Ultimo aggiornamento: 19 Agosto 2022

Membro dell’Arcadia (come Artino Corasio) e allievo di Gravina, Pietro Metastasio riformò il melodramma. Fu poeta cesareo al teatro di Vienna, dove portò avanti una sistemazione di quanto già esisteva nell’opera italiana.

Vita

Pietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi nacque a Roma il 3 gennaio 1698. Talento precoce, nel 1709 passò sotto la protezione di Gian Vincenzo Gravina, fondatore dell’Accademia dell’Arcadia, che assegnerà al giovane il nome ellenizzante Metastasio. Gravina gli fece studiare diritto e latino, e coltivò il suo talento poetico, facendolo conoscere nei principali salotti romani del tempo. Nel 1714 Metastasio prese i voti come abate. Dopo la morte di Gravina, nel 1721, entrò alle dipendenze dell’avvocato Castagnola di Napoli. Qui iniziò a comporre le prime opere musicali e conobbe il celebre cantante castrato Farinelli, con cui strinse una fraterna amicizia.

Negli anni venti, la cantante Marianna Bulgarelli, detta la Romanina, lo convinse a dedicarsi esclusivamente ai drammi musicali. Metastasio incontrò così musicisti, cantanti e compositori. Infine, nel 1729 diventò poeta cesareo al teatro di Vienna. Si stabilì così alla corte asburgica, dove rimase fino alla morte, avvenuta il 12 aprile 1782. Qui scrisse alcuni dei suoi libretti più famosi. Tuttavia non si limito al melodramma: nel 1730 compose anche un oratorio destinato a diventare celebre, La Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Fu inoltre autore di 8 azioni sacre, oltre a 34 cantate e varie liriche arcadiche.

Il melodramma di Pietro Metastasio

Pietro Metastasio è ricordato principalmente per la sua riforma del melodramma. L’opera italiana, come genere musicale e teatrale, era nata nel Cinquecento come tentativo di riproporre, nel teatro moderno, la tragedia greca, che aveva nella musica una sua componente fondamentale. Nel Settecento si fece però largo la necessità di rendere il melodramma un genere con un proprio valore. L’intento era di proporre un genere moderno, basato sulle tre unità aristoteliche e sul rispetto delle convenzioni dell’epoca.

Il modello metastasiano, basato su elementi già esistenti, prevedeva l’impiego di due giovani coppie, un padre o un sovrano, e un gruppo composto da generali o guardie. La struttura del dramma era inoltre composta da tre atti. Il recitativo doveva essere semplice, mentre le arie, che davano voce ai sentimenti dei personaggi, erano disposte in base all’importanza del personaggio stesso. I loro sentimenti passavano dal patetismo a slanci di eroismo. I melodrammi, in generale, si rifacevano al gusto e alla morale diffuse alla corte dell’imperatore d’Austria, ed erano quindi intrisi di valori borghesi.

Metastasio era particolarmente attento nella composizione dei suoi libretti: curava non solo l’aspetto letterario, ma anche la loro componente teatrale. I soggetti erano tratti per lo più dalla mitologia classica oppure da vicende storiche. Le scelte lessicali erano semplici, di facile comprensione, e particolarmente attente agli effetti musicali.

Pietro Metastasio: opere

Metastasio compose 36 libretti. Tra le opere più famose c’è la Didone abbandonata, il suo primo libretto, che godette da subito di ampia fortuna. Nel 1724 fu infatti rappresentata due volte: a Napoli, con musica di Domenico Sarro, e a Venezia, musicata dal Tomaso Albinoni. All’epoca era infatti normale che uno stesso libretto potesse infatti essere affidato a compositori diversi. Tra i melodrammi del periodo austriaco si ricordano Artaserse (1730), L’Olimpiade (1733), La clemenza di Tito (1734), Attilio Regolo (1750).

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