Riassunto e significato di Bartleby, lo scrivano (Bartleby, the scrivener) di Herman Melville. Comparso per la prima volta nel 1853 sul «Putnam’s magazine» e poi ricompreso tra i Racconti della veranda (The plaza tales, 1856), Bartleby è una metafora esistenziale, nata da un periodo particolarmente buio nella vita dello scrittore.

Riassunto di Bartleby, lo scrivano

Il narratore, un avvocato di Wall Street, racconta il singolare caso dello scrivano Bartleby. Per far fronte all’aumento di lavoro nel suo studio legale, il narratore assume un nuovo impiegato, Bartleby, che si dimostra un ottimo copista. Tuttavia, ogni volta gli venga chiesto di fare un lavoro diverso dal copiare documenti, Bartleby si rifiuta limitandosi a dire, con tono cortese: «Preferisco di no». Il narratore è combattuto: da un lato si aspetta che il suo sottoposto faccia ciò che gli viene chiesto, ma dall’altro prova curiosità e pietà per questo personaggio così strano. Una domenica, andando in ufficio per una commissione, il narratore scopre che Bartleby trascorre lì la notte, e che quindi non ha un appartamento.

Nel corso del racconto la situazione degenera: nonostante i rimproveri del capo e le minacce dei colleghi, Bartleby rifiuta poco a poco di fare qualsiasi lavoro. Lo scrivano arriva così a trascorrere gran parte del tempo a guardare per aria fantasticando. Il narratore decide quindi di licenziarlo, ma Bartleby rifiuta comunque di lasciare la sua scrivania e l’ufficio. A questo punto, l’avvocato opta per una soluzione estrema e trasferisce il proprio ufficio in un nuovo palazzo. Bartleby tuttavia continua a rimanere nel vecchio edificio, scatenando la rabbia degli altri condomini, che alla fine chiamano la polizia e lo fanno arrestare. Lo scrivano trascorre i suoi ultimi giorni in carcere. Il narratore, andato a fargli visita, lo trova accasciato in un angolo, senza vita.

Analisi di Bartleby

Molto si è scritto su Bartleby, lo scrivano, che, insieme a Moby Dick, è probabilmente l’opera più famosa di Melville. L’autore lo scrisse in un periodo particolarmente complesso, segnato da difficoltà economiche, artistiche e di salute. A partire da queste esperienze autobiografiche, Melville arriva a creare una metafora della condizione umana. Bartleby viene descritto solo tramite negazioni: non ha un passato, non ha una casa, non ha una famiglia, non tocca il denaro che gli viene dato, non lascia mai l’ufficio. Inoltre non parla, non dimostra sentimenti e in generale non dà spiegazioni del suo comportamento.

Da qui si possono dare molte interpretazioni del racconto. Può essere letto come una storia di alienazione, la vicenda di un nevrotico che finisce per lasciarsi morire. Oppure come una metafora dell’artista, che si isola e, con i suoi no, si oppone ai compromessi della società. È comunque certo che il racconto, pur nella sua brevità, è particolarmente complesso. A cominciare dal narratore, un uomo mediocre, pratico e ottimista, che cerca in ogni modo di razionalizzare la vicenda di cui è testimone. Attraverso il suo sguardo, una storia dai contorni tragici assume una nota comica: l’avvocato racconta i problemi che ha incontrato durante la sua esperienza con Bartleby. Il racconto può quindi essere letto come una fusione di tragedia e commedia, in cui ogni cosa è relativa e, in quanto umana, rovesciabile.

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