Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio 2023

Nella poetica di Carlo Emilio Gadda il mondo è un pasticcio caotico e incomprensibile. La realtà si è irrimediabilmente allontanata dall’ordine ideale e ha assunto forme degradate e grottesche. L’unico mezzo per parlare di questo «pasticcio» è ricorrere al plurilinguismo e il pastiche.

La poetica di Carlo Emilio Gadda: pastiche e plurilinguismo

Nelle sue opere, Gadda ricorre a uno stile personalissimo. La sua è anzitutto una sperimentazione linguistica: mescola linguaggio quotidiano, parole dialettali (milanesi, romanesche, napoletane e altro ancora), termini illustri e arcaici, termini tecnici, vocaboli stranieri e persino veri e propri neologismi. Nella sua prosa si fondono e si scontrano tutti questi registri: in una stessa frase possiamo quindi trovare parole che provengono da vari ambiti. Si prenda per esempio questo estratto dal Pasticciaccio:

La raccomandazione burocratica poté assumere quel tono, e, più, quel carattere duramente ingiuntivo o addirittura imperatorio che solo si addiceva agli «homines consulares», agli «homines praetorii» del neo-impero in cottura. Chi è certo d’aver ragione a forza, nemmeno dubita di poter aver torto in diritto. Chi si riconosce genio, e faro alle genti, non sospetta d’essere moccolo male moribondo, o quadrupede ciuco.

Carlo Emilio Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana

È la tecnica linguistica nota con il nome di pastiche (che in francese significa “pasticcio”). Tuttavia Gadda ha degli antecedenti illustri. Il plurilinguismo è infatti un filone particolarmente sviluppato nella letteratura italiana. Lo scopo è sempre stato quello di rompere con le istituzioni letterarie: si pensi per esempio al latino maccheronico di Teofilo Folengo e alla sua portata.

Caos e ordine nella poetica di Carlo Emilio Gadda

Gadda però non si limita a mescolare linguaggi e registri. La società, nella sua poetica, è un caos, un guazzabuglio di oggetti immondi. Nei suoi romanzi procede quindi per accumulazione caotica di elementi: lunghi elenchi di oggetti tratti da vari ambiti e realtà. Il senso di caos viene acuito poi dall’uso di metafore e immagini bizzarre, e da parole deformate, caricate di doppi sensi.

La sua formazione positivista porta Gadda a contrapporre l’ordine al caos. Tuttavia si tratta di una aspirazione destinata a non realizzarsi. La realtà è infatti esplosa in un labirinto, si è allontana dall’ordine e la sua degradazione non è reversibile. Nel mondo non è ormai più possibile riconoscere una concatenazione di causa-effetto tra le cose. Alla base di tutto vi sono diverse concause, ma la ragione è incapace di coglierle. E così le cose, allontanandosi dall’ordine originale, si deformano in ciò che lo stesso Gadda definisce «barocco»: degenerano in qualcosa di osceno e disgustoso.

La realtà come pasticcio

Ovviamente la deformazione coinvolge anche la realtà sociale: l’ordine civile è degenerato nel caos. In questo mondo trionfano quindi l’ipocrisia, il cattivo gusto, la menzogna, l’arrivismo dei parvenu e l’ostentazione borghese della ricchezza. Il pastiche, quindi, si rivela il mezzo linguistico più adatto per descrivere la società, con la sua commistione di linguaggio basso e linguaggio aulico.

  • Il linguaggio basso mette in luce la bassezza e la stupidità della realtà. Allo stesso tempo, però risponde al fascino che su Gadda esercito gli oggetti più degradati, che nelle sue opere vengono descritti con dovizia di dettagli, a volte per più pagine.
  • Il linguaggio aulico, invece, dà voce al bisogno di ordine e autenticità propri dell’autore. Tuttavia, anche i termini più ricercati contribuiscono a dare degli oggetti un’immagine grottesca e oscena.

Quella delle opere di Gadda è quindi una realtà multiforme, oscena e degradata, che conosce continue metafore.

Il non finito

La dialettica tra ordine e caos si ritrova anche nella struttura delle opere di Gadda. L’aspirazione all’ordine lo porta a prendere come modelli i romanzi dell’Ottocento: le strutture narrative cercano quindi di avere una loro compattezza, che rispecchi l’organicità del mondo. Ma la ricerca dell’ordine è un’impresa impossibile e lo stesso romanzo finisce per esplodere. Anzitutto viene interrotto da continue digressioni, che frammentano e disgregano la narrazione. A questo si aggiungono le lunghe e minuziose descrizioni di oggetti, che portano il lettore a perdere il filo della narrazione. Ma soprattutto, i romanzi di Gadda rimangono incompiuti e non hanno un finale: il non finito è un segno che la ricerca dell’ordine ha un esito fallimentare.

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