Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre 2021

L’Accademia dell’Arcadia, fondata a Roma il 5 ottobre 1690 da un gruppo guidato da Gian Vincenzo Gravina e da Giovanni Mario Crescimbeni, segnò profondamente la letteratura italiana del Settecento. A dimostrarlo è il fatto che la prima parte del secolo viene spesso indicata come età dell’Arcadia. Si diffuse così in Italia un nuovo classicismo, destinato ad avere un ruolo egemonico per circa cinquant’anni.

Origini e diffusione dell’Accademia dell’Arcadia

Il primo germe dell’accademia è rappresentato dal circolo di letterati che gravitavano attorno alla residenza della regina Cristina di Svezia. La sovrana aveva infatti abdicato nel 1654, dopo la sua conversione al cattolicesimo, e si era stabilita a Roma. Quando morì nel 1689, quattordici intellettuali continuarono a riunirsi e nel 1690 diedero vita a una nuova accademia. Tra i fondatori c’erano Gian Vincenzo Gravina, Giovan Mario Crescimbeni, Vincenzo Leonio e Giambattista Felice Zappi. Il nome Arcadia era un omaggio all’omonima regione pastorale della Grecia. Rivelava quindi da subito un intento programmatico ben chiaro: rompere con il barocco e riportare in auge la lirica classica.

Fin dalla fondazione l’accademia ottenne la protezione del papa Innocenzo XII. Poté quindi contare sull’appoggio degli ambienti ecclesiastici, che contribuì alla diffusione del gusto arcadico in tutta la penisola. Sorsero così varie sedi periferiche, dette “colonie”, che però riconoscevano un ruolo centrale alla sede romana. Nonostante la sostanziale omogeneità di gusto, l’accademia conobbe però anche delle fratture: nel 1711 Gravina, sostenitore di una linea più rigorosa, fondò un’Accademia dei Quiriti, che ebbe scarsa fortuna.

Accademia dell’Arcadia: organizzazione

L’Accademia dell’Arcadia aveva la sua sede sul Gianicolo a Roma, in una villa chiamata Bosco Parrasio, dove si stabilì a partire dal 1726. La vita dell’accademia si basava su regole precise, stabilite da Vincenzo Gravina nel 1696. Per poter essere nominati membri era necessario avere almeno ventiquattro anni ed erano ammessi sia uomini sia donne. Ciascuno inoltre doveva adottare uno pseudonimo che richiamasse il mondo pastorale dell’antica Grecia. A capo dell’accademia c’era un custode, coadiuvato da un vicario e da un collegio di dodici pastori. Il primo custode fu Crescimbeni, che mantenne l’incarico fino alla morte nel 1728.

Il programma letterario

L’Arcadia aveva un programma letterario preciso, frutto di una riflessione teorica sviluppata nell’arco di trent’anni (dal 1680 al 1710). Era un programma omogeneo e condiviso da tutti i membri dell’accademia. Nei suoi punti fondamentali proponeva:

  • il rigetto del barocco, con i suoi toni ampollosi e retorici;
  • l’adozione del classicismo, orientato a principi come la chiarezza, la semplicità, la ricerca del vero;
  • il ritorno all’antica misura, che riguarda non solo la poesia ma anche l’etica (adesione a un codice morale).

Nonostante queste premesse condivise, all’interno del gruppo si svilupparono però due filoni:

  • il primo, sostenuto da Gravina, proponeva l’impegno civile e una rigorosa imitazione dei classici, allo scopo di rinnovare la cultura italiana;
  • il secondo, sostenuto da Crescimbeni, riconosceva invece il primato nella letteratura italiana di Petrarca e del petrarchismo, proponendosi quindi un rinnovamento che non tagliasse i rapporti con la tradizione.

Come abbiamo visto, Gravina, in minoranza, lasciò l’Arcadia nel 1711 e fondò l’Accademia dei Quiriti.

Autori e opere

Oltre a Gravina e Crescimbeni, che ebbero un ruolo di guida nei primi anni, l’accademia ebbe tra i suoi membri alcuni dei più importanti letterati degli anni tra Seicento e Settecento. Tra questi spicca il nome di Pietro Metastasio, promotore di una riforma del melodramma. Oltre a lui, tra i membri comparivano anche altri librettisti, tra i quali spicca il nome di Paolo Rolli. Bisogna poi ricordare la figura di Ludovico Antonio Muratori, che, insieme a Gravina, fu il massimo teorico dell’Arcadia. Per quanto riguarda invece le donne, ricordiamo due poetesse: Faustina Maratti Zappi e Petronilla Paolini.

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