Ultimo aggiornamento: 19 Agosto 2022

Poche opere hanno segnato la storia della letteratura europea come I fiori del male (Les fleurs du mal, 1957) di Charles Baudelaire (1821-1861). Con questa raccolta termina la grande stagione della poesia romantica e si apre quella, del tutto nuova, della poesia moderna.

Storia editoriale de I fiori del male di Baudelaire

Appena maggiorenne, Baudelaire iniziò a collaborare con giornali pubblicando articoli di critica letteraria e critica d’arte, brevi racconti e poesie. Ben presto, però, decise di raccoglie in volume i suoi componimenti, che nel frattempo erano apparsi in gruppi e con titoli diversi su varie testate. Questo lavoro portò alla prima edizione de I fiori del male, che comprendeva 101 poesie e vide la luce nel 1857. L’apparizione dell’opera generò scandalo. Baudelaire e l’editore dovettero sostenere un processo per immoralità che si concluse con una multa e l’ingiunzione di espungere sei liriche dalla raccolta.

Lo scandalo e la vicenda giudiziaria, tuttavia, fecero crescere l’attenzione attorno all’opera. Baudelaire lavorò subito a una seconda edizione de I fiori del male, che uscì nel 1861. La raccolta, ampliata, comprendeva altre trentacinque liriche e rappresentò un punto di riferimento per molti poeti dell’epoca. Una terza edizione, postuma, apparve nel 1868, con l’aggiunta di altre poesie sparse, già pubblicate su rivista.

Struttura de I fiori del male di Baudelaire

La struttura finale dell’opera, nell’edizione uscita nel 1861, è divisa in sei sezioni:

  1. Spleen e ideale (Spleen et idéal), poesie I-LXXXV
  2. Quadri parigini (Tableaux Parisiens), poesie LXXXVI-CIII
  3. Il vino (Le vin), poesie CIV-CVIII
  4. Fiori del male (Fleurs du mal), poesie CIX-CXVII
  5. Rivolta (Révolte), poesie CXVIII-CXX
  6. La morte (La mort), poesie CXXI-CXXVI

A questa si possono aggiungere le poesie inserite nella terza edizione della raccolta, risalente al 1868.

Poetica e tematiche generali

Baudelaire è il grande cantore della modernità: canta le frustrazioni dell’uomo moderno, la noia di vivere, la solitudine, il senso di estraneità, ma anche la ricerca della bellezza, l’ansia di sottrarsi al conformismo. Per i suoi temi si pone come una sfida ai valori borghesi – e non a caso l’opera, considerata blasfema, subì anche un processo e una condanna.

La prima sezione (Spleen et idéal) ruota attorno al dualismo tra noia (lo spleen) e speranza. La seconda (Tableaux Parisiens) canta invece uno dei luoghi della modernità: la città, con le sue folle anonime, le sue miserie, le sue strade e i suoi lati più degradati. Con la terza (Le vin), Baudelaire si rifugia nell’ebrezza dei paradisi artificiali, mentre nella quarta (Les fleurs du mal) ricerca la bellezza, ma lo fa vagliando il mondo dell’ambiguo e del peccaminoso. Chiudono raccolta poche poesie religiose, raccolte nella quinta sezione (Révolte), e un lungo sguardo alla morte, nell’ultima sezione (La mort), vista come un viaggio verso l’ignoto.

Una delle novità della poesia di Baudelaire ne I fiori del male è l’uso del simbolo e dell’analogia. Non descrive, ma suggerisce, evoca sensazioni e associazioni tra le cose, allo scopo di sondare gli aspetti più profondi e oscuri dell’animo umano, che non possono essere colti dalla ragione. Una poetica che influenzerà gli autori del simbolismo e del decadentismo.

Le poesie più famose

Alcune delle poesie de I fiori del male sono diventante particolarmente famose e citate. Tra queste:

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