Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio 2023

Pubblicato a puntate nel 1904 sulla «Nuova Antologia», Il fu Mattia Pascal segnò l’affermazione di Luigi Pirandello come romanziere. Fu infatti il primo successo dello scrittore siciliano, che nel decennio successivo divenne uno dei più acclamati autori teatrali d’Europa. La vicenda di Mattia Pascal è un riassunto di alcune delle principali tematiche affrontate da Pirandello: l’identità dell’individuo, le maschere, la banalità del quotidiano.

Il fu Mattia Pascal: trama

Mattia Pascal è un piccolo borghese che lavora come bibliotecario a Miragno, un immaginario paesino della Liguria. Il padre si era arricchito con il gioco d’azzardo, ma dopo la sua morte, le sue ricchezze sono state dilapidate da Batta Malagna, il disonesto amministratore scelto dalla famiglia. Per dispetto, Mattia mette incinta una nipote di Malagna, Romilda, che è quindi costretto a sposare. La vita matrimoniale è però insopportabile, anche perché Mattia è costretto a vivere a casa della suocera, che lo detesta. Decide così di partire alla volta di Montecarlo, dove vince una cospicua somma al casinò.

Durante il viaggio di ritorno in treno, però, una notizia lo colpisce: il ritrovamento di un annegato Miragno, identificato con Mattia Pascal. Per un caso fortuito, il protagonista può così fuggire dalla sua odiosa condizione familiare e costruirsi una nuova identità. Decide di diventare Adriano Meis e, dopo un periodo trascorso tra l’Italia e la Germania, si stabilisce a Roma. Nella capitale, affitta una stanza in casa del signor Paleari, di cui conosce la figlia, Adriana, con la quale sembra poter instaurare una relazione. Tuttavia, anche qui rimane invischiato in nuove costrizioni sociali, da cui ricava ulteriori frustrazioni per il fatto che la sua è un’identità fasulla (e quindi non possiede alcun documento valido).

Alla fine, decide quindi di inscenare il suicidio di Adriano Mais e di tornare a essere Mattia Pascal. Tornato a casa, la situazione è però cambiata. La moglie ha sposato un suo precedente spasimante e ha formato una nuova famiglia. A Mattia non resta che adattarsi alla sua condizione di “forestiere della vita”, consapevole di non essere nessuno.

Caratteri narrativi del Fu Mattia Pascal

Nel Fu Mattia Pascal, Pirandello introduce alcune novità rispetto alla narrativa di stampo naturalista. Anzitutto abbandona la terza persona impersonale: il narratore è lo stesso Mattia Pascal, che racconta la propria storia in prima persona. Tuttavia, la narrazione non si focalizza sull’io del narratore ma sull’io narrato, cioè sul Mattia Pascal personaggio, che non conosce i fatti che sta (ri)vivendo.

Questo però fa sì che gli eventi siano narrati da un punto di vista soggettivo, quindi relativo perché potenzialmente alterato dai sentimenti e dalla parzialità del narratore. Mattia Pascal/Adriano Meis si rivela un narratore di fatto inaffidabile: in un’epoca in cui ogni certezza è crollata, anche la narrazione non può più rifarsi ai modelli della tradizione. Da qui la scelta di usare una tecnica metanarrativa, che mette in luce la relatività della narrazione stessa.

Le maschere e l’identità

Come si è visto nel riassunto, Il fu Mattia Pascal affronta uno dei temi centrali della poetica di Pirandello: le maschere, l’identità personale e le costrizioni della società. La vita sociale e soprattutto familiare sono viste come una trappola che imprigiona l’individuo e il suo flusso vitale. Mattia, per un gioco del caso, riesce a sfuggire a questa situazione, ma quella che trova non è la libertà che ci si potrebbe aspettare. La società lo costringe infatti ad assumere una nuova maschera, quella di Adriano Meis, finendo intrappolato nuovamente.

In tutto questo è possibile vedere anche l’ironia di Pirandello, che mescola tragico e comico. Mattia si libera grazie a un meccanismo assurdo e grottesco (la vincita al casinò e il fortuito ritrovamento di un cadavere mentre è fuori città). Questo meccanismo, di per sé comico, finisce però per causare al protagonista nuova sofferenza e nuove frustrazioni.

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