Ultimo aggiornamento: 1 Settembre 2023

Il pensiero di Nietzsche si articola in tre fasi: 1) il periodo giovanile (1872-1876), 2) il periodo illuministico o della filosofia del mattino (1878-1882), 3) il periodo di Zarathustra e dell’eterno ritorno (1883-1889).

Nietzsche, il pensiero greco, la tragedia e l’arte

Gli autori di riferimento nella prima fase del pensiero di Nietzsche

La prima fase del pensiero di Nietzsche è legata allo studio dei classici greci. Nato a Röcken il 14 ottobre 1844, si formò come filologo classico presso l’università di Basilea, dove fu anche docente. Tuttavia, fin dagli inizi rifiutò la “filologia accademica”: ciò è evidente nella sua prima opera, La nascita della tragedia (1871). Il saggio, destinato a cambiare il modo in cui gli studiosi guardavano al mondo greco antico, contesta gli studi che vedevano la grecità come il mondo dell’armonia e dell’equilibrio, seguendo una visione di impronta classicista.

In questa prima fase del suo pensiero Nietzsche è ispirato principalmente da tre autori.

  • Dalla lettura di Schopenhauer, Nietzsche riprende l’idea di un mondo governato dall’irrazionalità e dal dolore.
  • Di Goethe, Nietzsche riprende la sua celebrazione della vita, da cui ricava la concezione che la vita è volontà, infinita forza espansiva.
  • Richard Wagner, per il quale la musica è per eccellenza l’arte dell’interiorità e dell’inesprimibile, è per Nietzsche modello di artista tragico.

La tragedia tra apollineo e dionisiaco

Nell’interpretazione di Nietzsche la tragedia è la massima espressione dell’arte greca, nata dall’incontro tra le due forze che animavano il mondo greco, il dionisiaco e l’apollineo. Dioniso è il dio dell’ebbrezza e della notte; Apollo è il dio della misura e del sole. Nella tragedia, apollineo e dionisiaco si incontrano nella fusione tra l’azione drammatica e il canto del coro.

Per Nietzsche l’apollineo è in tensione con l’elemento caotico. In origine, però, la tragedia nasce sotto il segno di Dioniso. L’apollineo è illusione, mentre il dionisiaco rivela la vita come un flusso ininterrotto, un crudele gioco di nascita e morte. Il lato tragico dell’esistenza porta ad accettarne l’irrazionalità e ad amare la vita con tutte le sue problematiche. La vita distrugge ciò che crea generando infelicità; l’uomo però non può rinunciare a desiderare la vita.

Quando nel pensiero greco si impone, con Socrate, il primato della ragione, la tragedia muore. Euripide, che nelle sue opere cerca una struttura razionale della realtà, sostituisce l’uomo teoretico all’uomo tragico. Tuttavia il tragico sopravvive, in quanto dimensione ineliminabile della vita, e ritorna nell’opera di Wagner.

In un’opera successiva, La filosofia nell’età tragica dei Greci (scritto nel 1873 ma pubblicato postumo), Nietzsche individua una frattura tra Socrate e i filosofi a lui precedenti, i presocratici. In particolare in Eraclito ritrova quello che ritiene il nucleo del suo pensiero: il primato del divenire sull’essere.

A questa fase risalgono anche le quattro Considerazioni inattuali (1873-1876), in cui si muove verso la critica della cultura, allo scopo di rintracciare le forze sane e creative della civiltà contemporanea. Vengono criticati il positivismo evoluzionistico e l’eccessivo attaccamento al passato e alla storia. Si affaccia inoltre l’immagine del Genio, l’artista consacrato alla verità e quindi investito di una missione che determina il suo destino.

Il pensiero di Nietzsche nella fase illuministica

L’illuminismo e lo spirito libero

A partire dal 1876 le condizioni di salute di Nietzsche peggiorarono. Affetto dalla sifilide, che nel giro di un decennio lo portò alla follia, dovette sospendere e poi abbandonare le lezioni. Dal 1879, sostenendosi con una modesta pensione, iniziò quindi le continue peregrinazioni che lo portarono a vivere tra l’Italia, la Svizzera e la costiera francese. In questo stesso periodo maturò anche una rottura con i suoi ideali giovanili: con Umano troppo umano (1878), rinnegò la metafisica schopenhaueriana e l’arte totale wagneriana. A pesare fu l’avvicinamento di Wagner al cristianesimo, vissuto da Nietzsche come un tradimento.

Il filosofo, d’altra parte, subì l’influenza di personalità come Franz Overbeck, Jacob Burckhardt e Paul Rée. Si avvicinò agli studi di morale e psicologia, lesse saggi scientifici e i moralisti francesi (Montaigne, Pascal ecc.). Anche la sua scrittura si orientò verso la forma dell’aforisma e del frammento: nacquero così Aurora (1881) e La gaia scienza (1882).

In questa fase, la via privilegiata di conoscenza del mondo è la scienza. Arte e religione diventano illusioni che la scienza deve eliminare. Tuttavia bisogna precisare per scienza Nietzsche intende l’analisi critica e la diffidenza metodica. A differenza dei positivisti, Nietzsche è però consapevole che non è possibile eliminare gli errori dalla vita dell’uomo. Dall’illuminismo Nietzsche recupera il disincanto verso la realtà e si interessa all’antropologia: l’uomo diventa il centro della sua riflessione. Allo stesso tempo, nega l’esistenza di un mondo trascendente.

Si affaccia inoltre una nuova figura: lo spirito libero, che cerca la verità senza illusioni. La sua scienza è “gaia” perché non ha nulla di serio o solenne, ma si abbandona all’ebrezza dionisiaca, tipica dell’uomo che diventa all’improvviso consapevole della propria libertà.

La filosofia del mattino e la morte di Dio

Lo spirito libero è protagonista di una fase di rinnovamento, a cui corrisponde, nella biografia di Nietzsche, un periodo di serenità interiore. Una fase che si suole indicare con il nome di “filosofia del mattino“. La nuova umanità prospettata dal filosofo è sottratta alle costrizioni della morale, della metafisica e della religione, ed è consapevole della morte di Dio. Con questa immagine, si indica il nichilismo che ha colpito la civiltà occidentale dopo che l’insieme dei valori cristiani che hanno animato l’Occidente si sono rivelati fondati sul nulla. Ma se Dio è morto, concetti come bene/male, giusto/ingiusto non hanno più senso.

La cultura europea occidentale sta attraversando una fase di decadenza, in cui la metafisica e la morale hanno perso la loro centralità. Nietzsche però prospetta anche un nichilismo attivo, degli uomini superiori che non si limitano a osservare la decadenza degli antichi ideali, ma si fa promotore di una nuova civiltà e di una nuova storia.

L’ultima fase del pensiero di Nietzsche

Il superuomo

L’ultima fase del pensiero di Nietzsche comprende le opere che hanno al centro la figura del superuomo: Così parlò Zarathustra (1883-1885), Al di là del bene e del male (1886), Genealogia della morale (1887), Il caso Wagner (1888), Crepuscolo degli idoli (1888) e i postumi L’anticristo, Ecce homo, Nietzsche contra Wagner. Il superuomo (Übermensch, traducibile anche come «oltre-uomo») è una figura mitica che sta al di là dell’uomo. È una figura luminosa, aperta alla gioia di vivere tipica del dionisiaco, ed è indifferente a bene e male.

Al superuomo è collegato il concetto di eterno ritorno dell’uguale. Dai presocratici e alle culture del Vicino Oriente antico, Nietzsche riprende l’idea di un tempo circolare, in cui ogni singolo attimo è già avvenuto infinite volte e si ripeterà infinite volte. Il superuomo è colui che abbraccia l’eterno ritorno e riconosce che ogni attimo ha un valore in sé e quindi merita di essere vissuto più volte. Vivere in pienezza ogni momento conduce alla felicità perfetta del superuomo.

Altro concetto centrale di questa fase è quello di volontà di potenza. Se Dio è morto, l’uomo può assurgere a padrone del proprio destino e la sua volontà può affermare liberamente se stessa. Dai Greci Nietzsche ricava la lezione che ogni vita ha un istinto alla potenza, che il mondo ellenico esprimeva nelle forme delle competizioni sportive, delle gare poetiche e del confronto filosofico. Ritornano così l’immagine dell’artista creatore e il primato della tragedia, nella quale personaggi accettano di vivere nell’eterno ritorno.

La filosofia del martello

L’ultima fase della vita di Nietzsche è segnata dalla follia. Nel 1889, a Torino, aveva dato gravi segni di squilibrio mentale, tali da convincere gli amici a ricoverarlo in una clinica per malattie nervose. Nel 1892 non era più in grado di riconoscere gli amici, e dal 1894 smise di parlare. La morte lo colse il 25 agosto 1900 a Weimar.

Nei suoi ultimi scritti, pubblicati postumi, il filosofo si concentrò sulla pars destruens della sua dottrina, interessandosi soprattutto sulla politica. Nietzsche era infatti convinto di avere una missione epocale e di dover trasformare con la forza gli uomini. La sua critica (da cui l’espressione di “filosofia col martello“) si scaglia, con maggior violenza, sulla morale e sulla religione, accusate di essere una consolazione per i deboli. Esse scaturiscono dal risentimento e dalla volontà di vendetta di chi non sa accettare la propria impotenza ed è quindi uno schiavo. Il cristiano, addirittura, fa della propria debolezza una virtù.

Urge dunque una trasvalutazione dei valori. Il superuomo, ponendosi al di fuori di ogni morale normativa, è in grado di formulare nuovi valori e nuove forme dell’esistenza. La risposta di Nietzsche alla decadenza dell’Occidente è di tipo aristocratico e individualista: attaccando il socialismo e le dottrine egualitarie, afferma con forza la distanza del superuomo dalla massa. Non è però un’aristocrazia economica e nemmeno legata alla razza (aspetti che saranno esaltati dal nazismo). Nietzsche piuttosto vagheggia un’élite di politici nobili in grado di preparare la strada all’avvento del superuomo.

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