno un viaggiatore è il romanzo più metaletterario di Calvino, in cui lo scrittore riprende tutte le sollecitazioni provenienti dalla letteratura del Novecento.

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