Ultimo aggiornamento: 19 Agosto 2022

Capolavoro assoluto di Giuseppe Parini, Il giorno è un poema satirico a cui il poeta di dedicò a partire dagli anni sessanta e che rimase incompiuto. Seguendo un giovane nobile per un’intera giornata, Parini dà una rappresentazione satirica dell’aristocrazia milanese del tempo.

Fasi della composizione

Il Giorno è costituito da quattro parti e la sua composizione avvenne in diverse fasi, a cominciare dal 1757. Nelle intenzioni di Parini doveva essere composto inizialmente da tre parti: Mattino, Mezzogiorno e Sera. Le prime due parti furono pubblicate nel 1763 e nel 1765, mentre la terza, annunciata dall’autore all’editore, fu in realtà abbandonata. Parini riprese poi a lavorarci, revisionando quello che aveva già pubblicato. La Sera, invece, fu divisa in due parti: il Vespro e la Notte. Pur lavorandoci fino agli ultimi giorni di vita, il poeta non riuscì però a terminare la sua opere, che quindi rimase incompiuta. A queste diverse fasi della composizione corrisponde anche un cambiamento nello stile: le ultime due parti, al pari delle odi dell’ultimo periodo, risentono del gusto neoclassico adottato da Parini.

Struttura

Il giorno è un poema in endecasillabi sciolti in strofe di diversa misura, che racconta la giornata di un «giovin signore». Può essere ricondotto al genere della poesia didascalica: il poeta infatti si presenta come un «precettor d’amabil rito», che riserva al giovane protagonista consigli sulla vita mondana. Nelle ultime due parti, però, il poeta abbandona questo ruolo di precettore e si limita a narrare i fatti e descrivere gli ambienti e i personaggi. Nel corso dell’opera non viene infatti raccontato un evento particolare. Il poema è piuttosto una descrizione della giornata tipo di un membro dell’aristocrazia milanese del Settecento.

Il Mattino

Il giovin signore viene mostrato all’alba, quando si corica dopo una notte passata a teatro. Il suo risveglio avviene solo molte ore dopo, quando in tarda mattinata si alza e si prepara per incontrare la sua dama. Segue quindi la minuziosa descrizione della colazione e della toeletta.

Il Mezzogiorno

A mezzogiorno il giovin signore va a fare visita alla sua dama, per svolgere le sue funzioni di cavalier servente (cicisbeo). Dopo alcune schermaglie amorose con la donna, viene descritto il pranzo, durante il quale si discute di vari temi, compresi gli argomenti filosofici più alla moda. Dopo il pranzo, nel tardo pomeriggio il giovin signore e la sua dama vanno al passeggio delle carrozze, insieme al resto della nobiltà milanese.

Il Vespro

Parini lavorò alle ultime due parti fino alla fine dei suoi giorni, senza però completarle. I testi che abbiamo sono quindi incompleti e frammentari. Il Vespro si compone di 517 versi, che all’inizio riprendono la parte finale del Mezzogiorno: il poeta, nella sua revisione, progettava in fatti di spostare in questo punto la scena del passeggio. Il giovin signore e la dama vanno a casa di un amico malato, dove lasciano il loro biglietto da visita, e poi fanno visita a un’amica nevrastenica.

La Notte

Al pari del Vespro, anche la Notte si presenta incompiuta. Possediamo un frammento di 673 versi, in cui si racconta del ricevimento, in casa di un’anziana dama, a cui partecipano anche il giovin signore e la donna. L’attenzione del narratore si sposta sugli altri personaggi, di cui vengono messi in luce, con ironia, i vizi e le manie.

Tematiche generali

La polemica contro la nobiltà

La forma di poema didascalico a cui si è accennato, non è in realtà che un pretesto per poter polemizzare con la nobiltà dell’epoca. Il precettore del Giorno parla infatti per antifrasi, quindi afferma il contrario di ciò che dice. Apparentemente, il precettore accoglie il punto di vista del giovin signore e celebra la sua vita vuota e dissoluta con toni iperbolici. Ma dietro queste celebrazioni evidentemente esagerate, che generano il riso, si rivelano la banalità e la vacuità in cui vivono gli aristocratici.

Nelle dettagliate descrizioni degli usi e delle abitudini del giovin signore, viene mostrata in particolare l’immoralità diffusa tra gli aristocratici. L’esempio più evidente è la polemica che Parini porta avanti contro il cicisbeismo. Le dame del Settecento avevano infatti l’abitudine di farsi accompagnare nelle uscite pubbliche, in vece del marito, da un cavalier servente, il cicisbeo. Ufficialmente si trattava di un servizio reso dall’uomo alla dama, ma nella pratica si trasformava spesso in un adulterio legittimato dalla società.

Alla nobiltà a lui contemporanea, dedita ad attività banali e vuote, il poeta contrappone l’aristocrazia del passato, intraprendete e combattiva. Il precettore, con la solita ironia, afferma di avere orrore per le battaglie e le violenze dei nobili antichi. Il suo atteggiamento, però, rivela che il suo punto di vista è esattamente l’opposto. Parini, d’altra parte, non doveva avere una visione mitizzata del passato: come dimostrano altri suoi scritti, conosceva bene anche i vizi e i crimini che si compivano all’epoca.

Il lusso e il piacere

Nel mondo descritto da Parini nel Giorno due sono i valori principali: il lusso e il piacere. Nel Mezzogiorno (vv. 250-338) infatti il precettore narra la favola del piacere, secondo la quale è stato proprio il piacere a dividere gli uomini, uguali per natura, in signori e volgari. I primi infatti, dotati di organi più sensibili, sentivano con maggiore forza il richiamo del piacere. Iniziarono quindi a ricerca le cose più belle e raffinate. I volgari, al contrario, erano insensibili al piacere: rimasero quindi legati ai bisogni primari e si ritrovarono condannati alla fatica e alla sofferenza.

Le classi popolari

Alla vita vacua e corrotta dell’aristocrazia viene contrapposta l’operosità delle classi popolari. Questo è evidente già nel Mattino, dove vengono richiamate le figure del fabbro e del contadino, opposte al vizioso giovin signore che trascorre gran parte della mattinata dormendo. La nobiltà vive in un ambiente chiuso, noncurante dello stato di miseria in cui vivono le persone del popolo, le quali compaiono in vari punti nel corso della giornata. Il richiamo ai lavoratori affamati rompe la bolla in cui vive il giovin signore e rivela al lettore una realtà altra.

Lo scopo del poeta è allora quello di educare la nobiltà, spingerla ad abbandonare il vizio per assumere una funzione positiva. Parini aveva posizioni conservatrici ma moderatamente riformatrici. Nelle sue intenzioni, l’aristocrazia avrebbe potuto mettere a disposizione le proprie sostanza per migliorare la società e redistribuire in modo più equo le ricchezze. Non per questo arrivava però a prospettare un sovvertimento dell’ordine sociale vigente. Immaginava piuttosto un mondo in cui ogni classe svolgeva il proprio compito per il bene comune.

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