Ultimo aggiornamento: 7 Gennaio 2021

Nel XIX secolo il romanzo borghese si afferma definitivamente come il genere letterario cardine della letteratura europea moderna. La letteratura francese conosce una ricchissima produzione romanzesca e diffonde nuove tendenze in Europa, a cominciare dai paesi più industrializzati. Particolarmente importante è il romanzo ottocentesco russo, che annovera autori del calibro di Gogol’, Dostoevskij e Tolstoj. In Italia le resistenze classiciste cadono nei primi decenni dell’Ottocento e con un certo ritardo il nuovo genere prende piede anche nella letteratura italiana.

Tra Settecento e Ottocento: alle origini del romanzo ottocentesco

Durante la prima metà dell’Ottocento anche l’editoria si trasforma, e da attività artigianale diventa una vera e propria impresa capitalistica. Già a partire dalla seconda metà del Settecento il pubblico dei lettori si era allargato: sempre più uomini e donne della borghesia si avvicinato alla lettura, spesso cercando uno svago. La produzione letteraria cerca quindi di andare incontro ai gusti e alle aspettative del pubblico, che richiede intrecci più complessi. Il romanzo storico è il genere che riscuote maggiore successo. Prendono piede però anche il genere epistolare, quello di formazione e il gotico.

Il Bildungsroman

Bildungsroman, cioè “romanzo di formazione”, è il termine tedesco usato per indicare le opere che seguono la formazione del protagonista (o di un gruppo di personaggi) attraverso il confronto con la realtà che lo circonda. Si tratta di uno schema narrativo inaugurato da Goethe con La vocazione teatrale di Wilhelm Meister (1796). In quest’opera il protagonista è un giovane di origine borghese che, durante un viaggio per l’Europa, viene iniziato all’arte e alla poesia. Anche Tom Jones (1749) di Henry Fielding, però, può essere considerato un anticipatore del genere.

Negli anni trenta il romanzo di formazione si diffonde in Francia, grazie a Stendhal, che nel 1830 pubblica Il rosso e il nero. Il genere conoscerà una duratura fortuna nel romanzo ottocentesco, e oltre: tra gli altri romanzi di formazione francesi ricordiamo anche L’educazione sentimentale (1864) di Gustave Flaubert. In Inghilterra invece i titoli più significativi sono Jane Eyre (1847) di Charlotte Brontë e Oliver Twist (1837) e David Copperfield (1849) di Charles Dickens.

Il gotico

A cavallo tra Settecento e Ottocento, in concomitanza con il preromanticismo, nella letteratura inglese prende piede il tema dell’orrore e del gotico. A inaugurare questo filone è Horace Walpole, autore del romanzo Il castello di Otranto (1764). Nel mezzo secolo successivo il romanzo gotico sarà particolarmente popolare, grazie ad autrici come di Clara Reeve (Il vecchio barone inglese, 1778), che scriveranno opere ispirate al romanzo di Walpole. I risultati migliori di devono però ad Ann Radcliffe, autrice dei Misteri di Udolfo (1794) e L’italiano o il confessionale dei penitenti neri (1797). Nei suoi romanzi i fenomeni paranormali hanno sempre una spiegazione razionale, e l’orrore viene sfruttato per suscitare il sublime.

Con Il monaco (1796) di Matthew Gregory Lewis intanto si facevano strada nel pubblico un gusto più orientato al terrore. Il romanzo, ambientato in Spagna nel XVI secolo, ha per protagonista un monaco perverso e tocca temi come il demoniaco, la stregoneria e l’inquisizione. Temi simili erano però già stati affrontanti da William Beckford in Vathek (1786). Riprendendo alla tradizione francese del romanzo di ambientazione esotica, Vathek racconta di un sultano orientale che danna la propria anima per ottenere gloria e potere.

All’inizio dell’Ottocento il romanzo gotico definisce i propri schemi, che ricorrono a personaggi e scenari simili tra di loro. La fortuna del genere durerà fino agli anni venti: del 1820 è Melmoth l’errante di Charles Robert Maturin, l’ultimo romanzo gotico di particolare successo. L’eredità del genere tornerà nei romanzi neri francesi dell’età della Restaurazione e in varie opere popolari. Tra i vari romanzi gotici merita di essere ricordato anche Frankenstein (1818) di Mary Shelley.

Il romanzo storico

Nell’Europa del primo Ottocento il genere che incontra maggiormente i favori del pubblico è il romanzo storico. Durante il romanticismo si diffuse una nuova sensibilità verso la storia, e in particolare la storia nazionale. Ne scaturisce quindi un nuovo interesse per gli eventi del passato e in particolare per il Medioevo, considerato come l’epoca in cui sono formati i caratteri delle popolazioni moderne.

Il primo esempio di romanzo storico propriamente detto è Waverley (1814) dello scozzese Walter Scott. A lui si deve un altro capolavoro del genere, Ivanhoe (1819), ambientato nell’Inghilterra medievale, durante le lotte tra sassoni e normanni, e destinato a fare scuola. Il romanzo storico si caratterizza per la sua mescolanza di realtà storica e fantasia. Nella stessa opera si incontrano fatti e personaggi storicamente accertati, che si mescolano con altri puramente inventati. Questo genere, come ricordato avrà particolare fortuna nel romanzo ottocentesco.

Nel XIX secolo il romanzo storico risponde all’esigenza di formare il lettore, avvicinandolo alla storia e alle tradizioni nazionali. A questo si aggiunge un intento morale: i personaggi positivi sono portatori di valori esemplari, gli stessi professati dall’autore. La produzione di romanzi storici nell’Ottocento è sconfinata. Tra i vari titoli citiamo I promessi sposi (1827) di Alessandro Manzoni, Notre-Dame de Paris (1831) di Victor Hugo, Guerra e pace (1865-9) di Lev Tolstoj.

Il rinnovamento del romanzo ottocentesco

A partire dalla metà del secolo il romanzo ottocentesco conosce una fase di rinnovamento. È un periodo particolarmente florido, dovuto alla fortuna del romanzo d’appendice, un romanzo cioè pubblicato a puntate su riviste. Tra gli autori di successo ci sono il francese Alexander Dumas e gli inglesi Dickens e Thackeray.

Il rinnovamento del romanzo ottocentesco si deve però ad autori francesi come Honoré de Balzac, Victor Hugo e George Sand. Centrale è la figura di Gustave Flaubert, che in romanzi come Madame Bovary (1857) e L’educazione sentimentale (1869) getta uno sguardo disincantato sulla realtà, ricorrendo a uno stile finissimo e ricercato, destinato a influenzare generazioni di romanzieri. L’impersonalità adottata da Flaubert nei suoi romanzi sarà di capitale importanza per la nascita del naturalismo. Autori come Zola e i fratelli Goncourt sviluppano un programma ispirato al positivismo che intende usare la letteratura come strumento per lo studio sociologico. Queste dottrine si diffonderanno anche fuori dalla Francia e ispireranno il Verismo siciliano.

Dal naturalismo si distaccherà Karl-Joris Huysman, che con À rebours (1884) inaugura il filone dell’estetismo tipico del decadentismo. Fuori dal naturalismo si collocano anche Theophile Gautier e Anatole France. In Italia continuò l’affermazione del romanzo storico (Confessioni un italiano di Nievo), mentre in Germania Keller pubblica le sue opere più importanti. In Inghilterra, dopo il realismo psicologico di Jane Austin, si ha una produzione romanzesca molto varia, che comprende le sorelle Brontë, George Eliot e Thomas Hardy. Da non dimenticare, poi, Stevenson, Kipling e Konrad, che nello loro opere dimostrano uno spiccato gusto per l’avventura.

Il romanzo ottocentesco russo

Il romanzo ottocentesco raggiunge però alcuni dei suoi vertici in Russia, dove nel corso del secolo si fioritura culturale. Questa però, a partire dal regno di Nicola II, è circoscritta alla sola letteratura e in particolare al solo romanzo, grazie ad autori come Puškin, Lermontov, Gogol’, Turgenev, Gončarov, Dostoevskij e Tolstoj. Le cause di ciò sono politiche e sociali: lo Stato autocratico zarista ha come unico contraltare gli intellettuali e gli scrittori. I romanzi danno quindi voce alle esigenze di rinnovamento, proponendo spesso utopie sociali. Lo scrittore acquista quindi un ruolo etico, e intende la sua vita e il suo lavoro come una missione. D’altra parte gli autori devono fare i conti con la censura zarista, che si rivela ottusa e asfissiante.

Il realismo russo moderno parte con il romanzo in versi Evgenij Onegin (1825) di Puškin. Il protagonista è un personaggio a tutto tondo che si muove in una realtà quotidiana e deve fare i conti con problematiche psicologiche ed esistenziali. Pochi anni dopo arrivano anche i primi romanzi storici: La figlia del capitano (1836), sempre di Puškin, e Taras Bul’ba (1935) di Gogol’. Un eroe del nostro tempo (1840) di Lermontov è invece un primo esempio di romanzo ciclico, composto da cinque racconti, in cui la psicologia del protagonista viene analizzata da vari punti di vista.

In alcune opere di Gogol’ e Dostoevskij è inoltre visibile l’influenza di Hoffmann e della letteratura fantastica. Negli anni cinquanta si assiste poi all’affermazione di romanzieri come Turgenev e Gončarov, destinati a influenzare la contemporanea letteratura europea. L’apice si raggiunge però nei due decenni successivi, quando vengono pubblicati i grandi capolavori di Tolstoj e Dostoevskij.

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