Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre 2021

Per un curioso gioco del destino, l’autore che la manualistica indica come il più importante rappresentante della scapigliatura è stato in realtà ben poco… scapigliato. Diplomatico di carriera, di origini aristocratiche, Carlo Dossi è considerato l’iniziatore della linea di sperimentazione tipicamente lombarda che avrà il suo apice in Gadda.

La vita

Il conte Carlo Alberto Pisani Dossi nacque a Zanevredo, in provincia di Pavia, il 27 marzo 1849. Fin dall’adolescenza si appassionò alla letteratura, scrivendo brevi racconti d’occasione. Studente della facoltà di giurisprudenza di Pavia, nel 1967 diede vita, con l’amico Gigi Perelli, alla «Palestra Letteraria», una rivista a cui collaborarono anche autori scapigliati come Arrighi e Rovani. Su queste pagine lo stesso Carlo Dossi pubblicò alcuni racconti. L’anno successivo diede alle stampe il primo romanzo, L’altrieri, seguito dalla Vita di Alberto Pisani (1870). Intanto, laureatosi nel 1971, intraprese la carriera diplomatica.

Al lavoro per il Ministero degli Esteri affiancò quello letterario: uscirono, tra gli altri, le raccolte Dal calamajo di un medico (1873) e Goccie d’inchiostro (1880), e il romanzo utopico Colonia felice (1874). Nel 1887, a trentotto anni, pubblicò la sua ultima opera narrativa, Amori. A lungo collaboratore di Crispi, all’epoca capo del governo, fu ambasciatore in Colombia e ad Atene. Nel 1898 si pose in congedo e si ritirò sul lago di Como. Qui morì il 16 novembre 1910.

Carlo Dossi, autore umoristico

La nuova letteratura non può che essere umoristica. – La scienza dubita, e così l’umorismo.

Con queste poche parole delle Note azzurre è possibile comprendere quale fosse, secondo lo stesso Dossi, uno dei fulcri della sua opera: l’umorismo. A conferma di ciò basti dire che lo stesso scrittore aveva progettato una storia dell’ironia, e guardava a Swift e Manzoni come suoi modelli. L’umorismo in Dossi ha però un valore programmatico di strumento per la critica delle istituzioni, non solo letterarie. Un umorismo, però, che utilizza anche uno stile e una lingua estremamente particolari, tali da generare nel lettore una sensazione di bizzarria.

La sperimentazione linguistica

Già a una lettura superficiale appare evidente che lo stile di Carlo Dossi è raffinato e ricco di colore. Con la scapigliatura, infatti, Dossi condivide la ricerca di nuove forme letterarie e linguistiche. La sua è una lingua estremamente personale, in cui convivono in maniera armonica parole ed espressioni provenienti da registri e ambiti diversi. Anche la struttura delle sue opere narrative è anticonvenzionale: punto di partenza sono spesso esperienze autobiografiche, affrontate con ironia e con un velo di nostalgia, come per esempio nell’Altrieri o nella Vita di Alberto Pisani. Nella narrazione, Dossi non segue un filo lineare, ma si abbandona a digressioni e divagazioni, e mescola tra loro stili e generi letterari.

Tra Romanticismo e decadentismo

Della scapigliatura, Dossi ha rappresentato la fase forse più ambigua. La sua non è una sperimentazione fine a se stessa, ma esprime le idiosincrasie dell’Italia post-unitaria, di una società cioè che iniziava già a ripiegarsi su se stessa. Con un piede ancora nel Romanticismo e l’altro già nel decadentismo e nelle sue inquietudini, Dossi è stato poi indicato da Contini come l’iniziatore di quella fortunata linea di sperimentalismo tipicamente milanese e lombarda che avrà in Gadda il suo massimo esponente.

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