Ultimo aggiornamento: 31 Maggio 2021

Il romanzo è un genere molto antico, conosciuto già nella letteratura greca e latina. Solo però con l’ascesa della borghesia durante il Settecento, il romanzo diventa uno dei generi fondamentali della letteratura europea. È in questo periodo che inizia a svilupparsi quello che siamo soliti definire romanzo moderno.

Alle origini del romanzo: antichità e Medioevo

Prima di occuparci delle origini del romano moderno, facciamo un rapido excursus nel romanzo antico e medievale. Vale la pena ricordare che il termine “romanzo”, inteso come componimento narrativo in prosa di ampio respiro, può essere usato anche per opere molto antiche, come la storia di Ahikar (VI secolo a.C.), scritta in aramaico ma influenzata dalla precedente narrativa epica egizia e assiro-babilonese. Ampi testi narrativi, simili al romanzo, si incontrano anche nella cultura araba e giapponese (si pensi ai monogatari). Tuttavia, nella letteratura extraeuropea degli ultimi due secoli, i romanzi risentono dell’influenza del moderno romanzo occidentale.

Il romanzo greco e latino

Il romanzo, come si è detto, ha origini molto antiche, ed era un genere praticato già dagli scrittori dell’antica Grecia. Qui si diffuse a partire dall’epoca ellenistica, influenzato però da opere più antiche e tra loro molto diverse. Vi confluiscono, per esempio, la storiografia ionica, ma anche opere che raccontano di viaggi e avventure: modello principale di questa letteratura è l’Odissea omerica, ma bisogna ricordare anche le opere in cui si racconta delle conquiste di Alessandro Magno. Nel romanzo antico, però, confluisce anche certo sentimentalismo tipico della commedia nuova.

Il primo romanzo di cui si abbia notizia, e che fu da modello per i successivi, è il romanzo di Nino, del I secolo a.C. È un’opera avventurosa, intrisa di sentimentalismo, in cui si racconta del re assiro Nino e del suo amore per la cugina Semiramide. Il romanzo tuttavia conobbe ampia diffusione solo più tardi, attorno al I secolo d.C. Il merito fu degli autori della seconda sofistica, che resero più complessi gli intrecci rendendo però le opere più artificiose e retoriche. Veniva invece scarsamente considerata l’evoluzione psicologica dei personaggi.

Tra i capolavori di questo periodo, si devono ricordare Cherea e Calliroe di Caritone di Afrodisia, Dafni e Cloe di Longo Sofista, Le meraviglie di là da Tule di Antonio Diogene, Clitofonte e Leucippe di Achille Tazio, le Efesiache di Senofonte Efesio. Oltre a questi, si sviluppò anche un genere più realistico e dai toni satirici. In questo caso i principali esempi sono le favole milesie di Aristide di Mileto (II secolo a.C.) e, nella letteratura latina, il Satyricon di Petronio e le Metamorfosi di Apuleio.

Il romanzo medievale

È però nel Medioevo che nasce il termine “romanzo”: derivato dal latino romanice loqui, cioè “parlare in volgare”, fu usato per indicare le ampie narrazioni in lingua volgare che si stavano diffondendo nell’Europa dell’XI secolo. I più antichi romanzi medievali erano scritti in versi e solo in un secondo momento si fece largo la prosa. Inizialmente riprendevano storie riprese dall’epoca classica, come nel Roman de Troie e nel Roman d’Alexandre. Presto però gli scrittori presero a raccontare anche le imprese dei cavalieri: nacque così il romanzo cortese o cavalleresco. Erano storie d’amore e di avventure, in cui il fiabesco aveva un ruolo importante, in genere ambientate alla corte di re Artù (ciclo bretone o arturiano).

Il romanzo cortese è una delle maggiori espressione dei valori e della civiltà feudale del Basso Medioevo. Tra i principali autori c’è Chrétien de Troyes (XII secolo), di cui ci sono giunte cinque opere, tra cui un Lancelot, in cui racconta l’amore tra Lancillotto e Ginevra. Da ricordare anche Thomas, a cui si deve la più antica narrazione della storia di Tristano e Isotta. Al ciclo carolingio si ricollega anche l’inglese Thomas Malory, che nel 1470 raccoglie in un romanzo di ventuno libri le leggende su re Artù. Al 1300 circa risale invece El Caballero Zifar, il primo romanzo cavalleresco in prosa in lingua castigliana.

Il romanzo picaresco e l’origine del romanzo moderno

Durante il Rinascimento, i materiali della letteratura cavalleresca confluirono nell’epica, e solo a partire dalla metà del XVI secolo si tornò alle ampie narrazioni in prosa. Il poema epico conobbe infatti una trasformazione: iniziò a rivolgersi a un pubblico più ampio, e di conseguenza ricorse all’uso della prosa. Furono riscoperti i romanzi greci e latini, e in particolare ebbe grande fortuna l’Asino d’oro di Apuleio. In Francia il primo grande romanzo è il Gargantua e Pantagruel (1532) di François Rabelais, mentre in Germania nel 1510 aveva visto la luce Till Eulenspiegel. In Spagna, invece, si sviluppa il cosiddetto romanzo picaresco.

Questo genere, sviluppatosi nella seconda metà del Cinquecento in Spagna, si fa cominciare con il Lazarillo de Tormes (1554), di autore anonimo: il protagonista, nonché narratore, è un giovane squattrinato che conduce una vita vagabonda, vivendo di espedienti. A questo seguì il Guzmán de Alfarache (1599) di Mateo Alemán, che conobbe grande successo.

Fu poi Miguel de Cervantes a riprendere queste e altre esperienze letterarie nella sua opera più importante il Don Chisciotte (1605-1615), che è considerato il primo romanzo moderno europeo. Cervantes chiude con la letteratura precedente e ironizza sui romanzi cavallereschi precedenti, mettendo in scena un lettore impazzito. Riempitosi la testa di imprese eroiche quanto fantasiose, finisce però per scontrarsi con la realtà, che è ben lontana dal mondo descritto nei romanzi. Quella che emerge è l’umanità di Don Chisciotte, che è al tempo stesso comico e tragico, folle e saggio, sempre sfuggente.

Il Settecento inglese: il romanzo borghese

L’influenza del romanzo picaresco spagnolo si diffuse in tutta Europa. In Inghilterra in particolare, tra Seicento e Settecento, iniziarono a comparire dei romanzi che si concentrano sulla società contemporanea e sulla vita della classe media. La nascita del romanzo moderno va di pari passo con l’ascesa della borghesia a nuova classe dominante: il romanzo diventò la forma letteraria che meglio rappresentava la società e gli ideali borghesi. Primo tra tutti è il Robison Crusoe (1719) di Daniel Defoe: il protagonista, un personaggio comune, riesce non solo a sopravvivere su un’isola deserta, ma anche a educare un selvaggio, facendogli conoscere la civiltà. Grazie alla sua intraprendenza, l’uomo è in grado di affermare se stesso. Un messaggio che contribuì al successo dell’opera.

Alla letteratura inglese del Settecento si devono però anche altri grandi romanzi particolarmente importanti. Anzitutto ci sono I viaggi di Gulliver (1726) di Jonathan Swift, una satira dei costumi dell’epoca, che anticipò la nascita del romanzo filosofico. Pamela o la virtù ricompensata (1740) di Samuel Richardson è invece un romanzo epistolare: la narrazione attraverso le lettere consente di entrare direttamente nella psicologia della protagonista. In Tom Jones (1749), Henry Fielding descrive con realismo la società a lui contemporanea, ricorrendo anche all’umorismo e alla satira. Infine, bisogna ricordare la Vita e opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo (1759-1767) di Laurence Sterne, un capolavoro dell’umorismo e anche di sperimentazione letteraria.

Il romanzo moderno in Europa

Anche in Francia il romanzo si affermò ben presto: tra i principali autori si ricorda Antoine François Prévost e il suo Manon Lescaux. Particolare importanza, perché legato alla diffusione dell’Illuminismo, è il romanzo filosofico o conte philosophique. Il romanzo divenne così un veicolo per le nuove idee: si pensi al Candido (1759) di Voltaire o all’Emilio (1762) di Rousseau. In Germania, I dolori del giovane Werther (1774) di Goethe contribuì a diffondere tra il pubblico il genere del romanzo epistolare. In Italia, invece, per avere un romanzo di una certa importanza bisogna attendere fino al 1799, quando furono pubblicate le Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo, ispirate al capolavoro di Goethe.

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