Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio 2023

In genere si parla di età del realismo per indicare il periodo compreso tra il 1850 e il 1875. Nella seconda metà dell’Ottocento la cultura europea non può più dirsi romantica: con il positivismo si afferma una nuova fiducia nel progresso tecnico-scientifico e nelle capacità dell’uomo. In vari paesi europei la letteratura si orienta verso il realismo. Il romanzo si afferma sempre più come genere letterario della modernità, in grado cioè di raccontare e descrivere le evoluzioni e la società dell’epoca moderna. Il naturalismo francese, in particolare, è profondamente influenzato dai positivisti al punto che Zola parlerà di «romanzo sperimentale».

L’Europa della rivoluzione industriale

Nella seconda metà dell’Ottocento prosegue la rivoluzione industriale. Nascono nuove classi sociali: gli imprenditori, che possiedono capitale privato, e i proletari, impiegati nelle fabbriche. L’Inghilterra rimarrà, fino alla fine del secolo, la prima potenza industriale d’Europa. Sul modello inglese nascono aree industriali anche in altri paesi: Belgio, Svizzera, Olanda, Francia, Germania, Svezia. In Russia sopravvivono una monarchia autoritaria e un’economia di stampo feudale. In Italia invece la raggiunta unità nazionale pone al nuovo Stato una serie di problemi economici e sociali. Anche la Germania completa l’unità nazionale, e il cancelliere Bismarck governa il paese con il suo realismo politico. Il XIX secolo si chiude nel segno dell’imperialismo. Cresce così la rivalità tra le nazioni per il controllo delle colonie.

Il positivismo

Il clima culturale dell’epoca in Europa è dominato dal positivismo. Viene riposta una cieca fiducia nel progresso, che viene valutato in base ai risultati concreti ottenuti in campo scientifico e tecnologico. In generale cresce e si diffonde l’ottimismo verso le potenzialità dell’uomo di intervenire sulla natura e il mondo. Nasce così un nuovo culto per la scienza e nuove figure assumono un’aura mitica: lo scienziato, l’ingegnere, il capitano d’impresa. L’evoluzionismo darwiniano inoltre diventerà un mezzo attraverso cui analizzare la realtà. La diffusione del positivismo va di pari passo all’affermazione della grande borghesia industriale come nuova classe dominante. Il positivismo, tuttavia, non porta alla rottura con la cultura precedente. Al contrario negli autori che si affermano in questo periodo sono ancora osservabili temi propri della sensibilità romantica. Viceversa, è possibile notare anche elementi che saranno propri del decadentismo.

Il realismo in Francia: il naturalismo

Il naturalismo francese risente dell’influenza del positivismo, e in particolare dell’opera di Hippolyte Taine. Secondo il filosofo, l’essere umano è determinato da tre fattori: l’ereditarietà (cioè la razza), il momento storico e la condizione sociale. Su questa base si fonda la più importante corrente del realismo europeo, il naturalismo francese, che ha i suoi principali esponenti in Émile Zola, in Guy de Maupassant e nei fratelli Edmond e Jules de Goncourt. Importanti riferimenti letterari sono Honoré de Balzac, per la sua attenta analisi della società francese, e Gustave Flaubert, con la sua teoria dell’impersonalità. Zola in particolare paragonò il romanzo a un esperimento scientifico. Le norme che regolano la scienza devono ora essere utilizzate per studiare il comportamento umano attraverso la letteratura. Lo scritto acquista quindi un ruolo di utilità sociale: aiuta politici ed economisti ad analizzare i problemi per poi trovare soluzioni.

Il realismo in Italia: il verismo siciliano

Il naturalismo francese è il principale punto di riferimento per il verismo in Italia. I principali teorici sono i siciliani Luigi Capuana e Giovanni Verga, che in varie lettere e testi programmatici propongono una letteratura oggettiva, in grado di descrivere la realtà per quello che è. Da Flaubert viene quindi ripreso il principio dell’impersonalità: il narratore parla in terza persona e guarda agli eventi con distacco, senza intervenire con commenti o chiarimenti. Le opere della letteratura verista inoltre raccontano di realtà umili e sono spesso ambientate nell’Italia meridionale. Non mancano quindi elementi di critica alle condizioni sociali dell’epoca. Anche lo stile, in polemica con la tradizione precedente, è semplice, umile, e cerca di replicare le caratteristiche della lingua parlata. Secondo Verga, l’autore in questo modo si eclissa e lascia che le cose siano raccontate attraverso gli occhi dei personaggi.

Il realismo inglese in età vittoriana

Gli anni del regno di Vittoria (1837-1901) furono segnati da un rapido sviluppo industriale ed economico. Questo portò all’affermazione della borghesia come nuova classe egemonia. L’Ottocento fu tuttavia un’epoca di contrasti. Le classi operaie presero progressivamente coscienza della propria condizione di sfruttamento, di contro al benessere del ceto medio. L’alta borghesia fu però in grado di mantenere una condizione sociale di equilibrio e conservò la propria posizione. In questo contesto il realismo prende piede anche in Inghilterra, grazie ad autori come Dickens, Thackeray e George Eliot. Il realismo inglese rifiuta toni eroici e si concentra piuttosto sulla realtà quotidiana e umile. È inoltre attraversato da un fine umorismo, osservabile nei modi con cui vengono tratteggiati i personaggi e le situazioni in cui agiscono.

I grandi narratori del realismo russo

La narrativa russa è particolarmente vivace nella seconda metà dell’Ottocento. Il realismo in Russia ha però caratteri diverso dal realismo affermatosi in Francia e Inghilterra. Nello Stato zarista, assolutista e arretrato, non era infatti ancora giunta la rivoluzione industriale e sopravviveva un sistema feudale. La servitù della gleba fu abolita nel 1861, ma di fatto rimase in vigore nei decenni successivi. Il governo controllava inoltre il lavoro degli intellettuali, ricorrendo alla censura e alla repressione. Da un lato si ponevano quindi intellettuali vicini al liberalismo dell’Europa occidentale, dall’altro c’erano invece gli slavofili, conservatori e sostenitori dei valori della tradizione russa. Il primo a dare un quadro della società russa ottocentesca è Gogol’, nel romanzo Anime morte. I massimi autori del periodo sono però Fëdor Dostevskij e Lev Tolstoj.

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