Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio 2023

Che cosa hanno in comune I tre moschettieri, Guerra e pace, La freccia nera e Pinocchio? Sono tutti romanzi d’appendice. Pubblicato a puntate su riviste, il romanzo d’appendice ha goduto particolare fortuna durante l’Ottocento. È stato un fenomeno molto variegato, che si rivolgeva a un pubblico popolare. Spesso erano opere che miravano al solo intrattenimento, di autori oggi dimenticati. Con questa formula comparvero però anche capolavori della letteratura moderna.

Le origini del romanzo d’appendice

Per rintracciare le origini del romanzo d’appendice bisogna tornare nella Francia di fine Settecento. Louis-François Bertin, direttore del «Journal de débats» dal 1789 al 1842, decise di ospitare nelle parte passa del suo giornale alcuni racconti. Erano opere di genere molto vario, che si rivolgevano a un pubblico popolare. Per invogliare i lettori a comprare il giornale iniziò a pubblicare singoli episodi di racconti più lunghi. Poi, nel 1836, Émile de Girardin fondò il giornale popolare «La Presse», che pubblicava in appendice i primi romanzi a puntate, scritti da autori come Dumas padre e Balzac. A questo periodo risale anche l’uso di definire questi romanzi con la parola feuilleton, diminutivo di feuillet, termine con cui si indicava la pagina di giornale.

Nasceva così un genere destinato a godere dei favori del pubblico fino ai primi decenni del Novecento. I lettori si appassionavano al romanzo e attendevano di settimana in settimane l’uscita del nuovo episodio, che di solito era sul numero della domenica. Il romanziere doveva costruire una fitta rete di intrecci con l’immancabile colpo di scena alla fine di ogni episodio, così da suscitare la suspence e invogliare all’acquisto del giornale. Per attirare il pubblico i più audaci ricorrevano inoltre a toni forti: non di rado gli scrittori venivano accusati di oltraggio alla morale. La formula ottenne un tale successo da diffondersi rapidamente in gran parte dei paesi europei, come l’Inghilterra, la Russia e l’Italia.

Il romanzo d’appendice: i temi

Rivolgendosi a un pubblico ampio di non letterati, molti romanzi d’appendice ricorrevano a stereotipi e assecondavano la mentalità comune. C’erano quindi alcuni temi ricorrenti: amori contrastati, donne di incredibile bellezza ma anche viziose e sensuali, giovani artisti in cerca di realizzazione. Il tutto sullo sfondo di una società ricca e ipocrita, in cui il protagonista tentava di inserirsi o da cui si emancipava. Diversi fili narrativi di intrecciavano, talvolta anche in modo a dir poco assurdo, così da tenere avvinghiato il lettore. Il fatto di essere una narrativa di consumo, tuttavia, non significava scarsa qualità letteraria. Dalla miriade di testi che si limitavano a proporre le caratteristiche sopra elencati, senza particolare originalità e oggi dimenticati, se ne elevarono alcuni che furono invece considerati capolavori della letteratura europea.

Gli autori più famosi

Tra i primi romanzi d’appendice pubblicati su «La Presse» nel 1836 ci furono La comtesse de Salisbury di Alexander Dumas e La vieille fille di Honoré de Balzac. A Dumas si devono poi altri feuilleton molto popolari come I tre moschettieri e Il conte di Montecristo, entrambi del 1844. A puntate uscirono anche I misteri di Parigi (1842) di Eugène Sue, Madame Bovary (1856) di Flaubert e 20.000 leghe sotto i mari (1870) di Verne.

Molto importante anche la produzione di romanzi d’appendice in lingua inglese, con La fiera delle vanità (1847) di Thackeray, David Copperfield (1849-50) di Dickens, Middlemarch (1871) di George Eliot, Ritratto di signora (1880) di Henry James, L’isola del tesoro (1881) di Stevenson, Cuore di tenebra (1899) di Conrad.

In Russia furono pubblicati capolavori come Delitto e castigo (1866) e I fratelli Karamazov (1880) di Dostoevskij e Guerra e pace (1965-69) di Tolstoj. Tra gli autori italiani di feuilleton si ricordano invece i nomi di Emilio De Marchi, Matilde Serao, Carolina Invernizio, Guido Da Verona e Liala. Anche Pinocchio di Collodi comparve a puntate sul «Giornale per i bambini», tra il 1881 e il 1882.

Precedente Il romanzo epistolare nell’Europa del Settecento
Ritratto di Giovanni Pascoli Successivo Giovanni Pascoli, vita e opere