Ultimo aggiornamento: 7 Ottobre 2023

Eugenio Montale ricopre un ruolo di primo piano nella poesia italiana del Novecento. La parola poetica si pone come referente la realtà, la quale separa sempre l’uomo dall’assoluto. Quella di Montale è una poesia originalissima, in cui le riflessioni esistenziali si fondo con descrizioni di oggetti e di paesaggi tipici della Liguria.

Vita

Eugenio Montale nacque a Genova il 12 ottobre 1896. Durante la giovinezza frequento un istituto tecnico commerciale, studiò canto e si appassionò alla musica. Nel 1922 pubblicò le prime poesie sulla rivista «Primo tempo» di Giacomo Debenedetti, quindi nel 1925 uscì sul «Baretti» di Piero Gobetti il saggio Stile e tradizione, manifesto della sua poetica. Sempre nel 1925 la casa editrice di Gobetti pubblicò anche la raccolta Ossi di seppia. A metà degli anni venti iniziò inoltre a collaborare con «Solaria» e, successivamente, lavorò come redattore per la casa editrice Bemporad.

Si tenne lontano dalla vita politica sia durante il regime fascista (a cui era contrario) sia nel secondo dopoguerra. Nel 1943 pubblicò la raccolta Finisterre, che in seguito confluì in La bufera e altro (1956). A partire dal 1948 fu redattore del «Corriere della sera» e dal 1954 fu critico musicale del «Corriere fiorentino». Nel 1967 fu anche nominato senatore a vita. Seguì però un lungo periodo di silenzio poetico, che terminò nel 1971 con Satura, dopo la quale pubblicò Diario del ’71 e del ’72 (1973) e Quaderno di quattro anni (1977). Nel 1975 Eugenio Montale vinse il premio Nobel per la letteratura; alla cerimonia di premiazione pronunciò il discorso È ancora possibile la letteratura? Infine, nel 1977 Mondadori diede alle stampe Tutte le poesie di Montale. Morì a Milano il 12 settembre 1981.

Opere

Ossi di seppia

Ossi di seppia fu pubblicato per la prima volta nel 1925 per le edizioni di Gobetti, ma raggiunse la sua struttura definitiva nel 1928. Montale si confronta con Pascoli e D’Annunzio, prendendo però le distanze da qualsiasi forma di poesia retorica, vitalistica o eroica. Dal decadentismo riprende l’impiego di termini alti e preziosi, ma diffida del valore superiore della parola poetica. Guarda piuttosto alla concretezza delle cose e utilizza un linguaggio puntuale, ricorrendo a termini tecnici per descrivere elementi naturali o del paesaggio. Dal crepuscolarismo, in particolare, riprende i toni ironici e colloquiali.

La poesia di Montale si impone per la sua novità e per la ricerca di un linguaggio essenziale. Lontano dalle sperimentazioni delle avanguardie, da un lato cerca forme libere e aperte, dall’altro però recupera anche quelle della tradizione. La parola non può aspirare a raggiungere l’assoluto, ma è il reale l’unico vero banco di prova con cui deve confrontarsi la poesia. Le poesie di Ossi di seppia passano quindi dalle descrizioni di paesaggi e oggetti a momenti di riflessione esistenziale. Centrale è il tema del “male di vivere”.

Montale si immerge nei paesaggi che descrive, senza però parteciparvi direttamente né fondersi con essi in un’unione panica. I suoi sono i paesaggi marini della Liguria, che si caratterizzano per la loro aridità, da cui scaturisce il vuoto della vita naturale e dei quella dell’individuo. Tra le immagini dominanti ci sono i meriggi assolati, in cui il tempo sembra fermo. Il mare però, con il suo movimento regolare, si presenta a tratti per annunciare la rovina o un “prodigio fallito”. Il poeta si limita a interrogare i segni che il paesaggio gli mostra, immagini scarne ed essenziali. Lo stesso osso di seppia citato nel titolo rimanda all’essenzialità a cui devono essere ridotte le cose.

Montale ricerca varchi nella realtà che si disgrega, passaggi verso la realtà profonda. Tuttavia, ogni volta che sembra averne incontrato uno finisce per restarne escluso. La solitudine dell’io quindi si accresce: si allontanano così le cose e sia l’altro, in genere un personaggio femminile, a cui il poeta si rivolge e che cerca di raggiungere.

Le occasioni

La prima edizione delle Occasioni fu pubblicata nel 1939, a cui seguì una seconda edizione ampliata nel 1940. La riflessione esistenziale diventa meno esplicita e Montale si rivolge a una poetica degli oggetti, creando immagini dai rilievi netti. Il linguaggio diventa invece più complesso, avvicinandosi alle soluzioni raggiunte negli stessi anni dagli ermetici. A differenza di questi ultimi, però, nella poesia di Montale le cose si caricano di una tensione razionale e sentimentale. La complessità del linguaggio risponde all’esigenza di trovare un barlume di luce in mezzo al buio, una rivelazioni o dei momenti di ebrezza improvvisa. Si tratta però di rivelazioni insufficienti, il valore profondo e assoluto delle cose rimane comunque irraggiungibile.

Alla base delle poesie delle Occasioni c’è la ricerca dell’altro, un “tu”, una figura femminile, perduta o irraggiungibile. Solo interrogando la memoria attraverso la poesia è possibile evocare un ritorno del tempo passato. Riprendendo una tradizione che risale allo stilnovo, la figura femminile si presenta come una forza in grado di salvare il poeta, capace di riscattarlo dalla volgarità del presente.

Le altre raccolte

Al modello della Vita nuova di Dante si rifà la raccolta La bufera e altro, del 1956. La raccolta è una narrazione che ha per protagonista una donna, Clizia, una moderna Beatrice. La donna si oppone al presente e alla sua violenza, ma ha in sé anche i simboli della morte. La sua è quindi una figura enigmatica, accanto alla quale viene posta un’altra donna, Mosca, più simili alla Laura petrarchesca. Nella parte finale compare una terza figura femminile, Volpe, meno inafferrabile e quasi contrapposta a Beatrice. Le tre figure femminile sono associale al passaggio dall’orrore della seconda guerra mondiale all’angoscia della guerra fredda.

Nel 1971, dopo un lungo silenzio, Eugenio Montale pubblicò Satura, in cui la lirica cede ora il posto all’ironia e alla parodia, mescolando livelli diversi. Il linguaggio, se all’apparenza sembra più semplice, rivela in realtà ambiguità e scatti polemici. Rimane però essenziale il tema della memoria. Centrale è poi quello della divinità: il concetto della “morte di dio”, particolarmente importante nella modernità, non porta per il poeta a un’affermazione della libertà dell’uomo, ma piuttosto a un vuoto di valore in cui una divinità inafferrabile e minacciosa, simbolo della società tecnologica, regola la vita collettiva senza avere coscienza di sé.

Dopo questa, Montale pubblicò le sue ultime raccolte: Diario del ’71 e del ’71 (1973), Quaderno di quattro anni (1977), e Altri versi (che compare all’interno dell’edizione critica dell’Opera in versi, 1980).

Sul web

Giuseppe Ungaretti Precedente Giuseppe Ungaretti, vita e opere
Italo Svevo Successivo Italo Svevo, vita e opere