Ultimo aggiornamento: 24 Aprile 2023

Il Rinascimento in letteratura e nelle arti segnò un periodo di rinnovamento rispetto ai canoni del Medioevo. D’altra parte, bisogna anche evitare facili semplificazioni: come vedremo, il Rinascimento è diretta conseguenza di fenomeni culturali avvenuti nei secoli precedenti.

Che cos’è il rinascimento? Una questione di classificazione

Quali sono i confini tra umanesimo, rinascimento e manierismo? Secondo una periodizzazione che si trova spesso sui manuali la distinzione è la seguente:

  • l’Umanesimo, che caratterizza la cultura quattrocentesca ma le cui radici affondano nel Trecento;
  • il Rinascimento, che fiorisce nei primi decenni del Cinquecento;
  • il manierismo, che si sviluppa nella seconda metà del Cinquecento e che rappresenta una fase di crisi dei valori rinascimentali.

Si tratta, come è ovvio, di una classificazione utile per studiare i fenomeni artistici e culturali. Tuttavia non bisogna prendere queste distinzioni in maniera troppo rigida: tra Umanesimo e Rinascimento, per esempio, non vi è soluzione di continuità. Piuttosto, si può dire che nel Cinquecento giunge a maturazione un processo che ha le sue radici nella cultura trecentesca. Allo stesso modo, elementi manieristici si possono trovare già nel Rinascimento: il manierismo infatti riprende ed esaspera i canoni del classicismo rinascimentale.

Caratteri principali della letteratura del rinascimento

La centralità dell’uomo

Il Rinascimento, in letteratura come nelle arti, mantenne una sostanziale continuità con l’Umanesimo, soprattutto per quanto riguardava la centralità dell’uomo. Cambia così la concezione della storia: se nel Medioevo la si considerava come una creazione divina, ora è il risultato dell’azione dell’uomo. Il cambio di prospettiva è indotto anche dalle scoperte geografiche, che modificano radicalmente l’orizzonte geografico dell’uomo del Rinascimento.

Si affaccia inoltre una nuova mentalità scientifica a moderna, che crea un nuovo rapporto tra uomo e natura, quest’ultima indagata con spirito non dogmatico. I primi segnali di questo cambio di paradigma si trovano già in Leonardo da Vinci (1452-1519) e trovarono compimento nel metodo di Galileo Galilei (1564-1642).

La filologia e la riscoperta dei classici

Centrale è il ruolo della filologia. A partire dal Quattrocento, con l’Umanesimo era iniziata la riscoperta dei classici latini e greci. In particolare, era cresciuta l’esigenza di ristabilire la forma originaria dei testi, individuando ed eliminando le interpolazioni e le manomissioni dei copisti. Da qui derivò la nuova concezione della storia, lontana dai canoni medievali. L’antico però non fu solo riscoperto: divenne anche un modello ed influenzò la società e la cultura dell’epoca. Lo stesso termine Rinascimento rimanda infatti all’idea che gli intellettuali del periodo fossero diretti eredi degli altissimi valori della tradizione latina. Quei valori andavano non solo riproposti, ma anche perfezionati nella contemporaneità.

Il neoplatonismo

Nel Rinascimento proseguì l’influsso sulla cultura europea del neoplatonismo. Nella Firenze del Quattrocento, Marsilio Ficino (1433-1499) aveva riscoperto la filosofia di Platone e Plotino e fondato una Accademia fiorentina che idealmente riprendeva l’eredità dell’Accademia platonica di Atene. Nella rilettura di Ficino, il platonismo è una pia philosophia, segno della presenza del Verbo nel mondo. L’uomo occupa un ruolo intermedio tra il mondo sensibile e la realtà superiore, che può aspirare a raggiungere attraverso la contemplazione della bellezza e l’esperienza dell’amore. Si tratta di una concezione che permea non solo l’arte e la cultura, ma anche la vita nelle corti.

Il classicismo

Dalla rivalutazione del classico deriva il classicismo, caratteristica fondamentale della letteratura di questo periodo. Era un classicismo formale: la letteratura dell’epoca voleva definirsi classica al pari dell’antica, e per farlo stabilì scrupolosamente i propri canoni. Individuò quindi in alcuni autori e opere dei modelli ideali e immutabili, esempi di equilibrio e di ordine da imitare. A indicare i modelli da seguire per la letteratura in volgare italiano fu Pietro Bembo nelle sue Prose della volgar lingua (1525). Gli autori individuati furono Petrarca per la poesia e Boccaccio per la letteratura.

Oltre all’imitazione c’erano anche delle regole da seguire. Più precisamente, la riscoperta della Poetica di Aristotele fornì, con la propria autorità, dei precetti dogmatici che bisognava rispettare nella composizione delle opere. L’adozione di questi precetti andò di pari passo con l’evolversi della Controriforma e il progressivo passaggio alla fase successiva al Rinascimento, il manierismo.

Rinascimento e letteratura italiana

Molto della nostra concezione del Rinascimento si deve all’interpretazione che ne ha dato nell’Ottocento lo storico svizzero Jacob Burckhardt. In questa lettura, l’Italia dei primi decenni del Cinquecento fu la culla della civiltà rinascimentale, che poi si diffuse nel resto d’Europa. Per quanto riguarda la letteratura italiana, le opere principali risalgono ai primi tre decenni del Cinquecento. Sono:

  • il Principe di Niccolò Machiavelli (scritto nel 1513, pubblicato nel 1523),
  • l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto (ultima edizione del 1532),
  • il Cortegiano di Baldassarre Castiglione (1508-1516)
  • le Prose della volgar lingua di Pietro Bembo (1525).

Una svolta avviene però alla metà del secolo quando, con il concilio di Trento (1545-1563), la Chiesa cattolica tentò di dare una risposta alla diffusione della Riforma protestante. Nel 1563 iniziò l’età della Controriforma.

Rinascimento e letteratura europea

Le guerre in Italia di re Francesco I introdussero in Francia il gusto rinascimentale, grazie anche all’arrivo nel paese di importanti artisti come Leonardo da Vinci. Tra i maggiori scrittori francesi del periodo rinascimentale si possono ricordare Clément Marot (1496-1544), François Rabelais (1483-1553), Michel de Montaigne (1533-1592) e i poeti della Pléiade, come Pierre de Ronsard (1524-1585) e Joachim Du Bellay (1522-1560).

Intanto, all’inizio del secolo, l’olandese Erasmo da Rotterdam (1466-1536) fu tra i più attivi intellettuali dell’umanesimo in Europa. In Inghilterra invece l’umanesimo era arrivato in ritardo rispetto all’Italia, alla fine del XV secolo. Nel secolo successivo il Rinascimento si diffuse influenzato da quello italiano, durante i regni di Enrico VIII e soprattutto Elisabetta I. Il teatro elisabettiano, che ebbe come principale autore William Shakespeare (1564-1616), rappresentò il vertice della letteratura rinascimentale inglese. Tra gli intellettuali del periodo ci furono poi scrittori come Christopher Marlowe (1564-1593) e Ben Johnson (1572-1637). Da ricordare poi i filosofi Thomas More (1478-1535), Francis Bacon (1561-1626) e Thomas Hobbes (1588-1679).

Anche in Germania il Rinascimento si diffuse con un certo ritardo, e il suo sviluppo seguì l’avanzata della Riforma. Sempre alla metà del secolo il Rinascimento raggiunse anche i paesi dell’Europa centrale, dando significativi risultati per quanto riguarda le arti come la pittura e l’architettura. La Russia, invece, fu interessata solo limitatamente, sia a causa della lontananza del paese dai principali centri culturali europei, sia per il permanere di una forte tradizione locale bizantina e slava.

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