Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio 2023

Letteratura e politica nel Risorgimento italiano: riassunto dei principali scrittori e dei principali filoni.

Letteratura e politica nel Risorgimento: correnti

Nell’Ottocento, la diffusione del romanticismo italiano si accompagnò alle lotte per il Risorgimento e alla diffusione di sentimenti patriottici. Tra le diverse voci che animano il dibattito su questi temi è possibile, come proponeva Mazzini, distinguere due linee:

  • una linea cosiddetta manzoniana, cattolica, moderata e liberale, che si proponeva di raggiungere l’unità nazionale attraverso una serie di caute riforme;
  • una linea cosiddetta foscoliana, di sinistra democratica, che invece pendeva per soluzioni più radicali.

La corrente manzoniana

Nella prima di queste due correnti troviamo, ovviamente, Manzoni, ma anche intellettuali cattolici come Niccolò Tommaseo, Massimo D’Azeglio, Cesare Cantù e Tommaso Grossi. A questo può essere ricondotta anche la redazione della rivista «Antologia». Risorgimento significa ritorno ai valori della tradizione cattolica, vista come base del primato morale e civile della cultura italiana, il tutto temperato però da un cauto liberalismo. Seppure aperti alle riforme economiche e sociali, questi intellettuali escludevano le iniziative popolari. Ne scaturirono delle posizioni neoguelfe, che sottolineavano come il cattolicesimo avesse avuto un ruolo determinante nella storia italiana.

Sono esempi di questa sensibilità opere come il Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia (1822) di Manzoni, La storia d’Italia nel Medioevo (1839) di Carlo Troya, la Storia di Bonifacio VIII (1846) e la Storia della lega Lombarda (1848) di Luigi Tosti, il Sommario della storia d’Italia (1846-47) di Cesare Balbo, la Storia della Repubblica di Firenze (1875) di Gino Capponi.

La corrente mazziniana

La seconda corrente, più di sinistra e marcatamente democratica, ebbe come suo principale esponente e animatore Giuseppe Mazzini. Nelle sue opere e nel suo pensiero, la patria è un ideale attorno a cui si costruisce una sorte di religione laica. Accanto a esso, pone la sua fede in alcuni ideali altrettanto laici, come la giustizia, la libertà e la verità. Uomo di profonda e vasta cultura, con il suo carisma infiammò gli animi di molti giovani poeti dell’epoca. Affine a questa corrente, si sviluppò inoltre una storiografia di matrice democratica, marcatamente anticlericale e tesa a diffondere le posizioni di quest’area: ne sono esempi la Storia d’Italia narrata al popolo italiano (1846-53) di Giuseppe La Farina e la Guerra combattuta in Italia negli anni 1848-1849 (1850) di Carlo Pisacane.

La memorialistica del Risorgimento, tra letteratura e politica

Una parte consistente delle opere della letteratura risorgimentale sono riconducibili al genere della memorialistica. Alla base c’è il desiderio di mantenere vivo il ricordo del periodo storico e trasmetterne la memoria alle generazioni future. La memorialistica del Risorgimento, tra letteratura e politica, da un lato riporta eventi storici di cui gli autori sono stati testimoni, ma dall’altro indugia su confidenze sentimentali, tipiche del romanticismo. Dal romanticismo italiano deriva anche l’intento educativo di questa letteratura, che si propone lo scopo di fortificare lo spirito patriottico e formare i futuri italiani.

Tra le opere di memorialistica del Risorgimento italiano, la più celebre è Le mie prigioni (1832) di Silvio Pellico. Attivo nella carboneria, l’autore fu arrestato e incarcerato sullo Spielberg: il libro ripercorre il periodo del carcere e la riscoperta della fede. Sempre agli anni delle lotte risorgimentali risale Manoscritto di un prigioniero (1833) di Carlo Bini, collaboratore di Mazzini, incarcerato a Portoferraio. Dopo l’unificazione della penisola vedono la luce, invece, I miei ricordi (1867, postumi) di Massimo D’Azeglio, Ricordanze di mia vita (1879, postume) di Luigi Settembrini, I Mille (1886) di Giuseppe Bandi, La giovinezza (1889) di Francesco De Sanctis, Da Quarto al Volturno (1893) di Giuseppe Cesare Abba.

La poesia patriottica

Le lotte risorgimentali influenzano anche la produzione poetica della prima metà dell’Ottocento. Si tratta di una poesia prettamente politica, animata da sentimenti risorgimentali, che ha lo scopo di incitare alla lotta contro le dominazioni straniere. Ha un carattere principalmente oratorio, poiché il suo scopo è quello di diffondere gli ideali risorgimentali. I temi più trattati sono quindi la patria, la libertà, la fratellanza nazionale, mentre come metri si usano l’endecasillabo, l’ottonario e il settenario. Il linguaggio è invece popolare, per potere essere comprensibile a un pubblico molto ampio, anche se sopravvivono residui del linguaggio poetico tradizionale. Di ascendenza romantica è l’aspirazione di fondare una letteratura popolare.

Tra gli autori di questa poesia patriottica si possono ricordare Giovanni Berchet, Luigi Mercantini (autore della Spigolatrice di Sapri), Arnaldo Fusinato (Addio a Venezia) e Goffredo Mameli (ricordato per il Canto degli Italiani, poi scelto come inno nazionale della Repubblica Italiana).

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