Ultimo aggiornamento: 19 Agosto 2022

Alla fine della seconda guerra mondiale, si diffuse nella cultura italiana una nuova esigenza di realismo. Nacque e si affermò così la corrente del neorealismo nella letteratura, nel cinema e nelle arti figurative. Fu un movimento complesso e sfaccettato, che caratterizzò la vita culturale in Italia tra la metà degli anni quaranta e la fine degli anni cinquanta.

Il contesto storico

Il neorealismo nella letteratura italiana si diffuse nel secondo dopoguerra, anche se già negli anni trenta ci furono romanzi che si rifacevano alle esperienze del realismo ottocentesco. È il caso di Gente in Aspromonte (1930) di Corrado Alvaro, Gli indifferenti (1929) di Alberto Moravia e Fontamara (1933) di Ignazio Silone. L’esigenza di realismo si fa più forte dopo la fine del regime fascista e della seconda guerra mondiale. Molti scrittori rifiutano le istanze, di origine decadente, che erano sopravvissute nella prima metà del Novecento, e in particolare il culto della forma, il disimpegno e l’immagine aristocratica dell’artista. All’intellettuale viene invece riconosciuto un ruolo politico e sociale di primo piano, in favore del progresso. Molti scrittori decisero di svolgere attività politica in prima persona, spesso militando in partiti di sinistra.

Il neorealismo non fu un movimento organizzato, con un suo manifesto e una sua poetica. È piuttosto da intendere come una tendenza, che caratterizzò la letteratura italiana del secondo dopoguerra e che comprese personalità tra loro molto diverse. Questa tendenza si esaurì alla fine degli anni cinquanta, quando molti autori neorealisti si orientarono verso nuove strade.

I modelli del neorealismo

Con il neorealismo nella letteratura cambiarono anche i riferimenti letterari. Il movimento riprese anzitutto come modelli le opere del realismo dell’Ottocento, e in particolare i romanzi naturalisti di Émile Zola e quelli veristi di Giovanni Verga. Dall’esperienza verista gli scrittori ripresero soprattutto l’uso del dialetto nella letteratura.

Altro importante riferimento è la narrativa americana contemporanea. Importanti modelli furono autori come Ernest Hemingway, William Faulkner, John Steinbeck. Durante il ventennio fascista, il regime aveva ostacolato la traduzione di autori stranieri. L’antologia Americana, curata da Elio Vittorini, cadde nelle maglie della censura e poté essere pubblicata integralmente sono negli anni sessanta. Negli autori americani gli scrittori italiani vedevano un modello di autenticità e freschezza che era sconosciuto alla letteratura decadente e primonovecentesca.

I temi principali

La guerra e la lotta partigiana

Uno dei temi più trattati dal neorealismo nella letteratura furono senza dubbio quelli della guerra, della Resistenza e della lotta al nazifascismo. Molti scrittori avevano partecipato direttamente alla lotta partigiana o alla guerra: da qui un filone memorialistico, che raccoglieva le esperienze vissute dai combattenti. Così, il filosofo Pietro Chiodi in Banditi (1946) raccontò della Resistenza in Piemonte, mentre Mario Rigoni Stern e Nuto Revelli riportarono la loro esperienza durante la campagna di Russia. Un diverso punto di vista si trova in Guerra in camicia nera (1955) di Giuseppe Berto, che combatté come volontario in Africa.

Molto ricca è anche la produzione di romanzi ambientati durante la guerra o la Resistenza. Spesso gli autori potevano attingere alla propria esperienza personale come combattenti o partigiani, mescolando elementi romanzeschi e autobiografici. Tra le opere dedicate alla Resistenza possiamo ricordare Uomini e no (1945) di Elio Vittorini, Il sentiero dei nidi di ragno (1947) di Italo Calvino, La luna e i falò (1949) di Cesare Pavese, Primavera di bellezza (1959) e Il partigiano Johnny (1968) di Beppe Fenoglio.

Sopravvivere ai campi di concentramento

Collegato alla guerra e alla lotta contro il nazifascismo è il tema della Shoah, che viene affrontato con particolare efficacia da Primo Levi. In Se questo è un uomo (1947), considerato ormai un classico della letteratura italiana del Novecento, Levi racconta la sua prigionia nel nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, descrivendo le disumane condizioni di vita nel lager.

La vita nei campi e in fabbrica

Il neorealismo si propone anche di raccontare la società italiana del dopoguerra in tutta la sua crudezza. Molti sono i romanzi che raccontano le difficili condizioni di vita dei contadini e i soprusi che subiscono gli operai nelle fabbriche. La vita del proletariato urbano, per esempio, è al centro dei romanzi di Vasco Pratolini, come Le ragazze di San Frediano (1951) e Metello (1955).

Ci fu poi un filone di autori che descrissero la società del Mezzogiorno, e che comprendeva scrittori come Francesco Jovine, Giuseppe Dessì e Vitaliano Brancati. Il Sud Italia è al centro anche di Cristo si è fermato a Eboli (1945) del piemontese Carlo Levi. Lo scrittore racconta il periodo di confino in Lucania durante il regime e descrive la società rurale e le sue arcane leggi.

Sul web

Ritratto di Giovanni Pascoli Precedente Giovanni Pascoli, vita e opere
Panorama di Parigi Successivo Émile Zola, il ciclo dei Rougon-Macquart