Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio 2023

Analisi e commento di Corrispondenze (Correspondences) di Charle Baudelaire, una delle più rappresentative poesie dei Fiori del male (1857).

Testo originale

La Nature est un temple où de vivants piliers
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L’homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l’observent avec des regards familiers.

Comme de longs échos qui de loin se confondent
Dans une ténébreuse et profonde unité,
Vaste comme la nuit et comme la clarté,
Les parfums, les couleurs et les sons se répondent.

II est des parfums frais comme des chairs d’enfants,
Doux comme les hautbois, verts comme les prairies,
— Et d’autres, corrompus, riches et triomphants,

Ayant l’expansion des choses infinies,
Comme l’ambre, le musc, le benjoin et l’encens,
Qui chantent les transports de l’esprit et des sens.

Breve commento a Corrispondenze di Baudelaire

Qualsiasi commento a Corrispondenze di Baudelaire non può prescindere dal dire che è una delle più importanti poesie della letteratura contemporanea e un manifesto del simbolismo. Il sonetto ha come tema centrale i legami che uniscono i diversi elementi della realtà. La Natura è paragonata a un tempio, un luogo sacro dove è possibile un’esperienza mistica. Gli elementi che la compongono sono simboli e tra di essi ci sono dei rapporti misteriosi e segreti, che formano un linguaggio interpretabile solo dal poeta.

Il poeta è quindi un veggente, e la poesia è la forma più alta di conoscenza. È l’unico infatti che può comprendere il significato delle parole confuse (confuses paroles), attraverso però un atteggiamento irrazionale, abbandonandosi alla propria intuizione. Le corrispondenze che il poeta vede nella realtà la riuniscono in un tutto misterioso, di cui anche l’uomo fa parte. Ma l’uomo comune nulla sa di questi legami: ecco allora necessario l’intervento del poeta, per svelare questa rete di significati nascosti.

Il poeta infatti non attribuisce credibilità ai sensi, ma vuole comprendere il significato profondo delle cose. Ecco allora che il paesaggio oggettivo scompare, e al suo posto abbiamo un mondo interiore, in cui suoni, colori e profumi hanno senso perché generano emozioni, idee, ricordi. E anche le percezioni sensoriali si rimandano l’una con l’altra, e profumi “corrotti” innalzano l’io verso l’infinito. Baudelaire però non usa mai la parola “io”: cerca piuttosto un discorso universale, come universali sono le esperienze del poeta.

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