Ultimo aggiornamento: 22 Agosto 2022

Figura originale nella letteratura italiana del Novecento, Italo Svevo fu autore di tre romanzi, di alcuni racconti e di tredici drammi borghesi. Attento osservatore della natura umana, diviso tra la cultura italiana e quella mitteleuropea, fu tra i primi e più importanti scrittori a recepire le novità della psicanalisi freudiana.

Vita

Lo scrittore, il cui vero nome era Aron Hector Schmitz, nacque a Trieste (all’epoca territorio austro-ungarico) la notte tra il 19 e il 20 dicembre 1861, in un’agiata famiglia ebraica. Si formò in un ambiente di lingua tedesca, studiando fino a diciassette anni in un collegio bavarese. La sua educazione letteraria comprendeva quindi i classici della letteratura tedesca, i grandi romanzieri russi e le opere di Shakespeare. Tornato a Trieste, iniziò a lavorare nel commercio.

Nel 1880, però, un dissesto economico mise in crisi la sua famiglia. Accettò quindi di lavorare come corrispondente in tedesco e francese per la Union Bank di Vienna e iniziò a collaborare con alcune riviste. Pubblicò così i primi racconti e alcune recensioni letterarie. Nel 1892 riuscì a pubblicare, a sue spese presso l’editore Vram di Trieste, il suo primo romanzo, Una vita, firmato con lo pseudonimo di Italo Svevo. Lo stesso editore pubblicò, nel 1898, il secondo romanzo dello scrittore, Senilità. Entrambe le opere, lontane dal dannunzianesimo imperante all’epoca, passarono pressoché inosservate da parte del mondo letterario italiano.

Intanto, nel 1896, lo scrittore aveva sposato Livia Veneziani, figlia di un industriale locale, presso la cui ditta Svevo iniziò a lavorare, diventandone il principale dirigente nel 1899. Furono anni di silenzio per quanto riguarda la letteratura, durante i quali compì vari viaggi in Germania e Francia per motivi di lavoro. Questa fase terminò dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando scrisse il suo romanzo più famoso, La coscienza di Zeno (1923). Grazie all’interessamento dimostrato da Montale e Joyce, l’opera fu portata all’attenzione della critica letteraria italiana ed europea, ottenendo buoni riscontri. Pochi anni dopo, però, il 12 settembre 1928 Svevo morì in un incidente stradale, lasciando inedite e incompiute alcune opere.

Opere

Una vita e Senilità

Il primo romanzo di Svevo, Una vita, fu scritto nel 1888 e fu pubblicato, a spese dell’autore, nel 1892. Riprendendo a piene mani dal romanzo europeo moderno, e in particolare dal naturalismo, Italo Svevo narra la storia di un inetto, Alfonso Nitti, che dalla campagna si trasferisce a Trieste in cerca di fortuna, una ricerca destinata all’insuccesso e alla frustrazione. L’opera ha la struttura di un romanzo di formazione, ma si concentra soprattutto sull’interiorità del protagonista, una caratteristica che si ritroverò anche nei romanzi successivi.

Il secondo romanzo, Senilità, vede le stampe nel 1898. Anche qui il protagonista è un inetto a vivere, Emilio Brentani, sui cui grave un precoce senso di vecchiaia (la “senilità” a cui fa riferimento il titolo). Tutta l’attenzione si sofferma sull’interiorità dei quattro personaggi principali: Emilio, la sorella Amalia, l’amico Stefano e l’amata Angiolina. Emilio in particolare vive mantenendo un certo distacco tra sé e gli altri. In questo modo non riesce a cogliere la realtà, ma vive in una rete di illusione, a causa delle quali finisce per sprecare le occasioni che via via gli si presentano.

La coscienza di Zeno

L’opera più famosa di Italo Svevo è il romanzo La coscienza di Zeno, pubblicato nel 1923. L’opera, come le precedenti, fu accolta tiepidamente dal pubblico e dalla critica. L’autore poté però contare sull’appoggio dell’amico James Joyce, che fu tra i primi a riconoscere il suo talento e fece in modo di promuovere il romanzo in tutta Europa. In Italia, la conoscenza dello scrittore triestino si deve però a Eugenio Montale, che nel 1925 pubblicò un articolo intitolato Omaggio a Svevo.

La coscienza di Zeno chiude un lungo periodo di silenzio e risente della lettura delle opere di Freud, a cui Svevo si avvicinò negli anni della guerra. La malattia, la nevrosi e la psicanalisi sono alcuni dei temi centrali di questo romanzo in cui il narratore/protagonista scava nella propria coscienza, attraverso il ricordo di singole esperienze biografiche. Zeno però affronta tutti questo processo con un distacco ironico e umoristico, consapevole della fatuità di questo modo di procedere. Tutte queste caratteristiche fanno della Coscienza di Zeno una delle opere più originali della letteratura italiana.

Le altre opere

Al momento della morte, Italo Svevo stava lavorando a un quarto romanzo, che doveva intitolarsi Il vecchione e di cui ci rimangono solo alcuni frammenti, dai quali si ricava che l’opera non aveva un impianto organico e unitario. Zeno Cosini, divenuto ormai un anziano patriarca, descrive i membri della sua famiglia. Come nel romanzo precedente, siamo però di fronte a un narratore inaffidabile, il cui resoconto è minato dai sentimenti e dai rancori che prova nei confronti dei parenti.

Svevo si dedicò anche ai racconti, ma non li riunì mai in volumi o raccolte e molti di essi apparvero postumi. Scrisse anche alcune opere teatrali, per lo più commedie sui modelli del coevo dramma borghese. Delle tredici commedia che scrisse solo una, Terzetto spezzato (1927), fu portata in scena quando Svevo era ancora in vita.

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