Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre 2021

Nella poetica di Beppe Fenoglio la guerra partigiana assume un ruolo centrale come esperienza esistenziale assoluta. Con uno stile oggettivo e lucido, lo scrittore racconta la vita dei contadini e la Resistenza, mettendo il luce la violenza che segna la realtà.

La poetica di Beppe Fenoglio e il neorealismo

La poetica di Beppe Fenoglio ruota attorno a due temi:

  • la vita contadina nelle Langhe,
  • la Resistenza.

A prima vista si potrebbe ricondurre le sue opere al clima del neorealismo che si diffuse in Italia nel secondo dopoguerra. Inoltre, viene spontaneo un paragone con Cesare Pavese, anch’egli langhigiano e suo contemporaneo. Tuttavia Fenoglio è lontano da entrambe queste esperienze e presenta caratteri unici e originali. La sua narrativa non ha una funzione documentaria o di denuncia sociale. Non vuole diffondere l’ideologia progressista e nemmeno declina verso il populismo. Né, tanto meno, descrive il mondo dei contadini come una realtà autentica, in cui si possono ritrovare i valori positivi della società. Inoltre, mentre in Pavese sopravvivono ancora elementi di ascendenza decadente (come il mito della terra, il fascino del selvaggio e dell’ancestrale), in Fenoglio tutto questo non c’è.

La guerra e la violenza nella poetica di Beppe Fenoglio

Ciò che accomuna la guerra partigiana e la vita dei contadini langhigiani è una sola cosa: la violenza. Si tratta di un tema centrale nella poetica di Fenoglio, che la pone al centro della sua indagine. Quello dei contadini è un mondo duro e brutale, segnato da miseria e sofferenza. Conseguenza di ciò sono la follia, il suicidio oppure la guerra. Quest’ultima è vista come un momento eccezionale, perché offre una prospettiva unica per poter osservare il dolore e la crudeltà nella loro manifestazione estrema.

La violenza della guerra e della vita contadina sono mostrati come esempi di una condizione metafisica assoluta. Le scene non sono inserite in un contesto storico e sociale determinato, descritto nel dettaglio. La violenza non è infatti un dato storico, e di conseguenza non vi possono essere soluzioni politiche né possibilità di riscatto. Da qui l’assenza di considerazioni moralistiche e ideologiche sugli eventi narrati: lo scrittore mantiene sempre un punto di vista lucido e obiettivo, senza partecipare emotivamente a quanto narrato. La guerra contro il nazi-fascismo è quindi un’esperienza assoluta, un’avventura esistenziale in cui l’individuo cerca la propria verità interiore.

Le scelte narrative

Proprio per la sua oggettività, la narrativa di Fenoglio è rapida ed essenziale, e ricorre a un linguaggio asciutto. Lo scrittore si orienta soprattutto all’azione e alle cose, dando forma a scene che sono fortemente visivo. Talvolta ricorre al dialetto ma, a differenza del verismo, non si tratta di un tentativo di imitare il linguaggio parlato dal popolo. Piuttosto, è un ulteriore tentativo di descrivere la durezza della vita. E anche in quelle opere, come Il partigiano Johnny, in cui lo stile è più elaborato e prezioso, questo non alterano la rapidità e l’essenzialità della narrativa di Fenoglio.

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