Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio 2023

Per le sue opere Vincenzo Monti è uno dei più rappresentativi autori della letteratura italiana a cavallo tra Sette e Ottocento. L’equilibrio e l’armonia dei suoi versi lo rendono un tipico esempio del gusto neoclassico in voga in quegli anni.

Vita

Vincenzo Monti nacque a Fusignano, presso Alfonsine in Romagna, il 19 febbraio 1754, in una famiglia di proprietari terrieri. Studiò al seminario di Faenza, quindi proseguì la formazione in medicina e diritto e Ferrara. Iniziò a farsi un nome nel 1775, quando fu ammesso all’Accademia dell’Arcadia e l’anno seguente pubblico la sua prima opera, La visione di Ezechiello.

Nel 1778, su invito del cardinale Scipione Borghese, si trasferì a Roma, dove sposò l’attrice Teresa Pikler e lavorò al servizio del conte Luigi Braschi Onesti, nipote di papa Pio VI. Quelli a Roma furono anni molto intensi per la sua attività letteraria: compose opere teatrali, poemi e carmi. In questa fase assunse posizioni critiche verso gli ideali della rivoluzione francese (ne è un esempio la Cantica in morte di Ugo di Basseville, meglio nota come Bassvilliana).

Tuttavia, iniziò a maturare simpatie per i francesi quando l’arrivo di Napoleone in Italia mutò gli assetti politici della penisola. Nel 1797 si trasferì con la famiglia a Milano, nella Repubblica Cisalpina e collaborò con l’amministrazione francese. Il ritorno degli austriaci in Lombardia lo costrinse a rifugiarsi a Parigi, ma già nel 1801 tornò in Italia al seguito di Napoleone.

Durante l’età napoleonica ottenne incarichi prestigiosi. Fu nominato professore di retorica all’università di Pavia, quindi nel 1805, quando Napoleone divenne imperatore, Monti fu chiamato come storico e poeta ufficiale di corte. A questo periodo risalgono varie liriche in onore di Bonaparte, che celebrano le sue vittorie militari e i suoi successi politici.

Alla caduta di Napoleone, Monti fu abile nell’ingraziarsi il nuovo sovrano Francesco I, imperatore d’Austria e re del Lombardo-Veneto, e riuscì così a conservare il titolo di poeta di corte. Monti morì a Milano il 13 ottobre 1828.

Vincenzo Monti: opere principali

L’opera di Vincenzo Monti può essere suddivisa in due periodi: il periodo romano e quello milanese. Il giovane poeta iniziò giovanissimo a comporre versi, esercitandosi e sperimentando con poesie di gusto arcadico. In seguito giunse a una poesia più misurata, secondo i canoni del neoclassicismo. Tra le molte opere del periodo romano, le principali sono:

  • Prosopopea di Pericle, 1779
  • La bellezza dell’universo, 1781
  • A don Sigismondo Chigi, 1783
  • Pensieri d’amore, 1783
  • Al signor di Mongolfier, 1784
  • Aristodemo, 1786
  • Galeotto Manfredi, 1788
  • Musogonia, 1793
  • Bassvilliana, 1793

Durante il periodo milanese, Monti divenne poeta di corte e cantò le imprese di Napoleone, mantenendo però sempre una posizione moderata. Tra le opere di questa fase ci sono:

  • Prometeo, 1797
  • Mascheroniana, 1800
  • Caio Gracco, 1802
  • Il bardo della Selva nera, 1806
  • Pel giorno onomastico della mia donna Teresa Pikler, 1826
  • Feroniade, 1932

Da ricordare inoltre la sua traduzione dell’Iliade di Omero, uno dei più importanti e rappresentativi esempi della poesia neoclassica per l’equilibrio e l’eleganza formale. Per quanto riguarda la prosa, bisogna invece citare la Proposta di alcune correzioni e aggiunte al «Vocabolario della Crusca», elaborata tra il 1817 e il 1826, e il sermone Sulla mitologia (1826), con cui intervenne nella polemica classico-romantica.

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